martedì 10 dicembre 2013

incipit " i sonnambuli"


C'erano degli strani esseri che da anni passavano sempre dalla stessa porta nonostante attorno ce  ne fossero tante altre di ogni forma e dimensione. Forse c'era stato un tempo in cui avevano utilizzato anche gli altri ingressi ma nessuno se ne ricordava più e nessuno se ne era mai posto il problema.
Da un tempo indefinito si infilavano in quella specie di cunicolo angusto come se non ci fossero alternative e sinceramente la cosa non li turbava più di tanto; parevano seguire un ordine prestabilito, immutabile, un po’ come quello che costringe i salmoni alla risalita che li condurrà alla morte o che  spinge i lemming al suicidio di massa. E pensare che non era per nulla agevole varcare quella soglia. Con il passare del tempo questi individui si erano modificati strutturalmente ed erano diventati sempre più obesi ed impacciati mentre la porta, al contrario, diventava sempre più stretta, soprattutto  a causa della formazione nel perimetro interno di alcune escrescenze, astratte protuberanze in continuo movimento: un’inquietante cornice dall’aspetto per nulla rassicurante. Se si aggiunge poi che la splendida luce che un tempo indorava l'ingresso era del tutto scomparsa, quella assurda ostinazione era davvero inspiegabile, del tutto innaturale, anche per chi da anni aveva smesso di evolversi seguendo i dettami indicati dalla natura.
Da tempo avevano smesso di sognare, di pensare, di farsi domande; i gesti erano semplici e sempre gli stessi, monotoni ma rassicuranti come tutte le cose abitudinarie. Non erano felici ma neppure tristi, nessuna emozione turbava la loro vita piatta, scialba. Vivevano senza alcun sussulto, liberi, ma senza sapere che farsene della loro libertà perché da troppo tempo avevano smesso di scegliere autonomamente preferendo farsi guidare da altri che generosamente si erano accollati questo onere in loro vece. Così passavano gran parte del loro tempo  a consumare e ad ingoiare ogni cosa con una ipnotica e insaziabile ingordigia...