mercoledì 30 luglio 2008

QUESTA COSA E' SUCCESSA!

Questa cosa è successa.
In una scuola materna, 74 bambini dai tre ai sei anni.
Questo asilo fino a un paio di mesi fa era gestito dalla chiesa, ora non più... è stato appaltato da una cooperativa sociale.
Un paio di maestre facevano parte anche del precedente corpo insegnanti di matrice cattolica.
In questo asilo, prima di ogni pasto si recitano preghiere di ringraziamento: niente di così scandaloso anche se la scuola "dovrebbe" essere laica e fra i bambini vi sono alcuni albanesi forse non cattolici....
Non va bene, ma, lasciamo perdere. I giorni passano e ogni cosa procede abbastanza tranquillamente fino a quel fatidico giorno, quando, ecco il fattaccio:
Un bambino di tre anni - sciagurato - durante una di queste preghiere, si è permesso di disturbare, di chiacchierare con il compagno a fianco....
"fermi tutti, questa cosa è inammissibile" urla la veterana fra le docenti
"Tu- indicandolo con il dito accusatore- vieni subito qua!"
Il bambino non si muove.
"vieni quaaaa!" urla la maestra (?)
Il bambino si incammina verso l'inquisitrice.
Lei, lo prende per un braccio, lo strattona, ma solo un pochino, e lo costringe a salire su di una seggiola.
" lo sai che Gesù, è la persona più importante... che tutto quello che mangi lo devi a lui?..."
"Ora reciterai la preghiera qua, davanti a tutti! "
e così è stato!
ma.... no, non è finita... pensavate forse che per una simile mascalzonata bastasse questa piccola punizione, nooooo, qui ci vuole il colpo finale, quello che ti
educa o ti ammazza, per sempre... come si dice, la ciliegina sulla torta.

Il colpevole è sempre lì, in piedi sulla sedia davanti ai suoi perfidi piccoli compagnucci tenuto per un braccio da quella adorabile e delicata pedagoga.
Ma che strano, non piange... che bambino sfacciato. Solo tre anni e già così arrogante e insensibile!
Allora? allora ecco finalmente la giusta punizione, quella che purifica, quella che ti fa crescere con sani principi e con l'amore nel cuore:

" Bambini, attenti tutti!... mi fareste un bel buuuuuu per giuseppe, che se lo merita"
...Come no: BUUUUUUUUUUUUU! il tutto accompagnato da boccacce e sberleffi fanciulleschi.

Chebbello, cheggioia, che insegnamento, chissà come è contento Gesù di scoprire come alcuni suoi discepoli hanno interpretato le sue parole, grazie dolce maestrina, e grazie anche tu cara collega che hai applaudito davanti a questa lezione pedagogica veramente all'avanguardia ( dickens ci fa una sega a noi) gridando " sei stata grande R..."
ma, perché stupirci.... come dice spesso mio suocero: " i coglioni sono sempre in coppia"...

p.s. Spero tanto che possiate intravvedere le fiamme di quell'inferno che tanto temete e che vi si rosolino un tantino le chiappe, care maestre.

giovedì 24 luglio 2008

LO STRANO CASO DI RUE DES OISEAUX


Questo è il racconto con cui ho " giocato" su letteratitudine
A fianco l'immagine che lo ha ispirato



LO STRANO CASO DI RUE DES OISEAUX

Il commissario Magrettì, da più di un'ora se ne stava con i gomiti appoggiati sulla scrivania e con i palmi delle mani si comprimeva la testa con la speranza di farvi uscire, con quel gesto, un'idea, anche piccola ma che fosse in grado di accendere una luce su questo ultimo caso che gli avevano affidato... niente, buio totale.
Quando si trovava in simili situazioni solitamente fumava la pipa ma sfortunatamente aveva finito il tabacco.
L'arnese consolatorio ora giaceva accanto alla foto di Marie, sua moglie.
"Appena apre Marcel, gliene vado a comperare una scatola" gli aveva assicurato il gentile Chevalier.
Sul tavolo, esattamente sotto lo sguardo oramai stanco del commissario, vi era l'oggetto che da giorni lo angosciava.
Una foto che raffigurava un uomo intento a tuffarsi nel vuoto da una vecchia casa con mattoni a vista.
L'aveva scattata un clochard, in cambio di denaro. Aveva ricevuto istruzioni su come utilizzare una rudimentale macchina fotografica posizionata sul marciapiede di rue des oiseaux proprio sotto le finestre della casa in mattoni. Ma da quell'uomo non erano stati in grado di ricavare informazioni utili per le indagini, a parte un continuo farneticare da pazzo. Ripeteva frasi sconnesse mimando il volo di un volatile, saltellava e sbatteva le braccia come fossero ali, accompagnando il tutto con una sonora risata.
"In effetti, sembra proprio che quell'uomo si sia letteralmente volatilizzato... se fosse caduto a terra, un segno l’avrebbe dovuto lasciare, che diamine e poi i passanti, quell'uomo sullo sfondo in bicicletta... possibile che nessuno si sia accorto di niente, accidenti!" pensava tra se e se il commissario.
" ma suvvia, siamo seri, è impossibile, pura follia!"
Il vorticare dei pensieri fu bruscamente interrotto dall'entrata del brigadiere:
" L'ho trovato, commissario!"
" D'accordo Chevalier, lo posi pure sul tavolo e sia gentile, la prossima volta bussi ... così rischio l'infarto..."
" Cos’è che devo posare sul tavolo commissario?"
" Ma il tabacco che diamine, lo metta pure lì accanto alla pipa..."
" Il tabacco? ah! ora ho capito... no, non si tratta del tabacco, mi riferivo all'uomo della foto, una pattuglia dietro segnalazione da parte di alcuni agricoltori lo hanno trovato sotto un' enorme quercia in stato confusionale... è stato subito condotto all'ospedale..."
Magrettì non diede neppure il tempo al brigadiere di ultimare il suo rapporto... con già indosso l'impermeabile, il cappello sulla testa leggermente inclinato e in mano la foto si scaraventò alla porta e disse:
"Andiamo Chevalier!"
Arrivati all'ospedale si precipitarono nella stanza dell'uomo misterioso che era sorvegliata da due agenti... Il commissario li fece allontanare. Entrò nella camera.
L'uomo disteso sul letto pareva inebetito, come assente ma tutto sommato sereno…
“come chi ha raggiunto la pace interiore" pensò Magrettì
Rossignol girò lentamente gli occhi verso di lui e accennò un sorriso.
Entrò nella stanza un medico che ragguagliò il commissario sulle condizioni del paziente.
" é impossibile tentare di avere risposte da quest'individuo" disse con un tatto non del tutto professionale " a parte quel sorriso ebete, nient’altro..."
Il commissario si lasciò cadere pesantemente sulla sedia accanto al letto che sotto il suo peso scricchiolò. Non avendo altra scelta decise di restare per un po' lì seduto, in attesa di una qualche reazione da parte di quell'essere dallo sguardo inspiegabilmente felice...
Passò quasi un'ora, Magretti era sfibrato dalla tensione, " Che diamine, ho pure scordato la pipa e poi il tabacco sarà sicuramente in tasca a Chevalier".
Improvvisamente Rossignol fece un movimento con gli occhi, quasi impercettibile, in direzione della foto che nel frattempo il Commissario aveva appoggiato sul comodino. Magrettì balzò in piedi, la prese e gliela mise davanti agli occhi.
Una piccola lacrima gli solcò il viso.
Con uno sforzo che parve disumano l'uomo indicò con un dito se stesso nell'atto di spiccare il salto...
" Perché l'ha fatto, poteva morire, è davvero un miracolo che lei sia ancora vivo..." disse il commissario a bassa voce
" Da chi è stato soccorso, chi l'ha portata in ...." si interruppe bruscamente perché gli parve di scorgere un movimento della testa come a dire: " no, no!"
Il dito continuava ad indicare la foto e…
La luce finalmente si accese.
I pantaloni, sta indicando i pantaloni, vero?
Il commissario uscì di corsa nel corridoio e afferrata un'infermiera per un braccio, gridò: " gli indumenti, dove sono i vestiti di quell'uomo? "
Glieli consegnarono direttamente dalla lavanderia.
Magrettì, freneticamente frugò nelle tasche dove però non trovò nulla... stava quasi per rinunciare quando proprio in fondo, sotto il risvolto, sentì qualcosa di rigido.
Prese il coltellino che portava sempre con se e tagliò una parte del tessuto.
Il volto gli si illuminò.
Nelle sue mani, un piccolo taccuino di pelle nera.
Lo aprì nervosamente e dopo essersi seduto sulla panca lungo il corridoio, con il cuore in gola cominciò a leggere.

...Ora di nuovo nel suo ufficio rifletteva su questo strano, assurdo caso che gli era capitato forse ad opera del destino, chissà? Ripensava alle parole scritte con caratteri minuscoli ma ben leggibili trovate in quel piccolo libretto, quasi un testamento che monsieur Rossignol aveva lasciato ai posteri come prova del suo esperimento.
…Dopo anni di studi sull'animo umano, era arrivato alla conclusione che l'uomo potesse volare ma a una condizione: quella di liberare l'anima da ogni impurità, da ogni malvagità... attraverso un complesso percorso meditativo con tecniche orientali bisognava svuotare la mente da ogni pensiero razionale… come forse soltanto i folli e i sognatori più irriducibili sanno fare.
Solo allora il corpo perdeva peso e ci si poteva librare in volo come un uccello.
Lo scritto si concludeva con queste parole:

"...Oggi 15 ottobre 1960, tenterò l'esperimento. Se mi troverete cadavere sul selciato vorrà dire che ho fallito ma ..."
" Ma che diamine" disse Magretti a voce alta " ce l'ha fatta! ... anche se a caro prezzo!"
Guardò ancora la foto che teneva nella mano e notò per la prima volta lo strano sorriso dell'uomo mentre si lanciava nel vuoto.
Non c’erano dubbi , l’esperimento era riuscito.
Pensò al rapporto che avrebbe dovuto fare al suo superiore... qualcosa avrebbe inventato per darla a bere a quell'idiota dell’ispettore capo ma non poteva assolutamente dire la verità. “Chissà a quali terribili conseguenze porterebbe una rivelazione del genere?” Decine di persone pronte a gettarsi nel vuoto pur di volare... una strage!
" No, Non siamo ancora pronti!" disse a voce alta.
In quel preciso istante entrò di corsa Chevalier, naturalmente senza bussare:
" Commissario, una tragedia... un omicidio in rue de la Concorde. Sembra si tratti della solita questione di droga e di soldi”.
Solita questione… già.
Magrettì si alzò, infilò l'impermeabile, prese il cappello e lo adagiò delicatamente sulla testa piegandolo leggermente di lato, accese un fiammifero, inclinò la foto sopra la fiamma e dopo che prese fuoco la sollevò all’altezza della pipa che teneva fra le labbra.
Sentì il tabacco sfrigolare nel fornello e uscì.
No, decisamente non siamo ancora pronti!


















lunedì 21 luglio 2008

"SPECCHI"

Un racconto a quattro mani!?
Gea ha detto:"perché non senti Morena, Morena Fanti..."
"Ciao Morena, Sono stefano, Stefano Mina..."
"Ciao Stefano, sono Morena, Morena Fanti..."
"Lo facciamo?"
"Facciamolo!"
L'abbiamo fatto...il racconto

Oggi. Vita, amore, morte, ricordi: oggi insomma

Specchi
un racconto di Morena Fanti e Stefano Mina


2 luglio 1977

caro S.,
la tua lettera mi ha riportata di colpo agli anni della mia infanzia. Era tanto tempo che non ci pensavo, anche se qualche immagine, come un flash, non mi abbandona mai e viaggia sempre con me.
La bambina seduta dietro la finestra chiusa, gli occhi fissi sul cortile dove gli altri bambini giocavano a rincorrersi, questa sarò sempre io. Quei lunghi inverni nebbiosi, con i corti pomeriggi solitari, in attesa di un soffio di bellezza, mai arrivato.
Ripenso ancora adesso alla mia compagna di banco delle elementari: la mia migliore amica. Eravamo sempre insieme, simili in tutto, carattere e pensieri. Poi la sua famiglia si trasferì e io persi l'unica amica che mi somigliava, rimanendo di nuovo sola.
Queste sono le immagini principali del mio primo tempo: solitudine e malinconia. Credi possibile che non abbiano influenzato anche la sceneggiatura del mio secondo tempo?
All'inizio sì, l'hanno fatta da padrone e hanno governato la mia vita, rendendomi insicura e tanto riservata da sembrare perfino spocchiosa. Mi fa ridere questa immagine di una me stessa tanto superiore da non rivolgere la parola agli altri. Era solo timore il mio, però mi ha fatto guadagnare un'aura di persona difficile da trattare, forse persino un po' fredda.
Ma io non sono mai stata così, mai!
E ho scoperto la vera me stessa, con l’inizio del mio secondo tempo. La me stessa che mi piace, quella che voglio ritrovare quando mi guardo allo specchio.
Lo sai, ti dico sempre che io ho avuto tutto dalla vita. Ed è vero. Ho avuto veramente tutto, compreso la dolcezza di esserne consapevole. Dico 'ho avuto' al passato, non perché pensi che ora la mia vita sia finita, al contrario. La mia vita finirà solo se io lo vorrò.
Mi aspetto sempre qualcosa e so che lo avrò, finché avrò occhi per saperlo vedere.
Guardo le mie rose e, chinandomi per aspirarne un tardivo profumo, mi cullo all'idea di lasciare di me qualcosa di intatto.
M.


Rigirò la lettera fra le dita, sfregò i polpastrelli sulla superficie vellutata della carta e ne constatò la qualità, l'annusò perfino, pareva un falsario intento a valutare il risultato del suo ingegnoso lavoro, ma in realtà S., con quei gesti, cercava solamente di riafferrare il filo dei ricordi. Possibile che delle parole, seppur belle, avessero influenzato tanto la sua vita? Possibile che il ragazzino di allora ne avesse compreso il significato? L'aveva letta e riletta tante volte e ormai ne conosceva ogni singolo vocabolo, ogni virgola, persino ogni pausa.
Le mani ora erano ferme. Fece fare ai suoi pensieri un balzo temporale a ritroso di circa trent'anni. Tornò ai suoi undici anni.
Per motivi di lavoro, suo padre era costretto continuamente a spostarsi e naturalmente si portava appresso l'intera famiglia. Per S. allacciare nuovi rapporti d'amicizia diventava sempre più difficile, era sempre più complicato affermare la propria personalità e riuscire a far parte di un gruppo.
La cosa lentamente finì per minare la sua sicurezza. Cominciò così ad avere reali difficoltà di comunicazione e a isolarsi sempre di più.
L'unica persona che mostrava di capirlo era M. ma c'era il problema della distanza dato che abitavano in città diverse. Fu allora che cominciò il loro rapporto epistolare, incoraggiato da lei, nonostante la giovane età del ragazzo. S. ancora non ne era consapevole ma già allora sentiva di identificarsi completamente con quella donna.
Ora, dopo aver riletto per l'ennesima volta la lettera, si domandava quanto fosse riuscito, lui, a trovare se stesso e quanto la sua immagine riflessa nello specchio gli piacesse. Pensò agli anni trascorsi, alle tante gioie, alle ferite inferte e a quelle ricevute, ai rimpianti e ai sogni realizzati, agli amori traditi e a quelli sofferti. A soli quarant'anni si trovava a stilare un primo bilancio della propria vita e comprese che se le note positive erano superiori a quelle negative, il merito era da attribuire a quella lettera ricevuta tanti anni prima. L'energia positiva che usciva da quelle parole risultò da subito contagiosa e al brutto anatroccolo spuntarono presto ali da cigno. Era stato come ricevere la spinta iniziale per potersi finalmente librare in volo.
E ora, trent'anni dopo, un'altra lettera.
Si girò nuovamente verso la scrivania di ciliegio e allungò la mano libera verso il foglio di carta bianca che sbucava dalla busta.
Aveva ricevuto l'inaspettata missiva proprio quella mattina.
Ripose la lettera di M. nella scatola di cartone e provò a rileggere quella che suo nonno materno gli aveva spedito due giorni prima.
Quella lettera scottava fra le dita.
Non riusciva a mantenersi concentrato: mentre leggeva, due immagini, due volti di donna si sovrapponevano, sfocandosi.
Il filo del pensiero s'interruppe. Ricominciò da capo.

17 luglio 2008

Caro nipote,
ti scrivo con il cuore ancora buio. La morte di M. mi ha tolto ogni desiderio e ogni iniziativa, ma questa lettera sento di doverla scrivere per te e per la percezione che tu hai di lei, della mia amata compagna di vita.
E’ stata proprio M. a pregarmi di scriverti per spiegarti alcune cose.
So delle vostre lettere e di quanto ciò che lei ti scriveva sia stato importante per te, per il bambino undicenne di allora. Ma ciò che non sai è quanto quel bambino abbia influito su lei e sulle sue insicurezze.
Tua mamma la detestava e la incolpava della fine del mio matrimonio con la nonna. Tu eri molto piccolo e non puoi ricordare tutto, ma ti assicuro che il matrimonio tra la nonna e me era già finito prima che io conoscessi M.
E’ vero che quando l’ho conosciuta avrei chiuso con il mondo intero se fosse stato necessario, ma tua nonna non mi amava da tempo e M. non ha rubato nulla a nessuno, te lo assicuro. Tua mamma ha sempre pensato il contrario e ha chiuso ogni rapporto con noi, e con me, suo padre!, e ha impedito anche a te, il mio adorato nipote, di frequentarci, fino a quando sei diventato maggiorenne e ti sei riavvicinato a noi, anche se lei non l’ha mai saputo.
M. ti ha voluto molto bene, lei ha sempre avuto questo modo di amare, totale e senza condizioni.
Perciò l’ho amata tanto: lei era intensa e vera in ogni suo gesto ed era una donna che sapeva cosa significa dignità e rispetto di se stessi. Soffriva molto di ciò che tua madre pensava di lei e per un periodo si è sentita davvero come lei la dipingeva: una donna pronta a calpestare chiunque per il suo piacere personale. Le lettere che vi siete scritti e il tuo affetto l’hanno aiutata a ritrovare l’equilibrio che tua madre le ha tolto. Di questo devi essere fiero. Devi essere consapevole di ciò che sei e di ciò che il tuo amore può fare per gli altri. Lei ha voluto che io ti scrivessi; me l’ha fatto promettere l’ultimo giorno quando il male che la stava uccidendo stava per dire l’ultima parola.
E sai cosa mi ha chiesto, dopo avermi fatto promettere che ti avrei scritto e ti avrei detto quanto ti ha amato e come devi essere fiero di guardarti allo specchio finché rimarrai te stesso?
Mi ha fatto alzare dal suo fianco per andare a prendere lo specchio, proprio quello che hai trovato nel pacco dove c’era questa lettera e, dopo averlo avvicinato fino ad appannarlo con quel suo respiro ormai tratteggiato, si è scrutata gli occhi, quei magnifici occhi scuri che mi facevano sentire un uomo meraviglioso e, dopo aver annuito e sorriso all’immagine di sé, mi ha consegnato l’oggetto che le serviva da cassa di risonanza e mi ha pregato di spedirtelo e di parlarti di lei, di ogni cosa di lei.
Ora lo specchio è tuo e, insieme al suo riflesso e al suo respiro, vorrei che tu avessi anche una mia idea, una mia convinzione: so che hai avuto un brutto periodo e la tua vita si è di nuovo sgretolata sotto le tue dita. Amori persi e case lasciate, vite da ricominciare e dolori da digerire hanno fatto di te un uomo con tante domande e a volte poche risposte.
Una certezza, però, voglio dartela io: non impedirti di vivere le emozioni per timore che un giorno possano cessare. Vivile tutte e quando trovi una donna che si possa guardare in questo specchio e che dopo sorrida alla sua immagine, prendila e non lasciarla più andare. Se sei fortunato, avrai una vita come la mia.

morena fanti e stefano mina




venerdì 11 luglio 2008

eventi musicali

Fabio Mina(flauti) e Alice Miniutti(violino) si esibiranno a Santarcangelo questa sera 11/07/08 il 12 e il 19 luglio a mezzanotte. Eseguiranno un repertorio prettamente barocco e alcuni brani di loro composizione. Buona musica a tutti.
ste

lunedì 7 luglio 2008

se io fossi Superman...


Un uomo non più giovane arriva con la sua bella mercedes e nonostante di posto libero ce ne sia a volontà parcheggia proprio davanti al cancello dell'abitazione di una signora che conosco da anni:-
- proprio davanti all'entrata deve parcheggiare, signore? dice Maria
- non si preoccupi, so cosa devo fare, conosco i miei diritti, lei non ha esposto il cartello "passo carrabile" risponde l'amabile anziano
- ma forse è solo una questione di educazione... reagisce Maria
L'uomo bofonchia qualcosa, chiude lo sportello della macchina e se ne va, a piedi.
Ecco, è proprio in momenti come questo che vorrei essere un po' meno civile, indossare la mia tuta da super eroe, afferrare la bella automobile alle due estremità e con un breve avvitamento delle mani trasformare il bolide di quel cafone in un enorme fusillo.
Questo esemplare episodio di malcostume che un amico ha raccontato mi ha fatto scaturire, oltre alla naturale indignazione, anche una domanda che giro a chi di voi avesse voglia di giocare( ancora?):

- Vi è mai capitato di desiderare essere Batman, Superman, Spiderman, Catwoman, Wonder woman, Elektra Hulk ecc. ecc. .... e se sì, cosa fareste una volta diventati super uomini/donne?

Per quanto mi riguarda ecco alcune delle cose che potrei fare se avessi super poteri:

- aprire un agenzia di traslochi rapidi
- sgominare ogni tipo di criminalità
- entrare nel caveau di qualche banca e prelevare qualche spicciolo per le spese
- dopo aver individuato il sito ideale per lo stoccaggio dei rifiuti di Napoli, scoperchiare il parlamento e ...
- accompagnare a calci nel culo chi maltratta i bambini in Tibet per presentarli allo Yeti - rimasto vedovo da circa duecento anni -
- diventare il consegna pizza più rapido del mondo
- trasformare i colpevoli dello scempio ambientale e molti degli architetti "moderni" in splendidi quadri astratti
- trasferire con un calcetto, la sede del parlamento padano direttamente nella foresta impenetrabile del Bwindi ( Uganda) principale habitat del gorilla di montagna ... naturalmente nella stagione degli accoppiamenti
- viaggiare in tutto il mondo fregandosene di Alitalia, Trenitalia e compagnia bella
- battere ogni record di prestazioni sessuali senza aiuti di pillole colorate.....

E voi?

ste