RIMINI
Rimini accoglie il Romagna Express 2019 con una giornata dedicata alla musica e allo spettacolo e con un omaggio a John Cage, rievocando il viaggio in treno del musicista fatto nel 1978 in diverse località dell’Emilia-Romagna, che vide la sua tappa conclusiva proprio nella tratta Ravenna-Rimini. L’arrivo del Romagna Express 2019 sarà anche l’occasione per ospitare eventi e performance di artisti e musicisti in diversi spazi della città e per un Open Day della Cultura che vedrà musei e gallerie d’arte aperte fino a sera.
h. 10.30 Accoglienza del treno da parte della Banda Città di Rimini al binario 2 est della stazione
h. 11.30-13.00 “Ravenna-Rimini 1978: il Treno di John Cage”.
Franco Masotti rievoca con racconti, video e immagini il viaggio di John Cage assieme a Andrea Folli, Roberto Paci Dalò, Leonardo Sonnoli. L’iniziativa si pone in relazione con il più ampio progetto Everyday Johncage – ideato dagli stessi Andrea Felli, Roberto Paci Dalò, Leonardo Sonnoli. Un progetto che, dal 1 gennaio al 31 dicembre 2012, grazie ad un sistema virale, vede distribuirsi quotidianamente, nello spazio pubblico della città e in luoghi privati, frammenti e materiali legati a John Cage.
Sede: Cinema Settebello (vicino al Dopo Lavoro Ferroviario), Via Roma 70
Sede: Cinema Settebello (vicino al Dopo Lavoro Ferroviario), Via Roma 70
h. 18.30-20.00 “Agostiniani in musica”. Spettacolo realizzato in collaborazione con associazioni culturali del territorio riminese
Fabio Mina
Always see everything
Luca Mina: video
Fabio Mina: musica (flauti, duduk, elettronica)
Always see everything
Luca Mina: video
Fabio Mina: musica (flauti, duduk, elettronica)
“Quando ti svegli al mattino, sii riconoscente per la luce dell’aurora, per la vita che possiedi e la forza che ritrovi nel tuo corpo. Se non trovi un motivo per elevare questa preghiera di ringraziamento, allora sei sicuramente morto.” Thahca Huste, capo Sioux
Always see everything, “che tu possa sempre vedere” è un itinerario percorso cercando un diverso modo di volgere lo sguardo; una performance che invita ad osservare le cose semplici e quotidiane con occhi differenti, per scoprire “miraggi” nascosti nei particolari della terra, del mare e del cielo.
L’intenzione è di far perdere lo spettatore in qualcosa che non è un vero film, né videoclip, né audiovideo nel senso tradizionale dove spesso la parte acustica accompagna quella visiva o viceversa. Qui i particolari diventano illusioni, il suono degli strumenti a fiato evoca a sua volta immagini, e le immagini musica, creando un intreccio disorientante.
sede: Complesso Agostiniani, Spazio Panfili, Via Cairoli 42
Always see everything, “che tu possa sempre vedere” è un itinerario percorso cercando un diverso modo di volgere lo sguardo; una performance che invita ad osservare le cose semplici e quotidiane con occhi differenti, per scoprire “miraggi” nascosti nei particolari della terra, del mare e del cielo.
L’intenzione è di far perdere lo spettatore in qualcosa che non è un vero film, né videoclip, né audiovideo nel senso tradizionale dove spesso la parte acustica accompagna quella visiva o viceversa. Qui i particolari diventano illusioni, il suono degli strumenti a fiato evoca a sua volta immagini, e le immagini musica, creando un intreccio disorientante.
sede: Complesso Agostiniani, Spazio Panfili, Via Cairoli 42
h. 21.00 Dulcamarateatro presenta “Babilonia”. Spettacolo di teatrodanza nell’ambito del Festival “Le voci dell’anima”, a cura di Teatro della Centena
“Babilonia” è uno spettacolo diviso in infiniti frammenti, una quantità di scene esistenziali che si toccano, si sfuggono, si aggrovigliano… e tuttavia un’unità spaziosa, avvolgente, totalizzante. Spazi scenici, immagini, atmosfere, di sonorità oscillanti tra acustico ed elettronico, ora alienanti, ora apocalittiche, ora trasognate e cullanti, di psichedelici vortici luminosi dai toni glaciali, di un ammassarsi di suoni, di sguardi, di solitudini palpabili, di corpi spezzati…
Gli attori in Babilonia non parlano… pensano. Il linguaggio che percepiamo proviene dall’interno, da una dimensione che quotidianamente resta per noi inaccessibile… passa attraverso un pensiero che spesso si discosta con violenza da quella che sembra essere l’apparenza delle cose, il superficiale svolgersi e incatenarsi degli eventi. Ne deriva una tensione estetica nel quale i gesti fluiscono armonicamente singhiozzando sul fondo di uno lento, prolungato smarrimento. Pertanto, le voci dei personaggi provengono da dentro, da dietro, da sotto, “dalla parte di là”. Sono voci registrate, filtrate, specchi sonori del groviglio di tutti i paradossi-filamenti della ragnatela in cui la vita smarrisce se stessa frammentandosi.
“L’abisso non ci divide. L’abisso non divide mai nulla. L’abisso circonda.” Questo pensiero che prende corpo dalla mente di uno dei personaggi è il perno intorno al quale ruota il senso dell’intera messa in scena: “Babilonia” è un immersione nel tempo eterno di Babele, oggi più che mai urlante, incarnato, vivente. L’accento è posto su di una nuova “dimensione spirituale della materia”, su una sorta di interiorità che si rivela nella superficie delle cose, nella loro fisionomia, nel loro movimento singhiozzante, nella loro disposizione-indisposta alla vita. Sono i corpi, icone del nostro tempo, a parlare molto prima delle parole. Corpi umani, corpi frammentati, corpi tesi e protesi, confinati nel vuoto di una sospensione che resta irrisolta…
sede: Teatro degli Atti, via Cairoli 42
Gli attori in Babilonia non parlano… pensano. Il linguaggio che percepiamo proviene dall’interno, da una dimensione che quotidianamente resta per noi inaccessibile… passa attraverso un pensiero che spesso si discosta con violenza da quella che sembra essere l’apparenza delle cose, il superficiale svolgersi e incatenarsi degli eventi. Ne deriva una tensione estetica nel quale i gesti fluiscono armonicamente singhiozzando sul fondo di uno lento, prolungato smarrimento. Pertanto, le voci dei personaggi provengono da dentro, da dietro, da sotto, “dalla parte di là”. Sono voci registrate, filtrate, specchi sonori del groviglio di tutti i paradossi-filamenti della ragnatela in cui la vita smarrisce se stessa frammentandosi.
“L’abisso non ci divide. L’abisso non divide mai nulla. L’abisso circonda.” Questo pensiero che prende corpo dalla mente di uno dei personaggi è il perno intorno al quale ruota il senso dell’intera messa in scena: “Babilonia” è un immersione nel tempo eterno di Babele, oggi più che mai urlante, incarnato, vivente. L’accento è posto su di una nuova “dimensione spirituale della materia”, su una sorta di interiorità che si rivela nella superficie delle cose, nella loro fisionomia, nel loro movimento singhiozzante, nella loro disposizione-indisposta alla vita. Sono i corpi, icone del nostro tempo, a parlare molto prima delle parole. Corpi umani, corpi frammentati, corpi tesi e protesi, confinati nel vuoto di una sospensione che resta irrisolta…
sede: Teatro degli Atti, via Cairoli 42