lunedì 20 luglio 2009

Un uomo, una matita, tre formiche una tartaruga e una lepre

Quanta ostinazione, quanta determinazione c'è in quella formica nel cercare una via di fuga, nel proseguire la sua corsa. Sadicamente cerco di impedirglielo ostacolandone il cammino con la mia matita e appena lei vi si arrampica, riporto il lapis nella parte opposta dove l'insetto laborioso e testardo - aggiungo io - stava andando, ma questo non la ferma di certo e perciò un istante dopo riprende nella medesima direzione imperterrita. Continuo nel mio perfido passatempo ancora alcune volte ma poi finalmente rinuncio. Sono certo che se avessi insistito ancora lei non si sarebbe arresa.
A volte ho la sensazione di essere così simile a lei in questo mio ostinato tentativo di voler scrivere, scrivere, scrivere qualsiasi cosa: racconti, riflessioni magari un giorno un libro, chissà! Il perché rimane per me un vero mistero.
Lei, la formica, probabilmente un sano e valido motivo ce l'avrà sicuramente per essere così caparbia, ma io, come la giustifico questa mia strana pulsione che pare essere a volte autentica follia? Onestamente, non ho la minima idea di cosa spinga uno come me, uno che non ne ha certo i requisiti fondamentali a continuare a salire e a scendere da quella "matita" che ogni volta intralcia il fluire del mio cammino costringendomi a sforzi innaturali.
"Ad ognuno il proprio mestiere" mi aveva detto una persona a cui avevo chiesto se la torta che stavo gustando l'avesse cucinata lei...
E già, io non sono uno scrittore, scrivere non è il mio "mestiere".
L'arte dello scrivere non mi appartiene, non possiedo il fuoco sacro; forse appena appena il flebile chiarore della lucciola che però necessita del buio più totale per essere visto.
Le parole sono lì, in un enorme cesto a mia disposizione, così come lo sono per chiunque altro, un enorme vocabolario a portata di mano, al mio servizio. Ma quando si tratta di pescare, di scegliere quelle giuste a me capitano solo quelle più banali, quelle più scontate... e pensare che a certi scrittori, pochi per la verità, basta mettere la mano nel sacco e tirane fuori dei vocaboli, dei concetti che ti lasciano a bocca spalancata e mentre sei lì con l'aria che ti solletica l'ugola pensi: "ma come è possibile questo miracolo?"

Se fossi furbo mi sarei già arreso da tempo, altro che ostinarsi ad andare contro natura, a far finta di non sapere che solamente nelle favole di Esopo o di La Fontaine la tartaruga giunge prima della lepre; nella realtà alla tartaruga non gliene importa niente di mettersi in competizione con quell'animale dalle lunghe orecchie, che corre zigzagando nei campi arati con la velocità della saetta, senza alcuna apparente fatica. La tartaruga si accontenta di qualche metro di verde dove potersi gustare delle deliziose e tenere foglie di tarassaco, sgranocchiando qualche lumaca e sorseggiando goccioline di fresca rugiada. Altro che mettersi a correre!
In natura per l'appunto, ognuno sa qual'è il proprio posto, il proprio "mestiere".
Ma d'altra parte, è anche vero che da molto, troppo tempo ormai l'uomo si disinteressa totalmente delle leggi naturali, anzi sembra quasi che si diverta a contrastarle, a manipolarle...

" Basta!" Con fare deciso mi alzo di scatto dalla sedia, mi infilo un paio di tennis e mi dirigo alla porta: "meglio far due passi"
Esco fuori, l'aria stuzzica le narici tanto è frizzante, respiro per immagazzinarne un po' e mi avvio, senza meta, così come piace a me.

La matita è rimasta sul tavolo. Ora le formiche che avanzano spedite sono tre, forse la stessa di prima con due compagne. Durante il tragitto si trovano nuovamente quel tronco a sbarrar loro la strada ma questa volta - probabilmente memore dell'esperienza precedente - la formica di testa cambia tattica e invece di arrampicarsi sull'ostacolo decide di aggirarlo seguendone il perimetro, compiendo così una piccola e insignificante deviazione che però non le ha certo impedito di continuare il viaggio verso un mondo, ancora tutto da esplorare.

stefano