martedì 27 dicembre 2011

promemoria

vorrei ricordare a chi passa da queste parti che subito qua accanto c'è un link che porta al mio sito dove languono solitari i miei lavori(pittorici. grazie A breve aggiungerò altre immagini

Oggi è il giorno!

VIREO
Fabio Mina - Danilo Rinaldi - Mirco Ballabene martedì 27 dicembre 2011 ore 21 Teatro degli Atti Concerto di presentazione dell’album “Vìreo in collaborazione con Assalti al Cuore Fabio Mina: flauti,duduk, campionamenti Danilo Rinaldi: batteria, percussioni Mirco Ballabene: contrabbasso opening act Francesco Cardelli, Riccardo Cardelli STRATOSPHÈRE PROJECT "C’è una forza che discende dall’eternità e questa forza è verde" - Hildegard von Bingen La forza verde, quella linfa che secondo la filosofa Hildegard ci lega al mondo della natura, è chiamata virìditas. E vìreo è il verbo latino che significa “sento la virìditas in me, divento verde”. Partendo da queste suggestioni, rievocando gli elementi naturali e attingendo a diversi generi e tradizioni musicali, Fabio Mina presenta, in un evento unico a teatro, il suo primo disco, “vìreo”. Un percorso intimo, in cui l'improvvisazione si alterna a brevi parti composte e si snoda in terreni personalissimi, alla ricerca di un equilibro tra l'introspezione più profonda e lo sguardo aperto all'esterno. In questo live-set il respiro, l'ascolto, il suono e il silenzio convivono insieme alle visioni di una natura che si mostra in tutte le sue sfumature, rivelandosi all’improvviso, come in un’epifania. “Vìreo”, album prodotto da Markus Stockhausen per la prestigiosa label Aktivraum, è un itinerario lieve e onirico attraverso l’immaginario evocativo di un compositore sensibile e appassionato, ispirato in modo sottile ma indissolubile dalla natura e dalle sue continue e sensuali mutazioni. Ad aprire il live di Fabio Mina l’inedito progetto “Stratosphère” di Francesco e Riccardo Cardelli, che presenteranno al pubblico del Teatro degli Atti un suggestivo set di musica elettroacustica, improvvisazione, groove minimali e soundscapes. Fabio Mina - Nasce a Rimini nel 1984. Studia flauto fin da bambino. In contemporanea con gli studi classici del Conservatorio intraprende l’esperienza dell’improvvisazione, prima in ambito jazz, ed in seguito in un contesto musicale sempre più vario. In quegli anni di formazione approfondisce la cultura musicale del Nord dell’India, del Giappone e della Persia, scoprendo e sperimentando il suono e le tecniche di un’ampia gamma di flauti provienti da ogni parte del mondo. Nel 2006 si trasferisce a Berlino, città in cui avrà la possibilità di vivere edificanti esperienze con musicisti di strada, danzatori ed artisti. Fortunato sarà l’incontro, nel 2008, con il trombettista e compositore di fama internazionale Markus Stockhausen, con il quale darà via ad un fortunato sodalizio che gli permetterà di suonare in prestigiosi festival in Italia e in Germania. Oltre a Stockhausen Mina collabora con musicisti del calibro di Tara Bouman, Fabrizio Ottaviucci, e, tra gli altri, Cristiano De André. Il suo primo album si chiama “Vìreo”, ed unisce in modo unico atmosfere jazz, paesaggi sonori rarefatti e improvvisazione.

venerdì 23 dicembre 2011

la ruota si è inceppata

ieri mattina alla radio un ascoltatore accusava il sindacato di rigidità, di non pensare alla crescita perché secondo lui aveva a cuore solamente gli interessi dei propri iscritti, molti dei quali anziani e svogliati e non si preoccupava dei giovani, entusiasti e motivati e di conseguenza maggiormente produttivi(costano anche meno potrei aggiungere)che non riescono ad entrare nel mondo del lavoro. Certo un fondo di verità ci sarebbe se vivessimo nel mondo della logica e se l'ordine delle cose fosse rispettato e la ruota girasse nella giusta direzione ma sappiamo bene che non è così. Negli ultimi anni pochissimi vengono sostituiti e chi resta lavora molto di più aumentando così la produttività che a quanto pare non basta mai nonostante i continui tagli, spesso indiscriminati, compiuti da scaltrissimi manager; qualcuno la chiama ottimizzazione, per le imprese forse non certo per chi lavora o chi spera di poterlo fare. Questa non è una guerra generazionale come alcuni vorrebbero far credere perché molti di coloro che sgobbano da parecchio tempo si metterebbero tranquillamente da parte se glielo lasciassero fare ma invece qualcuno ha deciso che debbano rimanere al loro posto per ancora diversi anni, innanzitutto perché ancora troppo giovani per andare in pensione e poi perché bisogna pensare al futuro dei nostri ragazzi, che diamine. Lo so, a prima vista può sembrare una contraddizione ma se ci si riflette sopra si capisce che non è proprio così perché quelle stesse persone sono quelle che oggi stanno seriamente pensando all'abolizione del articolo 18 (per ora sono parole buttate lì, ma si sa le parole son come i semi e se le innaffi con costanza prima o poi qualcosa germoglia) naturalmente con il plauso della confindustria (se non ci fosse malafede perché così tanto interesse?) e sempre in nome dell'apertura del mondo del lavoro ai giovani (in che condizioni si troverebbero a lavorare senza le giuste tutele?).Scusate ma io ci vedo poco chiaro, sarà a causa della mia sempre più scarsa fiducia nelle istituzioni o c'è del “marcio in Danimarca”? Mi auguro vivamente di sbagliarmi ma se questo questo loro progetto andasse a buon fine le conseguenze potrebbero essere tremende perché quei lavoratori “anziani”(brutti, demotivati, malaticci ecc.) considerati tali dai loro datori di lavoro ma al contrario ritenuti troppo giovani dallo stato per andarsene in pensione potrebbero tranquillamente essere licenziati, senza giusta causa naturalmente, così sostituirebbero i figli nel limbo dei disoccupati con rispetto a loro ancora minori prospettive di trovare uno straccio di occupazione impedendogli di fatto di completare l'iter lavorativo e di conseguenza negargli la possibilità di versare quei contributi necessari per percepire una discreta pensione, una volta raggiunto il fatidico e mobile traguardo. Strano che qualcuno non abbia ancora pensato ad un bel suicidio di massa...di lavoratori naturalmente, quello sì che risolverebbe i problemi del nostro paese. p.s. mentre scrivo queste parole su un ipotetico futuro oggi centinaia di persone si trovano già senza lavoro e sono in condizioni disperate. Li vediamo in televisione abbarbicati sui tetti, arrampicati sulle gru, vediamo i loro volti e ascoltiamo la loro rabbia e nonostante la nostra partecipazione emotiva viviamo tutto questo ancora da spettatori come se la cosa fosse comunque distante da noi ma sappiamo tutti che non è così e la cosa ci spaventa perché ci sentiamo impotenti.

martedì 20 dicembre 2011

riflessioni morali

da noi vige uno strano concetto di libertà; molti paiono convinti che essere liberi consista nel poter fare ciò che si vuole ma sappiamo bene che quando si vive in società non è così perché ogni nostro gesto può influire sulle scelte degli altri, sulle vite degli altri. Di conseguenza è piuttosto evidente che "libertà" oltre a essere il diritto primario di ogni uomo si porti appresso anche degli obblighi e comporti un'assunzione di responsabilità e una consapevolezza non indifferente che purtroppo - visto come vanno le cose nel nostro paese - abbiamo spesso preferito trascurare perché, siamo sinceri, è molto più facile individuare colpe nei comportamenti altrui che nei propri essendo maestri della auto-assoluzione ma dilettanti dell'autocritica.

domenica 4 dicembre 2011

visto che...

Potrei fregarmene, e infatti più o meno è quello che cerco di fare ma non sempre ci riesco. Dipingo praticamente da sempre ma la mia cosiddetta strada l'ho trovata dopo diversi anni e molti dipinti. Non è un percorso rettilineo e la fine ancora non si intravvede e spero non si intraveda mai perché il piacere della scoperta, dell'incontro fortuito o inconsciamente cercato è la cosa che più mi interessa in questo mio girovagare artistico, anche se questo mio movimento può essere simile all'incedere del bradipo. Faccio questa premessa perché vorrei si capisse che la mia pittura si nutre solamente della meraviglia dell'incontro, del piacere provato ogni volta che il pennello lascia sulla tela il suo segno di colore carico di mistero. Detto questo torniamo al motivo di questo mio scritto. Quando un pittore espone i suoi lavori si mette appunto in mostra e quello che fino a poco prima apparteneva solamente a lui entra in comunione con altre persone che a secondo della propria sensibilità, del proprio gusto personale, esprimeranno libere il loro giudizio su ciò che stanno guardando... e questo mi pare oltre che giusto pure ovvio. Quello che invece capisco meno è quando qualcuno, non sempre in buona fede, cerca di fare ad ogni costo accostamenti con altri artisti del passato più o meno recente, quasi a voler come dire"niente di nuovo, l'ha già fatto tizio.." senza lasciare minimamente trapelare quale sia in realtà la sua opinione. Solitamente questo atteggiamento è tipico degli addetti ai lavori, dei "colleghi" che hanno spesso grosse difficoltà a dire quello che realmente pensano ma preferiscono con simili affermazioni sminuire il lavoro dell'altro cercando di togliergli la patente di originalità. Ora la questione del "nuovo" nel campo artistico è piuttosto complessa e non mi interessa neppure tanto affrontarla in questo momento ma quello che invece mi irrita è che qualcuno voglia insinuare che dietro a quella che potrebbe essere una fortuita "rassomiglianza" ci sia invece una intenzionale "copiatura". La cosa buffa è che spesso le persone che si comportano in questo modo a loro volta, attraverso i loro dipinti, non lasciano davvero dubbi sulle loro "influenze" e sulla loro onestà intellettuale. Per farla breve un paio di anni fa mi è successa una cosa del genere. Un mio amico chiede ad un collega pittore la sua opinione davanti ad un mio quadro: "sì dai, sembra R.B..." Credetemi, questo R.B (grande artista americano) non lo conoscevo affatto e non aveva mai visto niente del suo lavoro e non mi sono mai ispirato a lui neppure inconsciamente, come sostiene qualcuno perciò quando ho visto recentemente una sua mostra sono rimasto davvero stupito nel vedere che in effetti c'erano davvero in alcuni dipinti diversi punti di contatto fra i suoi e i miei lavori. Non nascondo che in un primo momento la cosa mi ha fatto piacere perché in qualche modo confermava la bontà di quello che stavo facendo ma poi, successivamente, mi sono reso conto che d'ora in avanti avrei sempre dovuto fare i conti i conti con una figura piuttosto ingombrante rischiando di perdere un pizzico di naturalezza, di libertà espressiva... Ma non è neppure questa la ragione che mi ha spinto a scrivere queste poche righe. Il vero motivo è molto semplice e banale ed è questo: visto che d'ora in avanti correrò il rischio di essere considerato come colui che imita R.B. ho deciso di farlo davvero ma tranquilli, non riguardo alla pittura ma in questo modo: l'importazione grafica del mio nuovo sito web è praticamente identico al suo che ho trovato molto semplice ed intuitivo perciò onde evitare maliziose insinuazioni ho deciso di mettere le mani avanti e ammettere serenamente che sì, ho copiato il sito di R.B.