martedì 28 agosto 2007

tre amici

Ciao, come presentazione ho deciso di aprire questo blog con tre poesie di tre amici di tre generazioni diverse. Sono individui diversi tra loro come età, come stili ma non come intensità di scrittura e sensibilità verso le cose della vita, li ho incontrati lungo il cammino e mi ritengo molto fortunato di averli conosciuti - rappresentano per me un vero motivo d'orgoglio e di speranza.
Sono parole importanti lo so, meriterebbero un approfondimento e forse se ce ne sarà l'occasione lo farò in seguito ma ora non voglio dilungarmi per non annoiarvi oltremodo.

p.s. le poesie non sono state scelte perché più interessanti di altre o maggiormente rappresentative dell'opera dei tre autori ma le ho scelte così a caso... o forse no?


La prima è di Vincenzo Giorgetti (insegnante di lettere per tanti anni ma soprattutto un Maestro per molti)

foglie e parole.

Le foglie vuote d'autunno
scivolano sul viale
come parole ingiallite
che il soffio freddo del vento
trasporta di qua e di là
fino sull'ultimo marciapiede;
e la gente le calpesta inutilmente
senza accorgersene.
Talvolta anche le mie parole sole
cadono sul deserto chiassoso dell'indifferenza
come foglie secche che il soffio
lieve dell'anima depone qua e là
fino dentro queste aule grigie;
e la gente non sa ascoltarle....
... Ma se fossero foglie saprei
che, dopo il lungo inverno, le mie parole
avrebbero un'altra primavera.


la seconda è di Alfonso Signorotti ( Salvataggio-manutentore, profeta del movimento e grande amico )

Un gioco senza regole

Ogni tanto arriva qualcuno e dice che il mondo è suo!
Che gioco è? Come può, una persona, pensare una cosa del genere?
Che sia, forse, perché il non essere riuscito, da piccolo, a fare gol gli è pesato talmente
tanto da portare via il pallone e inventarsi un gioco fuori dal luogo e dal tempo?


la terza è di Fabrizio Loffredo ( 23 anni, studente di lettere antiche, cantautorepoetanarratore - al liceo era uno dei tre (Fabio,Fabrizio,Marco) ognuno con le proprie peculiarità ma tutti
e tre commoventi per il loro essere così fuori dal coro.... non so se questo sia un pregio ma a me piace pensare di sì...ogni volta che lo vedo provo un gran piacere e affetto...)

I sofisti a banchetto

Qui al tavolo siedo anch'io
alla tavola degli esteti, eppure
sono già pieno di me anch'io.
Ma mi vedo lei che scappa
scappa via dai miei sonetti
poi la perdo ( e non c'è colpo di scena)
e la perdo tra portate
che fanno gravida la cena
di veleni, fanno gravida
la cena.

,poesia,vincenzo,fabrizio,alfonso