domenica 19 dicembre 2010

botta e risposta


non si tratta di prendere posizioni nette ma di cercare di capire il perché di quelle posizioni.

Questa di "Bartleby" mi pare una bella lettera in risposta a quella di Saviano Su repubblica



mercoledì 8 dicembre 2010

Rieccomi

son passati due mesi dall'ultima volta che sono entrato in questa stanza... c'è proprio bisogno di dare una rinfrescata all'ambiente, senti che tanfo. Lo so potrebbe sembrare una metafora, ma non mi riferivo al nostro paese; per lui non è sufficiente aprire le finestre, bisogna usare il battitappeto, quello a mano, come si fa con i materassi per scacciare gli acari


giovedì 7 ottobre 2010

EIDOLON



Domani, venerdì 8 ottobre alle ore 18.00 presso la libreria Punto Einaudi in via Bertola 68 Rimini inauguro una piccola mostra; I Lavori saranno esposti fino alla fine di novembre

Ho dipinto questi piccoli quadri con la massima libertà, nel senso che non ho seguito una linea precisa - praticamente un tema libero - passando dal figurativo all'astratto con estrema disinvoltura, cosa che ultimamente mi capita spesso di fare.
L'amore per la letteratura, per i Libri Einaudi e per le loro copertine uniti all'amore per il gioco sono state le uniche tracce che ho seguito lavorando a queste 11 piccole tele.
vi aspetto
stefano

domenica 19 settembre 2010

informazione musicale


questa sera fabio suonerà QUA Il concerto è articolato in tre parti: Fabio Mina solo-Markus Stockhausen solo- Fabio Markus e coro Gregoriano (Choralschola des Kirchenchors St. Nikolaus unter der Leitung von Richard Knabke): Il concerto si svolgerà a Wipperfurth ad una cinquantina di chilometro da Koln (colonia), sotto la diga illuminata sapientemente da Rolf Zavelberg



sabato 21 agosto 2010

"Tutti i bambini sono artisti. La questione è riuscire a rimanere artisti mentre si cresce" (P.Picasso)


a volte mi domando, sconfortato, se l'arte sia davvero importante per l'uomo, soprattutto in momenti di crisi economica - sociale come questi che stiamo vivendo, e non sempre trovo le giuste risposte ma poi ascolto Cinzia, che lavora in un asilo, raccontarmi entusiasta di come i bambini una volta scoperta la lettura vogliano continuamente ascoltare storie "ancora una, ancora una" e di quanto la ossessionino perché lei disegni qualcosa che poi loro cercheranno di imitare con grande entusiasmo, allora non ho più dubbi, la pittura, la letteratura, la musica sono più che mai necessari agli esseri umani, solo che spesso se ne dimenticano, condizionati a tal punto da trascorrere un'intera esistenza in cerca d'altro, che quasi mai li soddisfa




giovedì 19 agosto 2010

"i poeti, che brutte creature".... infatti io sono bellissimo

alle cinque del mattino
dietro un esercito
di ombrelloni ancora dormienti
laggiù
appena sopra la linea d'orizzonte
dove il mare pare una lastra d'acciaio
ho visto montagne di puro spirito
sciogliersi in un timido rossore








venerdì 30 luglio 2010

c'è una cosa che mette quasi tutti d'accordo


Certo meglio avere cittadini attenti, interessati agli altri, sempre vigili e pronti a salvaguardare il bene pubblico e disposti a dare prontamente una mano a chi amministra la giustizia che uomini indifferenti disposti a muoversi solamente per il proprio tornaconto senza nessun interesse verso il sociale ma poi quando questo apparente senso civico nasconde intolleranza e pregiudizio allora la cosa un po' puzza;
Questa mattina stanco per l'ennesima alzataccia, mentre stavo portando faticosamente a conclusione il mio turno di lavoro (per chi ancora non lo sapesse faccio il capotreno) mentre transitavo accanto ad una ritirata (toilette) mi raggiunge un uomo che con fare circospetto mi ferma e mi sussurra "guarda che si è infilata nel bagno una zingara, vedi te..."
"ma perché non ti fai gli affari tuoi - ho pensato guardando il tipo di sbieco - se avessi avuto la tua stessa forma mentis e mi fossi fatto condizionare dal tuo aspetto ti avrei dovuto chiedere di darmelo in mano, quell'abbonamento che poco prima hai appena iniziato a sfilare dal tuo portafogli, invece mi son fidato perché eri assieme ad altri tuoi colleghi ed ho pensato fossi stanco dopo il lavoro così come lo sono io - cazzo- visto che sono le 13 e la mia sveglia ha suonato alle 4 e 30..."
Questi miei pensieri sono fulminei, durata massima 5 secondi.
Ma poi ho visto due bambini con madre a seguito con uno sguardo che non lasciava dubbi " gli scappa" c'era scritto allora mi sono accostato alla porta del bagno e ho bussato leggermente "scusi, è occupato? ( che domanda del ca...) ci sono altre person..."
la porta si è improvvisamente aperta e ne è uscita una signora piuttosto anziana, probabilmente una rom, che mi porge prontamente il biglietto, convinta che io fossi interessato unicamente a quello... lo guardo è perfettamente regolare, Fano-Pesaro (praticamente era appena entrata in bagno) non manca neppure l'obliterazione glielo restituisco "grazie signora, mi scusi " le dico leggermente imbarazzato mentre lei si gira e se ne va senza prestarmi troppa attenzione. Con lo sguardo cerco il mio zelante collaboratore (ce ne fosse uno quando occorre veramente, non immaginate neppure le volte che qualcuno, chiamato in causa, mi dicesse "ah, guardi che
io non ho visto e sentito niente") ma lui se ne sta ritornando velocemente al suo posto e non riesco ad incrociare il suo sguardo.
Avrei voluto raggiungerlo ma continuo nel mio lavoro con la speranza che la vicenda gli abbia fatto capire che come spesso accade il pregiudizio è sempre sbagliato anche se ho forti dubbi che questo si verifichi perché se c'è una cosa che mette quasi tutti d'accordo in questo nostro paese è l'insofferenza verso gli zingari.



lunedì 28 giugno 2010

mancano 6 giorni a domenica!

come, non sapete cosa succede domenica 4 luglio?! non vi preoccupate distrattoni, vi aiuto io: cliccate <-> e lo scoprirete

domenica 6 giugno 2010

cose che capitano


sono andato in bicicletta al mercatino dell'usato di Santarcangelo; ho gironzolato per un po' fra vecchi volumi e mobili tarlati ma visto che nel portafoglio avevo poco denaro (capita spesso) mi sono accontentato di un buon caffè.
Poi non potendomi permettere l'antico ho deciso di spendere qualche euro in qualcosa di molto più "fresco" e così mi sono fermato ad un banco di frutta e verdura catturato dalla simpatia della giovane venditrice con cappello di paglia e fiori secchi.
" non le posso dire che sono dolcissime, direi una bugia ma per togliersi una voglia vanno benissimo"
Non so a che cosa si riferisse, alle fragole, alle ciliegie, alle pesche ma questa sua sincerità mi ha accalappiato e così mi sono messo in fila anche se proprio di fila non si trattava visto che gli avventori circondavano interamente il bancone; così appena ho trovato un varco mi sono inserito anch'io nella catena. Come spesso mi accade molte anziane signore, con la faccia di bronzo che le contraddistingue mi son passate avanti " guardi ho solo queste ciliegie, le metto qua" Quando siamo rimasti solamente in due la mia antagonista mi guarda e retoricamente mi domanda " tocca a me, no?" le rispondo" prego, non si preoccupi per me, se resto per ultimo sarò certo di non essere passato avanti a nessuno, cosa che ha appena fatto in modo assolutamente disinvolto quella vecchietta che se ne va soddisfatta. Allora un po' meno spavalda lei mi dice " forse allora l'ho fatto anch'io..." le sorrido e le faccio cenno che davvero non importa.
" Il signore è un vero gentiluomo e poi, "dulcis in fundo" dice sorridendo la gentile e cordiale fruttivendola"
"Grazie"
Quando finalmente tocca a me le porgo le ciliegie e due vaschette ricolme di fragole e poi le chiedo di pesarmi tre o quattro cetrioli di cui le avevo sentito parlare sapientemente con termini alquanto lusinghieri, insomma la brava venditrice era stata convincente:
" buona scelta, questo è un cetriolo digeribile, specialità di mio marito... sa, quando ci sono le signore meglio dirlo piano, potrei avere dei problemi " mi dice sorridendo con un pizzico di malizia " immagino la fila" le rispondo a mia volta.

Sono queste le situazioni che amo di più, questi momenti apparentemente insignificanti che accarezzano l'anima, questi istanti che il nostro vivere spesso di corsa ci impedisce di cogliere e di godere, questi frammenti di varia umanità.

Buon giorno a voi

mercoledì 2 giugno 2010

tutto qui

Questo incipit era poco più di uno scarabocchio su un mozzicone di carta stropicciata, nulla più.


Nel leggere quelle poche e oramai sbiadite parole sentì gli occhi inumidirsi: non che fossero particolarmente tristi, tutt'altro ma quei vocaboli lo riportarono indietro nel tempo e si sa quanto siano emotivamente dolorosi questi salti temporali.
Ricordò con una precisione impressionante quell'istante di 57 anni prima al bar “dell'angolo” - così si chiamava -
Era seduto assieme a laura ad un tavolo vicino all'ingresso e stavano assaporando i primi raggi di un timido sole primaverile bevendo dell'ottimo caffè.
Rivide la mano di Laura che gli porgeva uno di quei cioccolatini che contenevano oltre alla pralina quei fogliettini dove solitamente vi era qualche aforisma, qualche frase più o meno nota.
L'immagine di se stesso intento a srotolare con curiosità il bigliettino era nitida più che mai così come il ricordo di quello che era scritto su quella velina trasparente. Laura, curiosa aveva allungato la mano e gliela aveva sottratta dalle dita. Vide i suoi occhi agili scorrere lo scritto a sua volta e gli parve di udire, come allora , la sua voce mentre lo leggeva con finta ufficialità: "questo è il dono della buona sorte per chi non dovrà temere nulla, neppure la morte”....

sabato 22 maggio 2010

"Tu sei bello e ti tirano le pietre"

In questo paese c'è sempre qualcuno che ti aspetta al varco, soprattutto se hai ottenuto qualche risultato nel tuo lavoro, e appena se ne presenta l'occasione, via con la mitraglia a sparare addosso, certo per lo più cazzate ma anche quelle a volte fanno male.
Tutti pronti a fare la morale pretendendo dall'altro quella coerenza che probabilmente a loro stessi non chiederebbero mai.

Sì, mi riferisco a Santoro ma potrei tranquillamente parlare di Saviano di Travaglio della Guzzanti, ecc.ecc. i quali hanno soprattutto la colpa di fare piuttosto bene il loro lavoro, di giornalista di scrittore di comica satirica...
In questo paese devi essere mediocre così nessuno ti invidia e ti lasciano campare tranquillo.
Non scrivo questo perché voglio difendere chicchessia ma solo perché mi ha rattristato molto leggere le parole rivolte in questi giorni al giornalista di "anno zero" parole, che mi è parso non aspettassero altro che fuoriuscire da bocche cariche di invidia e di frustrazione, bocche che avrebbero fatto meglio - a mio parere- a rimanere serrate...

p.s. Non vi piace Santoro, non guardatelo... Io, personalmente ho smesso da tempo di guardare quello che non mi piace ( praticamente il 95% della programmazione televisiva) nulla vi impedisce di fare altrettanto, d'altra parte c'è solo l'imbarazzo della scelta, no..... ci sono i Vespa, i Paragone, presto i Belpietro, c'è la gradevolissima Monica Setta, l'ecumenico Floris, ci sono le isole, le Italie in piazza, in diretta e quelle sul due, cosa volete di più? invece vi state a preoccupare di quei 4( milioni) gatti che ancora seguono "Ruotolo e company, accomodatevi alla vostra bella tavola imbandita con la mano agile sul telecomando e... bon appetit!



martedì 4 maggio 2010

CREATIVA/MENTE EUROPEI La festa dell'Europa 2010 a Rimini


Sabato 08/05/2010 dalle ore 21 al teatro degli atti a Rimini
se non avete niente da fare ( altrimenti peggio per voi) questo è l'evento e questo è il programma

p.s. è solo un piccolo assaggio ( mi riferisco a fabio ), giusto per farsi la bocca, poi.....

ste

martedì 13 aprile 2010

Due dialoghi sul treno


ieri
1° dialogo

"buongiorno signore, posso vedere il suo biglietto?"
Il signore in questione è in piedi nel vestibolo, mentre cerca il portafoglio nella tasca della giacca risponde:
"certo che se foste sempre così zelanti come quando rompete le scatole con i biglietti le cose andrebbero davvero meglio"
"lei crede signore, comunque è sempre un piacere farsi dare del rompiscatole"
Il gentiluomo mi mostra l'abbonamento, tratta Modena-Castelfranco E. (dubito che il biglietto gli venga controllato di frequente, vista la brevità della tratta) e continua:
" dei veri rompicoglioni, sempre a controllare sti cazzi di biglietti!"
Il treno si ferma e lui scende
"arrivederci signore, grazie per la sua cortesia"

2° dialogo, praticamente un monologo, che avviene poco dopo il primo

Stiamo per arrivare a Bologna e mi porto nel mio compartimento per prepararmi alla discesa, manca ancora qualche minuto.
Nei sedili dall'altro lato c'è un individuo che di primo acchito mi pare alquanto particolare visto il suo continuo agitarsi sulla poltrona; mi osserva mentre ripongo la mia attrezzatura dentro il trolley e di colpo con voce tonante (la carrozza è piuttosto affollata) mi dice:" peserà un quintale!" lo guardo e sorrido e lui ripete " peserà un quintale! " e sì, è abbastanza pesante, meno male che ha le ruote" rispondo educatamente e lui non pago "peserà un quintale!"
"ho capito, cazzo!" avrei voluto rispondere. Invece ho nuovamente sorriso.
Fortunatamente, si fa per dire, il nostro simpaticissimo uomo riceve una telefonata a cui risponde con un tono di voce che fa sobbalzare i viaggiatori nell'altra carrozza.
"ma dove cazzo sei?... in irlanda, tu sei folle , ma dai, ma cosa dici?... D'accordo, ok e smettila...ma tu sei pazzo, no che non vengo, non posso mica stare dietro a tutte le tue cazzate...!"
Così per un paio di minuti e poi chiude la conversazione in modo brusco.
Io nel frattempo guardo fuori dal finestrino, sento che lui vuole coinvolgermi perché è lì che esclama e ridacchia in cerca di uno sguardo a cui potersi aggrappare ma io non ne ho voglia.
Mi chiedo perché a molti dei miei colleghi queste cose raramente capitano, la colpa deve essere mia, probabilmente le persone colgono in me una certa disponibilità all'ascolto,chissà? Forse dovrei avere un atteggiamento più formale, non so, sta di fatto che ad un certo punto, non potendo restare con la testa inchiodata al vetro, mi giro ed è fatta, lui, come sospettavo mi stava aspettando e appena i miei occhi entrano in contatto con i suoi sgranati non c'è più niente da fare, agganciato:
" sa, questo è pazzo, è uno che ne pensa centomila, ma che dico, un milione al secondo...posso io stargli dietro? è incredibile sempre dietro a inventarsene una e pretende che io... ma è fuori del tutto!( risatina) sa dov'è adesso? faccio un movimento impercettibile con la testa a significare no " è andato in irlanda, pensi, è incredibile, e sa a fare cosa? é intenzionato ad importare del vacch neea nne... il rumore del treno copre incredibilmente la sua voce megafonata. "non ho capito" dico educatamente oramai coinvolto in questa assurda discussione. vuole comperare delle VACCHE NANE" mi risponde quasi irritato. Vorrei ridere ma la situazione non lo consente perciò mi trattengo " per farne cosa? chiedo Ma come le vacche nane sono una novità, sa negli agriturismi, ci sono i pony, sa i piccoli cavalli, gli asinelli e ora vanno di moda le vacche nanne... hanno delle loro prerogative e poi dal punto di vista ecologico sono importantissime... "sì, cagheranno sicuramente di meno " penso e oramai consapevole di trovarmi di fronte ad un vero personaggio non posso impedire la mia mente di fare un collegamento con "tre uomini in barca" di Jerome K. o "Bouvard e Pecuchet" di Flaubert "sa hanno delle caratteristiche molto ma molto particolari" ora si è alzato per prepararsi alla discesa e mentre si infila la giacca sembra cercare quali siano queste benedette caratteristiche ma non riesce a trovarle allora prosegue "ma sa che una volta ho dovuto fare un volantino.." un grafico penso ma non riesco a sentire a causa degli scambi il resto delle sue parole, capisco soltanto che mi sta dicendo che questo suo folle compare aveva introdotto dei leoni della prateria ( non erano i cani della prateria?) nella sua tenuta non so bene per fare cosa, provo a chiederglielo ma lui non mi risponde e come se avesse parlato unicamente con se stesso ricomincia a ridacchiare e a dire: " questo è davvero fuori di testa e pretende che io gli stia dietro, ma sta buono, va" e come se niente fosse spinge la porta e se ne esce dalla carrozza per portarsi sulla piattaforma.
Resto seduto, incredulo.
Tutto questo nel giro di dieci minuti.
Intanto i viaggiatori si alzano per prepararsi, siamo arrivati a Bologna
Uno di loro mi guarda complice " l'importante è avere sempre tanta pazienza, tanta" e sorride

Io sto con emergency





per sottoscrivere l'appello clicca QUI

giovedì 1 aprile 2010

tutti a favola


sul blog di Morena Fanti c'è un bel gioco letterario; se vi interessa, ma anche solo per curiosità. date un'occhiata qui.



venerdì 19 marzo 2010

suggerimenti

sul blog di Cristina Bove, c'è una sua bella poesia da leggere ma anche da ascoltare dalla voce di Morena Fanti

piccole cose

Ieri mattina sono andato al lavoro in bicicletta. Era da molto che non lo facevo, almeno non alle 4 e 30 del mattino. Bella sensazione. L'aria era ancora fredda ma avvolto nella mia pashmina stavo piuttosto bene e poi pedalare per 5 chilometri (5,5 per la precisione) aiuta.
Mi pareva di essere in una città fantasma. Tutto attorno, il silenzio. Sentivo solamente il mio ansimare e il cigolio dei pedali. Poi all’improvviso l’incanto viene rotto dal sopraggiungere di un’automobile che viaggia a gran velocità; naturalmente a quell’ora nessuno rispetta i limiti di velocità perciò non mi resta che sperare che almeno quelli del tasso alcolico, il conducente non li abbia travalicati e tenga ben salde le mani sul volante. Quando mi sfreccia accanto e m sorpassa il battito del cuore si riassesta e posso tirare un bel sospiro di sollievo. Rimane nell'aria l’odore di scarico; molto più intenso rispetto a quando, più avanti nella giornata, oramai assuefatti ad ogni tipo di rigurgito automobilistico, non ce ne rendiamo più conto. Continuo con la mia pedalata cadenzata, percepisco che l’aria frizzante, come una spugna umida, raschia via l’ultima traccia di sonno dal mio volto. Piccole lacrime mi annebbiano gli occhi e proprio per questo motivo, non scorgo subito la figura alla fermata dell’autobus, una cinquantina di metri più avanti.
Ehi, ehi!... sa che ore sono?
Riconosco quella voce, una voce squillante e decisa di donna. In questi anni l’ho udita almeno una decina di volte e sempre mi ha colto di sorpresa. Staccando le mani dal manubrio e mantenendo la mia andatura che si è fatta sostenuta, guardo l’orologio e le rispondo proprio mentre le passo davanti: le 4 e 35. Sento il suo, grazie! quando sono già a diversi metri da lei e sorrido. Amo queste piccole cose. Non conosco il suo volto e posso solo immaginare cosa faccia quella donna senza orologio alla fermata del bus ma non importa perché sono certo che rimarrà una delle presenze che ricorderò sempre con grande simpatia e affetto.
Queste piccole cose sono come boe nel mare del nostro vivere, ci aiutano a mantenere l’orientamento.





domenica 14 marzo 2010

senza titolo

in questi giorni svolazzo da un blog all'altro come un bombo e non riesco a fermarmi
Vorrei scrivere qualcosa di edificante ma la cronaca non da tregua e nonostante i tappi nel naso e l'uso intenso di profumi non si riesce a non sentire il tremendo fetore che ci ammorba il vivere... non posso che tacere

Buona domenica



lunedì 8 marzo 2010

stando un po' di lato

BUON 8 MARZO A TUTTE VOI!



Devi essere fortunato
devi essere fortunato ora
ero seduta qui
pensando al più e al meno
ma io sono il tipo di donna
che è stata fatta per durare
hanno provato a cancellarmi
ma non sono riusciti a portare via il mio passato
pur di salvare il mio bimbo
starei io senza mangiare
ho tutta l’Etiopia
dentro di me
e il mio sangue scorre
attraverso ogni uomo
in questa terra senza dio
mi hanno mandata
ho pianto così tante lacrime che anche I ciechi possono vederle



ritornello:
questo è un mondo di donna
questo è il mio mondo
questo è un mondo di donna
per questa ragazza degli uomini
non c’è una donna a questo mondo
non una donna o una piccola ragazza
che non possa donare amore
in un mondo di uomini



sono nata e sono stata cresciuta
ho pulito e ho nutrito.
e per I miei poteri curativi
sono stata chiamata strega.
mi sono contorta nelle fiamme
e sono stata chiamata bugiarda
sono morta così tante volte
che sono appena rinata.

ritornello

il mio sangue scorre
attraverso ogni uomo e bambino
in questa terra senza dio
mi hanno mandata
ho pianto così tante lacrime che anche I ciechi possono vederle

ritornello

sabato 6 marzo 2010

Varie interpretazioni per un medesimo risultato

"tutti gli animali sono uguali ma alcuni sono più uguali degli altri" G.Orwell

"tutti gli animali dovrebbero essere uguali ma non proprio tutti tutti... suvvia, siamo onesti, ce ne sono alcuni che non sono proprio uguali uguali aglii altri e se li si osserva attentamente ci si accorgerà che questi sono molto più animali di tutti gli altri" Anonimo

sabato 27 febbraio 2010

una buona giornata





p.s. per conoscere il programma cliccare sul titolo del post

p.s. oggi è un'altra giornata VIOLA

stefano

mercoledì 24 febbraio 2010

suggerimenti/2

Anche nel blog di Morena Fanti c'è una lettera molto interessante.
Vi consiglio vivamente di andare a leggerla, è parecchio illuminante!
buonanotte
p.s Domani mettiamo un po' di musica,ok?


suggerimenti

Nel blog di Cristina Bove c'è questa bella lettera aperta scritta dalla scrittrice albanese Elvira Dones indirizzata a quel "gran battutista" che da qualche anno sta dedicato gran parte del suo tempo ai suoi amati concittadini con eccessiva partecipazione
Se pensasse un po' più a se e alla sua famiglia e meno agli altri forse sarebbe meglio per tutti, no?

venerdì 19 febbraio 2010

eruzione

Oggi pomeriggio ho condiviso il divano con ciccio (ciccio il gatto) e siccome non avevo completato la visione della puntata di Iacona (presa diretta Rai3) sulla scuola pubblica/privata ho approfittato della mia voglia-di-non-fare-una-cippa e ho acceso il lettore con hard disk dove era registrata
L'ho vista tutta ed ora sono incazzato come una iena.
Ora non vi sto a raccontare l'inchiesta che sicuramente sarà visibile sul sito della Rai perché sarebbero troppe le cose su cui discutere ma voglio solo condividere con voi una semplice e forse banalissima riflessione.
Se aveste visto le persone che accompagnavano i loro pargoletti alla scuola parificata (stocazzo!) che questi responsabili genitori, rinunciando ad una vacanza alle Maldive (poveretti!)avevano scelto per dar loro una buona e pulita istruzione, se aveste sentito le parole, se aveste visto i loro abiti e i loro atteggiamenti, se aveste ascoltato i vari direttori, compresa una cara suorina, gli amministratori che illustravano e difendevano con forza quello che a me pareva indifendibile, beh, avreste capito perché oggigiorno le cose vanno come vanno e non potrebbero andare diversamente.
Ci han fregati carissimi! con la scusa che la lotta di classe non aveva più senso che siamo tutti sulla stessa barca (chi a prendere il sole sulla chaise longue e chi nella stiva a pelar patate) che gli operai non ci sono più e che tutti questa è davvero bella tutti potevano scegliere di frequentare le scuole private tanto ci pensava lo stato o la regione ad accompagnare questa scelta con un bonus di 1000 euri (lombardia) sottratto alla scuola pubblica e che cosa vogliamo di più visto che il bonus copre ben trenta giorni di scuola e per gli altri 8 mesi tocca pagare minimo 7000 euri per difendersi dalla promiscuità ci han fregati perché quelle facce a noi comuni mortali manco ci vedono per loro noi non esistiamo magari così fosse perché se non esistessimo magari gli toccherebbe lavorare ma purtroppo ci siamo e la cosa che fa star male è ci siamo bevuti tutte le loro cazzate.
Guardate che non è un ritorno al passato quello che auspico ma semplicemente che ognuno di noi recuperi la propria identità, senza per questo sentirsi sminuito, e la difenda con orgoglio perché se una parte del popolo l'ha persa l'altra parte se l'è sempre tenuta ben stretta senza imbarazzo alcuno.

p.s. la punteggiatura non c'è perché quando uno è incacchiato le parole le vomita senza virgole
ciao



lunedì 15 febbraio 2010

good afternoon

raffreddato e un tantino smarronato mi/vi regalo questo Tom Waits D'annata,
1983 per la precisione, dall'album swordfihtrombones forse il disco del cambiamento per il nostro cantautore che dopo realizzerà autentici capolavori




venerdì 12 febbraio 2010

non solo oggi!


Oggi non possiamo fare altro che "illuminarci di meno" nonostante il tempo piuttosto buio che ci tocca di vivere... ma questa è un'altra faccenda

lunedì 8 febbraio 2010

Le concert



Commedia e tragedia si mescolano per dare vita a questo bel film di Radu Mihaileanu. Si ritrova tutta la magia di Train de vie e man mano che il film procede si viene trasportati in un viaggio sonoro che scalda il cuore. A volte forse eccessivamente grottesco ma con un finale davvero eccezionale.

mercoledì 3 febbraio 2010

la stanza dei racconti incompiuti

Il più delle volte, quando si è rotto il ghiaccio tutto diventa più facile.
Ma è sempre così?
Prendiamo lo scrivere, una storia un racconto per esempio; la parte per me più difficile non è l'idea iniziale ma il dare seguito a quella idea. Non ne conosco il motivo. Pigrizia, paura o semplicemente incapacità? Sta di fatto che spesso non ho la forza di andare avanti, di arrivare fino in fondo.
Forse dovrei cominciare dalla fine.
Oppure dovrei semplicemente accettare questo mio limite ed arrendermi all'evidenza rinunciando a cercare ad ogni costo una soluzione che forse non esiste.
Frugando tra i miei scritti di qualche anno fa ho scovato queste parole che definirei significative:
"...ho spesso iniziato racconti che però non ho quasi mai portato a termine; le partenze erano fulminee, nella mente, poi appena l’idea originale prendeva forma sulla carta, un po’ per pigrizia, ma soprattutto a causa delle mie evidenti difficoltà con lo scrivere, ad un certo punto mi stancavo e piantavo tutto lì, dopo alcuni punti di sospensione, così...! Ma questa volta farò in modo che ciò non accada. Porterò a termine l’impegno preso, Ehi, voi che ve ne state lassù con lo sguardo ansioso e preoccupato, tirate pure un sospiro di sollievo, andrò avanti! Ma lo farò così, a casaccio senza una vera traccia da seguire, scriverò dei miei pensieri che a volte entrano, impertinenti, nella mente e poi se ne vanno lasciando strane sensazioni, a volte piacevoli a volte sgradevoli... come fanno gli odori."

Questo è la ragione per cui ho deciso di dare ora visibilità a questi scritti- embrioni mai diventati racconti che come orfani giacevano abbandonati in vecchi quaderni oppure semplicemente abbozzati su pezzi di carta occasionali. Finalmente potranno respirare e magari dare un senso al loro esistere. Dopo ogni pubblicazione qui nella STANZA troveranno poi una giusta collocazione in un blog tutto loro che si chiamerà La stanza dei racconti incompiuti.
Naturalmente saranno molto gradite anche le vostre storie mai portate a termine se vorrete condividerne alcune.

Ora basta con le chiacchiere, altrimenti va a finire che non porto a compimento neppure questo progetto.
Ecco il primo dei miei racconti abbandonati:


Era ancora buio. Una luna luminosa ed ostinata si insinuava tra le nuvole.
"sembra l'occhio di Dio" pensai con lo sguardo rivolto a quello squarcio di luce nell'oscurità del cielo.
Continuai a pedalare mantenendo una discreta andatura.
Il silenzio della notte non pareva infastidito dal lamento che le pedivelle emettevano ad ogni pressione del piede. La mia bicicletta arrugginita, Condor era il suo nome, svolgeva ancora egregiamente il suo servizio nonostante la non più giovane età. Da quando il petrolio era praticamente esaurito, così come altre risorse energetiche, quello era diventato uno dei pochi mezzi di locomozione ancora efficiente. Chi avrebbe immaginato, solo pochi anni fa, che il possedere un vecchio velocipede, sarebbe stata considerata una vera fortuna. Da anni l'uomo non se ne serviva più. Tranne qualche sportivo e qualche miserabile la maggior parte della gente si spostava con mezzi sempre più sofisticati; auto definite impropriamente ecologiche che consumavano una quantità incredibile di energia necessaria non solo per farle funzionare ma ancora di più per la loro costruzione. Ora invece, che l'umanità aveva compiuto un salto temporale a ritroso di quasi un secolo, chi era proprietario di una bicicletta veniva considerato un uomo davvero fortunato.
Quel mezzo fuori dal tempo ti dava la possibilità di compiere dei lunghi spostamenti in tempi relativamente brevi e di conseguenza la possibilità di sopravvivere.
E sopravvivere, dopo la catastrofe, era l'unica quotidiana prospettiva di chiunque fosse riuscito a non morire.
Erano passati tre anni oramai, da quando la terra, stanca della nostra ingordigia, lacerata dai continui abusi, si era ribellata dopo l'ennesimo stupro perpetrato ai suoi danni, mandando all'aria gran parte delle nostre umane certezze.

Come ogni mattina, anche oggi sarei uscito dal torpore del sonno pedalando per quindici chilometri. Quella era la distanza che percorrevo per recarmi al mio posto di lavoro. Il mio incarico era quello di coordinare una squadra di operai, specializzati nel recupero di edifici storici. Molti ritenevano alquanto inutile e piuttosto strano il dedicarsi ad una simile attività in un momento drammatico come quello in cui eravamo stati scaraventati. L'unica occupazione considerata fondamentale era quella della sopravvivenza, quella di procurarsi il cibo, soprattutto per nutrire quel corpo che deperiva ogni giorno di più. Noi non la pensavamo così. Pur essendo consapevoli che senza cibo saremmo scomparsi dalla faccia della terra eravamo fermamente convinti che per ricominciare avevamo bisogno di non perdere il filo della memoria e che per far sì che questo accadesse dovevamo ristabilire al più presto il contatto con il passato, la nostra storia.

La strada era praticamente deserta. Immondizia e macerie si disputavano lo spazio ai lati della carreggiata. L'incontro con cani di dubbia razza che ciondolavano come ubriachi, frugando tra la spazzatura alla ricerca disperata di qualcosa di commestibile, allertava i miei nervi e nello stesso tempo era la conferma che non ero l'unico essere vivente costretto a rincorrere la vita. Paura e sollievo erano i controversi stati d'animo con cui dovevo convivere, ogni mattina e la sera quando percorrevo la strada del ritorno.
Non occorreva essere un genio per capire che quei botoli rinsecchiti, costretti a nutrirsi ingerendo qualsiasi cosa, non avrebbero certo disdegnato un bel roast beef umano.
Questa era la ragione per cui portavo sempre al mio fianco una barra di metallo e nella tasca una pistola sempre carica che fortunatamente non avevo ancora usato.
La violenza mi aveva sempre ripugnato ma ero conscio che prima o poi avrei dovuto fare i conti con la realtà e che molto presto avrei dovuto accettarne le nuove regole, se volevo vivere. Molte delle mie convinzioni erano state messe alla prova e vacillavano ma nonostante la difficoltà a mantenere una certa coerenza con l'uomo che ero stato cercavo con tutte le mie forze di non imbarbarirmi del tutto perdendo così, ogni traccia di umanità.

Sentivo una forte tensione al collo. Provai allora a roteare di lato la testa, come per rimettere in sede gli ingranaggi. A volte funzionava. Funzionò.
Continuavo a pedalare guidato come da un ritmo interiore. Cercavo di non pensare e di tenere ben allertati tutti i sensi. Sapevo quanto fosse facile cadere in preda alla disperazione. Certe ferite erano ancora fresche e mi laceravano il cuore. Ci sono cose, che non si possono del tutto dimenticare, perciò non possiamo fare altro che riporle in qualche angolo della nostra anima con la speranza che il tempo vi depositi sopra quel tanto di polvere necessaria ad attutirne i contorni.
Sapevo che avrei dovuto fare i conti anche con questo, prima o poi, ma ora quello che era davvero importante era il presente. Il futuro era davvero prossimo. Il futuro era l'alba del giorno appresso, non certo più in là.
L'aria era frizzante. Questo primo spezzone d'autunno non era stato particolarmente freddo ma la temperatura da alcuni giorni era diminuita sensibilmente.
Arrivai al cantiere. Il cielo cominciava a schiarirsi e tutto attorno a me quello che restava della città si mostrò in tutto il suo orrore....
stefano mina


mercoledì 27 gennaio 2010

Normalmente ho poca memoria

Quando si pensa all'olocausto ognuno di noi (occidentali) è convinto che nella storia degli uomini quel tremendo momento non possa più ripetersi perché siamo certi di possedere, oramai, gli anticorpi necessari affinché nessuno possa venire contaminato dal germe dell'antisemitismo e del razzismo. Ma siamo certi di essere fuori pericolo?
Ci sono molti segnali che possono far pensare il contrario.
Proprio questa mattina ho sentito alla radio una notizia che mi ha lasciato a dir poco di stucco. Era stata stampata su delle bustine di zucchero distribuite in alcuni bar del nord Italia, una barzelletta di chiaro stampo antisemita.
Qualcuno magari potrà pensare si tratti di una sciocchezza, di un gesto di cattivo gusto ma null'altro, che non bisogna esagerare, (operazione mediatica che viene fatta oramai abitualmente, anche quando ci troviamo davanti ad un caso esplicito di razzismo).
Certo non bisogna esagerare, è vero, ma vorrei ricordare a tutti che anche allora, prima delle leggi razziali, tutto era incominciato con sberleffi e barzellette e anche allora, a queste cose non si dava la giusta importanza e si evitava di stigmatizzare.
Proviamo a rileggere ogni tanto l'appendice a " se questo è un uomo" di Primo Levi, ci farà capire che spesso, prima che le cose accadano, nell'aria, di segnali ce ne sono... il problema è che a volte, questi segnali, non vengono colti proprio per un eccessiva leggerezza... oppure si tratta di puro calcolo.
Tutti gli animali fanno tesoro dell'esperienza, perché proprio noi, uomini, che ci consideriamo quelli dotati di maggior intelligenza non riusciamo ad imparare dal nostro passato?
Ieri è successo con gli ebrei, domani potrebbe accadere con chiunque altro possa venire additato come il colpevole, il capro espiatorio, del nostro fallimento economico e sociale, così da poter evitare di riconoscere che i veri colpevoli siamo noi tutti... e questo fa male ammetterlo, meglio trovare lo sfigato di turno, no?

Occorre dunque essere diffidenti con chi cerca di convincerci con strumenti diversi dalla ragione, ossia con i capi carismatici; dobbiamo essere cauti nel delegare ad altri il nostro giudizio e la nostra volontà...
... un nuovo fascismo, col suo strascico di intolleranza, di sopraffazione e di servitù, può nascere fuori dal nostro paese ed esservi importato, magari in punta di piedi e facendosi chiamare con altri nomi; oppure può scatenarsi dall'interno con una violenza tale da sbaragliare tutti i ripari. Allora i consigli di saggezza non servono più, e bisogna trovare la forza di resistere: anche in questo, la memoria di quanto è avvenuto nel cuore dell'Europa, e non molto tempo addietro, può essere di sotegno e di ammonim
ento.

Appendice a "Se questo è un uomo" Primo Levi

p.s vi invito a dare uno sguardo al Blog di Cristina Bove, a quello di Milvia Comastrie a quello di Morena Fanti

sabato 23 gennaio 2010

senza senso

Non saprei dire con esattezza da quanto tempo stessi camminando. Una, due o tre ore, poco importava visto che ero comunque esausto e l'unica cosa al mondo che in quello momento desideravo, era di fare al più presto una sosta; altrimenti, ne ero certo, l'impietosa palla di fuoco inchiodata sopra di me, avrebbe fatto evaporare anche l'ultima goccia di sudore che scendeva sapida sulle mie labbra, mutandomi in un limone disidratato. Avevo ancora un po' d'acqua nella borraccia, è vero, ma volevo resistere il più possibile dato che non avevo la minima idea di quanta strada dovessi ancora percorrere per giungere alla meta. Il problema, ora, era trovare un riparo ma le uniche cose che riuscivo a scorgere, attorno a me, erano polvere e sterpi, sterpi e polvere, nient'altro; polvere che si insinuava tra i denti nonostante la bocca serrata, ruvida e amara e sterpaglia talmente rinsecchita da ferirmi le caviglie, nonostante cercassi di evitare quegli infidi cespugli, con sempre meno agili balzelli. La fortuna mi venne in soccorso proprio quando, oramai prossimo alla disperazione, cominciavo a perdere il senso della realtà; girando attorno ad uno sperone di roccia vidi, ad una cinquantina di metri, un albero dalla larga chioma: probabilmente l'ultimo superstite in questa piana desolata. La sorpresa raddoppiò quando mi resi conto che nella proiezione della sua ombra, ad un paio di metri circa dal tronco stava seduto immobile un uomo nella posizione yoga del loto. Mi avvicinai lentamente per non interrompere quella che pareva essere una sorta di meditazione ma il rumore provocato dalla pressione del mio piede su di un ramo secco, fu il mio inopportuno biglietto da visita. L'uomo, comunque non si mosse. Bisogna ammettere che la scena era piuttosto buffa: io, in piedi senza neppure respirare, con una gamba tesa e l'altra piegata con il piede quasi sospeso, accanto a quello che avevo temuto essere un miraggio ma che invece era proprio quel miracolo della natura chiamato albero, e poco più in là con l'ombra di un ramo che gli fendeva il viso, questo strano e silenzioso individuo, talmente rigido nella sua postura da sembrare piantato nell'arida terra, quasi fosse lui stesso un arbusto del deserto. Dopo alcuni istanti che parvero eterni, ripresi a respirare e mi sedetti, molto cautamente, appoggiando la schiena indolenzita al robusto tronco di quella che riconobbi essere un'acacia tortilis, pianta tipica di quelle zone. Allungai le gambe e mi tolsi il cappello che usai come ventaglio per muovere un poco l'aria. Mi girai verso il mio compagno che ora aveva volto lo sguardo nella mia direzione. Accennai un sorriso e come gesto di saluto piegai leggermente il capo. Anche lui, almeno così mi parve, mosse la testa in segno di risposta e questo mi incoraggiò a tentare un approccio più deciso, così da rompere l'atmosfera di quella strana situazione "Le dispiace se mi fermo un po' a riposare all'ombra anch'io?" che stupida e retorica domanda, ma continuai "anche lei si è perso in questo dannato deserto, stavo andando a... ? L'uomo non rispose, pareva ignorarmi del tutto e per dimostrarmelo in modo inconfutabile rigirò nuovamente la testa ritrovando, probabilmente, il punto imprecisato nell'orizzonte che aveva lasciato al mio arrivo.
Scrollai le spalle e lo mandai mentalmente "a quel paese", misi il cappello sugli occhi e incrociai le braccia cercando di assopirmi; ma nonostante la grande stanchezza, avevo difficoltà ad addormentarmi. La presenza dell'uomo mi infastidiva... no, non era proprio un vero fastidio ma c'era qualcosa in quella strana situazione che mi turbava, impedendomi così di rilassarmi come le mie membra indolenzite avrebbero desiderato.
Se non fosse stata per la leggera brezza che ora muoveva l'aria e l'erba, l'unico suono che percepivo era quello provocato dal battito del mio cuore.
Istintivamente portai le mani sul petto, come per attenuarne il rimbombo.
Ma la stanchezza era davvero tanta. Il tempo passò incalcolabile. Lentamente la tensione diminuì lasciando posto ad una ritrovata tranquillità che lentamente mi accompagnò tra le braccia del dio del sonno.
"comunque non mi sto riposando e non mi sono perso"
La voce arrivò asciutta e tagliente come una stilettata che mi fece sobbalzare, facendomi istantaneamente uscire da quel torpore che con tanta difficoltà avevo cercato di raggiungere.
Mi schiarii la gola fingendo una prontezza ed una disinvoltura del tutto non credibile e risposi:
"Ah! certo, sì...sa, pensavo che... " non sapevo che dire, non riuscivo a capire il perché di quella affermazione, perciò timidamente gli domandai
" Ma allora, come mai se ne sta qua seduto, immobile... sta forse aspettando qualcuno, sta meditando, sta..."
"ecco, proprio così, sto aspettando qualcuno"
Disse questo girandosi completamente verso di me, sgranando gli occhi scuri con un'espressione alquanto buffa, come quella di chi sta per dire qualcosa di poco intelligente ma è fermamente convinto del contrario.
Cambiai posizione, pronto ad ascoltare.
"Conosce la storia del fiume, del cadavere... del nemico?"
"sì, certo dovrebbe essere un vecchio detto cinese, ma.."
"ecco, quello aspetto, il cadavere del mio nemico, prima o poi..."
Ora il torpore era totalmente svanito lasciando posto ad una strana inquietudine; mi guardai attorno come per cercare una conferma di quello che stavo per dire e balbettai una domanda che ora riconosco del tutto assurda ma che mi parve allora in linea con la situazione
" Ma santo, cielo! non vede che qua non c'è nessun fiume? siamo in una zona del tutto desertica, come..."
Non riuscii a completare la frase
" Ah cazzo, è vero!"
Lo strano individuo si alzò in piedi con uno scatto del tutto inaspettato, si piegò sulle ginocchia un paio di volte, si spolverò i pantaloni e se ne andò senza degnarmi ne di una parola ne di uno sguardo.
Lo guardai allontanarsi, fino a che non si perse sulla linea dell'orizzonte mutando in una sorta di illusione ottica.
La polvere mi si insinuava tra i denti nonostante la bocca serrata, ruvida e amara.

venerdì 1 gennaio 2010

Impronte

dall'ultimo libro del mio amico Vincenzo Giorgetti


Impronte

L'esistenza
ingerisce giorni,
ingoia anni,
inghiotte stagioni,
uguali
e il vento muove le foglie
e l'azzurro tinge il cielo
e il sole accarezza il viso
stanco, assonnato...
Questa esistenza
come il mare grigio
trascina ogni cosa
inonda ogni lembo,
sommerge ogni fessura,
ma non cancella le impronte
di quest'anima.

Vincenzo Giorgetti