giovedì 22 novembre 2012

ll tempo passa...

...e se non te ne fossi accorto, c'è sempre qualcuno che ti tiene aggiornato. L'altro giorno, mentre il treno sostava nella stazione di Lugo in attesa del treno incrociante, sul primo binario c'era un'allegra famigliola con tanto di bambini estasiati alla vista del treno. Il padre, forse più agitato del bambino che cercava di divincolarsi dalle sue braccia, gli indicava ogni cosa e persona " quello è il locomotore, lo vuoi toccare? che bravo hai toccato il treno! sopra c'è il macchinista che lo guida, quando parte sentirai che fischio, quel signore là invece  è il controllore dei biglietti" "controllore un par di palle sono il capotreno è ho un sacco di responsabilità e competenze oltre a quelle di controllare la validità dei titoli di viaggio, coglione nevrotico" quel tipo mi sta leggermente antipatico ma ipocritamente sorrido mentre mentre lui continua minaccioso con quel dito a mezz'aria "vedi quella riga gialla, non la devi superare altrimenti lui ti  sgrida e ti fa la multa "  il bambino mi guarda preoccupato e scivola lentamente dietro la gamba del padre. Sospiro. Non sopporto chi per ottenere obbedienza se ne tira fuori e addossa la responsabilità a una poco rassicurante figura esterna: il babau, il poliziotto, l'uomo nero. Quel bambino  crescerà con una antipatia verso la figura del capotreno e non ne saprà neppure il motivo. Mi avvicino e gli sorrido come per tranquillizzarlo "non ti preoccupare non mi arrabbio mai con i bambini, con gli adulti (i grandi) invece sì" Ho  scandito bene le ultime parole per rendere chiaro il messaggio " hai sentito è buono e poi non vedi che ha i capelli bianchi come quelli di babbo natale. Miracolo! In pochi istanti mi sono tramutato da orco a santa claus 

Vince

un'altra volta il mio amico professore, il mio amico poeta, il mio amico Vincenzo dovrà affrontare l'ennesima prova e sono certo che ancora una volta la supererà brillantemente come sempre ha fatto. "pensavo di aver già dato abbastanza " mi ha detto l'ultima volta che ci siamo visti. Non ho risposto. Solo un accenno di sorriso per mascherare la mia incapacità a trovare le giuste parole.
E non riesco neppure oggi davanti a questo schermo a trovarle. Vorrei scrivere tante cose al mio amico ma i pensieri si aggrovigliano e mi costringono alla resa, al silenzio. Forse è giusto così. In fondo la partita non è ancora finita. Vero Vincenzo?


Il sogno

Silenziose
gocce di nebbia
scivolano
sui miei pensieri già stanchi,
sulla mattina ancora buia,
su questa calma impalpabile
e cadono
sul mio viso assonnato,
sulle luci dei lampioni accesi,
sulle foglie ingiallite.
Ed io ciondolando sul viale
ascolto solo lo strisciare dei miei passi,
ascolto solo il battito del cuore
mentre riaccarezzo il sogno
che disperde e dipana l'inafferrabile
respiro della mia esistenza...
Una vecchia scuola,
un'aula grigia
venticinque ragazzi diranno
che ho sognato vivendo.

Vincenzo Giorgetti





mercoledì 21 novembre 2012

una piccola storia

l'altra sera nella piattaforma di una carrozza  trovo un signore di origine nordafricana che mi chiede alcune informazioni per andare a Monza. Dopo avergliele date, visto che mancavano ancora due ore prima dell'arrivo a Piacenza, gli suggerisco di cercarsi un posto a sedere; il treno era piuttosto affollato ma ancora ce n'era ancora qualcuno libero. Lui mi sorride e leggermente imbarazzato mi risponde in modo confuso: "no va bene così,  è pieno di valigie e non vorrei che qualcuno pensasse… sa sono straniero e nonostante io viva qui da 28 anni, mi vergogno… se c'è qualcuno un po' razzista…" sento tutto il suo disagio in quelle parole pronunciate con gli occhi bassi e la cosa non mi piace. " guardi che se uno è razzista il problema è solo suo, lei non ha nessuna colpa e quello di sedersi è un suo diritto, ci mancherebbe" 

"sì sì, ha ragione. ho pagato il biglietto, è un mio diritto ma sa dopo 28 anni ancora… mi vergogno comunque grazie amico " mi risponde tendendomi la mano questa volta guardandomi diritto negli occhi. Mentre gliela stringo sento tutta la forza che quel semplice gesto può avere e quel poco di  rabbia mista a indignazione che avevo provato un istante prima  si tramuta in un istante in lieve emozione dando un senso a quella mia domenica sera passata al lavoro