lunedì 11 luglio 2011

Grazie davvero!


immagino il rimuginare dei dirigenti della tram mentre si dannavano per trovare un modo per incentivare il loro servizio pubblico, per andare incontro alle esigenze dei cittadini in un momento storico sociale dove problemi come inquinamento, mancanza di parcheggi, aumento del costo del carburante indicano chiaramente la strada da prendere e quale tipo di mobilità scegliere. Ma come fare per rendere davvero appetibile lo spostarsi in bus?
Dopo un lungo travaglio finalmente la soluzione in almeno tre punti cardini:
1° aumentare il costo dei biglietti di almeno il 20% (da viserba a bellaria oltre il 30%)
2° ridurre la validità del biglietto di corsa semplice da 90 a 60 minuti
3° semplificare l'acquisto del biglietto passando dalle due precedenti tipologie (urbano ed extra urbano) alle tariffe a zone multicolori (dopo un intenso corso ai clienti e ai rivenditori tutto sarà davvero più semplice)

La cosa straordinaria è che questi 3 punti sono tutti a vantaggio dell'utente che d'ora in avanti non avrà più scuse e saprà finalmente quale mezzo scegliere per i suoi spostamenti. Grazie davvero!

p.s. personalmente continuo a credere in questo genere di mobilità...nonostante tutti i loro sforzi.
(per chi si ritiene dotato di pazienza e buon acume può dare un'occhiata qua)

venerdì 8 luglio 2011

Finita! (in poco più di 16.000 caratteri)

quasi una favola

"guarda che se non mangi tutta la minestra viene l'uomo nero"
"dormi subito perché altrimenti arriva il bubu"
"se non fai il bravo l'orco gigante ti porta nella sua grotta"
"non ti allontanare troppo altrimenti il lupo cattivo..."
"guarda che se il poliziotto vede che non mi dai la manina, ti chiude in galera"
e quella volta in treno: " guarda arriva il controllore, stai seduto composto altrimenti ti buca l'orecchio con la pinza..!"
Queste ed altre assurde frasi ritornavano alla mente di S.
I suoi genitori le usavano oramai come una specie di intercalare, le infilavano così, senza nemmeno accorgersene, anche quando non ce n'era alcun bisogno, sempre ammesso che queste parole assurde servissero davvero a qualcosa oltre a rendere S. sempre più insicuro e timoroso.
Non lo facevano per cattiveria ma semplicemente perché erano convinti che fosse un modo efficace e sbrigativo per farsi ubbidire; sicuramente il meno faticoso dato che non li costringeva a prendersi l'impegno di star lì a spiegare e a motivare ogni loro richiesta.
S. ne era oramai terrorizzato.
Era giunto al punto di temere di sbagliare ogni cosa si accingesse a fare perciò oramai si limitava solamente ad eseguire quello che gli veniva ordinato come un piccolo e obbediente robot alquanto spaventato.

Passava le giornate quasi sempre chiuso in casa e non aveva neppure più il coraggio di uscire nel cortile davanti alla sua abitazione. Vedeva oramai mostri dappertutto, dietro ogni angolo, ogni albero. Era sufficiente un colpo di vento ad alzare le foglie e subito pensava alla presenza di spiriti, naturalmente cattivi. Non parliamo poi di quando era ora di andare a letto. Ogni sera era davvero un dramma ritrovarsi nella sua piccola camera solo e al buio. Era riuscito dopo pianti e lamenti continui ad ottenere il permesso di addormentarsi con la luce del comodino accesa così da poter controllare l'intera stanza e poi, nel caso dovesse prontamente dare l'allarme, teneva sotto il cuscino un piccolo campanello. Solo la testa sbucava fuori dalle lenzuola, anche in piena estate non aveva il coraggio di tenere i piedini fuori. Gli pareva di essere più vulnerabile, indifeso con le estremità scoperte.
Fece così anche quella notte ma visto che si sentiva particolarmente coraggioso decise di provare a spegnere la luce. Prima però controllò che ogni cosa fosse al suo posto e poi si mise sotto le lenzuola coprendosi tutto, anche la testa (coraggioso va bene ma incosciente del tutto proprio no!). Dopo alcuni minuti, però, sentendosi soffocare la tirò fuori con molta circospezione, piano piano; pareva la testa della tartaruga che se ne esce dal carapace, dal guscio dopo un piccolo spavento… ci mette sempre un po' a tirar fuori la testa, sapete.
Anche i genitori erano andati a letto.
La casa era immersa nel silenzio.
Il buio non era mai stato così denso e nero, nero come il catrame, nero come il nero di seppia, nero come la liquirizia, nero come... insomma non si vedeva praticamente un tubo, niente di niente.
Qualcuno doveva aver incappucciato la luna, che fino a poco prima sbirciava dalla finestra.
Anche quella notte come tutte le notti si sentivano quei rumori che di giorno non si riuscivano a percepire perché venivano sovrastati, coperti da altri più prepotenti, come quelli delle auto, dei clacson delle auto delle frenate delle auto, delle urla di chi guida le auto, dei tamponamenti dell… insomma avete capito, no?
"questi sono rumori notturni, di giorno si riposano" pensò poeticamente S.
Un tempo era spaventato da tutti quei suoni ma ora gli tenevano compagnia fino a quando non prendeva sonno.
Provò ad ascoltarli uno ad uno: Il ticchettio dei tarli mentre banchettano, l'acqua che scorre nelle tubature, gorgogliando (glo, sglu sdruop, teuteu …),i topolini e gli uccelli che zampettano sulle tegole, il tic tac della sveglia nel corridoio, la sedia che qualcuno sposta nella camera
"...!!!???"
"LA SEDIA CHE QUALCUNO SPOSTA NELLA CAMERA!!"

Fece un urlo muto nel senso che non emise alcun suono. A volte capita, sapete, se si vuol urlare troppo forte, il grido ti rimane in gola.
Afferrò l’orlo del lenzuolo e si coprì il volto e se ne stette lì, immobile ad ascoltare il silenzio, irrigidito dalla paura.
Sentiva solamente il battito del suo cuore che gli rimbombava nel petto, tum tum tum.
Forse si era sbagliato - pensò - forse era stata solamente la sua immaginazione, forse...
"scuscia, S. puoi fenire fuori da lì sciotto?"
Altro che immaginazione, quella voce per quanto buffa era più vera che mai!
S. non si mosse e smise anche di respirare
"siu dai, non affere paiura" disse con molta tenerezza la voce
S. ingoiò l’ultima goccia di saliva che gli era rimasta in bocca e si fece coraggio; lentamente abbassò il lenzuolo e balbettando chiese:
“ chi, chi sei? Cosa fai nella mia camera?”
“avanti diglielo” disse una voce più energica che proveniva alla sua destra , vicino alla finestra che stranamente continuava a non fare entrare nessuna luce, neppure quella dei lampioni.
“sciono il Bubu" rispose frettolosamente la voce di prima, quella che pareva provenire dall'angolo dove c'era la scrivania
“ ma quanti, ‘uanti siete? Riuscì a dire S.?
“ siamo in quattro, aspetta che accendo la luce” queste parole gli giunsero da sotto il letto
“no, non accende…”
troppo tardi, si sentì il click dell’interruttore e nella camera fu improvvisamente giorno.
S. chiuse istintivamente gli occhi e li tenne così serrati, che gli fecero male.
“ Dai, apri gli occhi S. non siamo mica cattivi” fece una quarta voce, molto bassa proveniente dall’angolo opposto della camera
La voce era calma e rassicurante, molto più della precedente e nonostante la paura che lo attanagliava -ne aveva tanta, dappertutto- si fece coraggio e dopo aver fatto un bel respiro di colpo guardò e vide. Cioè, non vide proprio subito, sapete gli occhi ci mettono sempre un po’ di tempo ad abituarsi ai nuovi cambiamenti, che si passi dalla luce al buio che dal buio alla luce; infatti, solo dopo alcuni secondi riuscì finalmente a dare un volto a quelle voci.
Nell’angolo della stanza, vicino alla scrivania la sedia era stata spostata e sopra vi era seduto un essere enorme, tondo e così peloso da averla completamente fatta sparire sotto di lui. Era davvero buffo e di un colore mai visto - almeno S. non lo conosceva- , grigio ma anche viola e forse anche un po’ color cacca di piccione. Gli occhioni si intravedevano a malapena ma parevano buoni e sorridenti.
“Ciao, sciono il Bubu - disse gentilmente l'essere sconosciuto- scienza accento sulle u, però”
“ciao” disse timidamente S.
“ e io sono l’uomo nero”
Ecco perché nessun chiarore penetrava nella stanza, l’uomo nero con il suo corpo più nero del nero della caverna, più nero del fondo di un pozzo, più nero di una notte senza stelle, più ne…insomma avete capito, no? copriva interamente il rettangolo della finestra
S. fece solo un cenno con la testa in segno di risposta
L’essere dalla voce bassa e tranquilla era gigantesco, alto fino almeno fino al soffitto.
“Ciao S. io sarei quello che tutti chiamano Orco”
A S. parve un enorme e saggio gnomo dalla folta barba rossa.
Non ne aveva mai visto uno vero con i suoi occhi, ma con quelli dell’immaginazione sì: era sicuro che quello davanti a lui con quel grandissimo cappello a forma di cono con la punta afflosciata in mano fosse proprio un enorme gnomo
“Ciao Orco” rispose S. questa volta con maggior disinvoltura
Mancava il quarto, quello che si era nascosto sotto il letto.
Ci fu un attimo di imbarazzo e di silenzio. S. nonostante fosse oramai rassicurato dall’atteggiamento bonario dei suoi nuovi conoscenti non si sentiva ancora del tutto sicuro e quella presenza sotto di lui lo inquietava non poco..
“ insomma vuoi venir fuori da li sotto?” disse l’uomo nero con voce decisa
“non vedi che il bambino sta sulle spine, è preoccupato”
“vengo , vengo” disse una voce che più cavernosa di così non si era mai sentita prima
“ volevo solo aspettare che mi presentaste, sapete l’effetto che faccio la prima volta che mi si vede; d’altra parte con tutte le balle, mmm...- scusate- bugie che raccontano in giro sul mio conto c’è poco da fare: Certo sono un lupo ma non credo di essere più cattivo di qualsiasi altra specie animale a due o quattro zampe… dipende dal carattere ed io se ho mangiato a dovere sono il più affabile dei buontemponi”.....

...“allora esco, d’accordo, S. mi raccomando non spaventarti e non lasciarti ingannare dalle apparenze” il letto si mosse di almeno un metro e la prima cosa che sbuco fuori da sotto fu una zampa pelosa con delle unghie piuttosto lunghe ...
“ aspetta” quasi gridò S. “ha.. hai già mangiato?”
“ ah! ah! ah!” rise l’essere “ certo ho appena fatto uno spuntino poco prima a base di succo di mirtillo e crocchette di patate e spinaci… ora sono vegetariano, sai, da quando l’uomo ha incasinato, ops scusami per mille pecore, ha rovesciato l’equilibrio naturale di gran parte della terra ho cambiato abitudini alimentari e ti dirò non mi dispiace per niente anche se mi mancano gli appostamenti per cercare di catturare qualche preda e le corse dietro ad una lepre o a qualche furbo topo. Ora ogni tanto faccio qualche sgambata assieme a Checco lo stambecco e a Manolo il capriolo, anche se ultimamente corro soprattutto con Gedeone il muflone, così per mantenermi in forma e non perdere il vizio… ok, eccomi

fu un attimo e davanti agli occhi spalancati di S. si presentò un bellissimo esemplare di lupo dell’appennino che nonostante le premesse, un po' di paura faceva ma fu solo per un breve istante perché il canide (è il nome della sua famiglia) con una mimica davvero improbabile improvvisò un mezzo sorriso così strambo che fece ridere sguaiatamente praticamente tutti, S. compreso, sapete il riso è contagioso.
“shhhhh!” fece l’uomo nero, volete svegliare tutta la casa? Facciamo piano…Certo sarebbe divertente; vi immaginate la faccia dei genitori se ci vedessero tutti e quattro qua dopo averci utilizzati per anni da spaventapasseri senza chiedere il permesso a nessuno. Glielo farei vedere io l’uomo nero…quasi quasi vado di là e…”
“fermati” disse l’orco “ non siamo qui per questo e poi non capirebbero, con loro non c’è più niente da fare, oramai”
“ ha ragione Cicino” disse il lupo, succede raramente ma questa volta, una cosa giusta l’ha detta”
l’orco si girò di scatto, non sopportava che lo chiamassero con quel nome assurdo – vista la sua stazza- ma si limitò a maltrattare il cappello tra le enormi mani e dopo un breve respiro continuò rivolgendosi ora al bambino
“Sai, ragazzo in un primo momento avevamo pensato di vendicarci spaventando a morte – si fa per dire – i tuoi genitori ma poi abbiamo capito che non ne valeva la pena. Non fanno così perché sono cattivi, forse un po’ stupidi quello sì ma la cosa peggiore è che hanno sempre fretta. Una vita trascorsa correndo senza neppure conoscerne il motivo: corrono per andare al lavoro, corrono per andare in palestra, corrono per andare in vacanza e in mezzo a tutto quel polverone che sollevano correndo non si accorgono che ci sono i loro figli, fermi ad aspettare un po’ di attenzione, un po’ di tempo.
Quei figli a cui negano quel poco tempo necessario per spiegare loro il perché delle cose, il perché sì e il perché no , derubandoli di un loro diritto fondamentale acquisito alla nascita, quello della conoscenza, perché come spugne assetate chiedono solo di sapere, di essere guidati per mano, di essere capiti e ascoltati, perché questo e quello che succede in natura... almeno dovrebbe.
Ah, se solo si rendessero conto del reale valore di quel tempo dedicato, del suo essere prezioso, mai sprecato non utilizzerebbero così spesso la scorciatoia delle minacce, del ricatto, che poi serve solo a spaventare e di conseguenza a rendere insicuri… “
Cicino si interruppe come per riprendere fiato dopo uno sforzo; in effetti per uno taciturno e solitario come lui non era facile tirar fuori tutta quella sequela di parole.
“Si sono dimenticati di quanto dispiacesse loro non essere coinvolti nelle cose “dei grandi” anche se non le capivano del tutto…”
Proseguì il lupo
“…ma soprattutto si sono dimenticati che ognuno di loro è stato un bambino - avevano giurato di non farlo mai - con le proprie paure, le proprie particolarità, le proprie domande rimaste troppo spesso senza risposta…”
“Come si fa a non capire che dietro all’atteggiamento, anche quello più strano, si possa nascondere qualcosa di serio; forse un celato grido d’aiuto che non si vuole ascoltare considerandolo il semplice e fastidioso capriccio di un bimbo "viziato" Pensate l'assurdità di questa abusata parola, viziato perché oltre agli oggetti spesso inutili di cui lo circondano lui chiede di essere ascoltato" continuò con enfasi oratoria mostrando le zanne affilate
“se non mangio è perché ho mal di pancia… hai mai pensato che forse quel cibo non mi piace?..”
“Tu babbo mica la mangi la minestra con le verdure a dadini, che a me piace tanto, perché dici che che ti gonfia, qualcuno forse ti costringe ad ingozzarti con la minaccia che se non la mangi vai all’’inferno… se sono troppo vivace non è solamente perché sono un gran birichino, forse voglio solo attirare l’attenzione perché ho la netta sensazione che quello che faccio non interessi a nessuno... come quella volta che ti ho mostrato il disegno che avevo fatto con tanto impegno e che tu hai a malapena sbirciato e liquidato con un distratto “bello bello “ per niente credibile”
Il lupo era davvero buffo mentre interpretava la parte del bambino alterando la sua bassa voce; gli era sempre piaciuto recitare, aveva addirittura fatto qualche comparsata in alcuni film e si lasciava spesso prendere la mano…
“ D’accordo, d’accordo non facciamola troppo lunga… , hai capito, vero S.?”
intervenne l’uomo nero con la sua voce tagliente come la lama di un coltello, come il rasoio del nonno Renato, come un filo d’erba, come la sega di Berto il falegna… chiaro, no?
“ cre…credo di sì” tentennò S. più per lo spavento per l'improvvisa domanda che per l’incertezza.
In effetti tutto in lui cominciava a schiarirsi
Gli pareva di cominciare finalmente a respirare a pieni polmoni come mai aveva fatto prima
Allora i suoi genitori non lo disprezzavano, non consideravano ogni cosa lui facesse una sciocchezza, una cosa di poco conto… erano solamente stanchi ed accecati dal lavoro, avevano oramai smarrito del tutto la capacità di meravigliarsi e purtroppo avevano perso la memoria buttando il bambino che era in loro nel cestino, lentamente giorno dopo giorno così da non accorgersi del cambiamento, e non come si fa ciccando con il mouse di un computer.
S. si stupì di essere in grado di dare vita a certi pensieri ma sentiva dal profondo che qualcosa stava cambiando in lui e provò una gran pena per i propri genitori...loro sì che avevano bisogno di aiuto, altroché.
“ vedi e per questo che non viale la pena andiare di là e viendicarti spaventandoli a morte”
disse il Bubu
“fermo” gridarono all’unisono , Cicino, l’uomo nero e lupo
Troppo tardi!
L’essere grasso e peloso che prima di parlare si era avvicinato al letto, vi si era seduto pesantemente facendo catapultare S. verso il soffitto.
Per fortuna l’orco ne aveva intuito la traiettoria e afferrò il bambino al volo.
S. non si era per nulla spaventato e scoppiò a ridere come se fosse stato morso da una tarantola ridens.
Cicino lo depose dolcemente sul letto, dopo aver fatto cenno al Bubu di alzarsi e gli diede un buffetto sulla guancia
“ E’ ora di dormire, S. si è fatto molto tardi e noi dobbiamo andare” Continuò il gigante
“restate ancora un po’! rispose S. sbadigliando e strofinando gli occhi che parevano desiderosi di chiudersi.
L’uomo nero gli rimboccò le coperte fino al mento
“Certo, ancora un po’ ma ora spegni la luce e vedrai che di mostri non ne vedrai più…”
“Ah! ah, ah, questa è davviero buona” rise il Bubu, per forza se spegne la lu…”
un colpo al fianco da parte di Cicino gli spezzò la frase in gola
“shhh, shhh! Non vedi che dorme, palla di pelo indigesto”
Click!
La stanza ripiombò al buio ma dopo poco nel riquadro della finestra apparve una luminosa falce di luna che rischiarò tutta la camera così da lasciarne intravedere il contenuto. Un bambino stava dormendo nel suo letto con uno strano sorriso stampato sul volto