entro in una rivendita di dvd. Dopo aver consultato decine di film ne trovo uno che mi interessa: "uno due tre" di Billy Wilder. Guardo sul retro: lingua italiana, inglese, bene! sottotitoli: vuoto. Chiedo allora al negoziante, quello più giovane se può fare una verifica, prima dell'acquisto il quale si rivolge a quello più anziano probabilmente il padre che mi guarda interrogativo gli spiego che compero solo dvd che abbiano la lingua originale, con i sottotitoli in italiano naturalmente dato che non conosco tutte le lingue del pianeta - a malapena la nostrana e il francese - ma la mia spiegazione non lo soddisfa e aggiunge "ma guardi che in italiano c'è!"
esco sconsolato dal locale non perché i sottotitoli non c'erano ma perché mi è venuto in mente una battuta del film di Michel gondry Be kind rewind "nessuna specifica conoscenza richiesta". punto
Lo temevo e anche se ancora non l'avevo visto ero quasi sicuro di non sbagliare, non certo perché influenzato dalle critiche controverse ( d'altra parte con lui è sempre così, o lo si ama o -inspiegabilmente- lo si detesta) ma solamente perché me lo sentivo, punto e basta e purtroppo il mio sesto senso questa volta non ha sbagliato
To Rome with love, il film di Woody Allen ( uno dei registi da me più amato) girato a Roma è stato per me una vera delusione. Qualche battuta degna delle sue c'è stata ma non sufficiente a giustificare un film quasi ingiustificabile. Woody è stato accusato da molti critici e addetti ai lavori di aver data un'immagine stereotipata di Roma, dell'italia ma questo non mi ha particolarmente infastidito perché almeno una parte del film sembra un'operazione nostalgica così come era accaduto per Midnight in paris( decisamente un'altra cosa) mentre invece mi ha lasciato davvero incredulo la banalità di alcuni dialoghi (cosa davvero insolita per un genio come Woddy) come se l'autore di Manhattan avesse dovuto svolgere un compitino più per contratto che per piacere, per non parlare poi della sufficienza con cui il film è stato girato e montato (l'ho visto in lingua originale e i dialoghi italiani doppiati a volte erano fuori sincrono) Un film infarcito di comparsate di ex celebrità italiche Ornella Muti, Guliano Gemma, Maria Rosaria Omaggio e di nuove Scamarcio, Gian MarcoTognazzi, Donatella Finocchiaro a testimonianza che qualche clausola nel contratto ci dovesse essere altrimenti perché non far lavorare vere comparse almeno per i ruoli di contorno. E che dire della pochezza recitativa di alcuni degli interpreti soprattutto italiani; tranne Benigni e Albanese ( che fa Albanese) gli altri sono stati un vero pianto, sempre sopra le righe, mai naturali, tanto da fare risaltare persino la breve interpretazione di Scamarcio che mi è parso rispetto agli altri, quasi bravo. Certo qualche trovata come dicevo c'è stata come a esempio quella dell'allestimento dell'opera lirica i Pagliacci" con il tenore che si esibisce sotto la doccia e anche l'idea del pezzo con Benigni mi è parsa discretamente satirica, anche se forse meritava un'attenzione maggiore ma per il resto ripeto la pellicola mi è sembrata un' operazione più che altro commerciale fatta inoltre in maniera davvero frettolosa, niente a che vedere con i film girati in Spagna, Vicky Cristina Barcelona, in Francia, Midnight in Paris, o in Inghilterra, lo splendido Match Point. A costo di sembrare il solito anti- italiano sono giunto alla conclusione che anche un autore come Woddy Allen può fallire se si fa influenzare dal pressappochismo del nostro cinema che pare davvero contagioso
Un tempo venire in Italia a girare un film poteva essere buona cosa per i cineasti americani, vedi "vacanze romane" di William Wyler "che cosa è successo tra mio padre e tua madre" di billy Wilder, ma in questi ultimi anni pare sconsigliabile visti i risultati di pellicole come "the tourist" film irritante con J. Deep, la parte finale( fortunatamente breve) del bel film di Sofia Coppola, Somewhere e naturalmente Rome with to love film di W. Allen. Tutti film dove le intrusioni dei divi nostrani si potevano a mio giudizio tranquillamente evitare. Cosa che molti spettatori avrebbero volentieri apprezzato, io sicuramente
p.s Woody rimane comunque uno dei più grandi cineasti di tutti i tempi - questo non si discute - e sono certo che il prossimo sarà un piccolo capolavoro
Ieri sera ho rivisto il bellissimo film di Ken Loach, My name is Joe. Questa volta, dato che era un DVD l'abbiamo potuto guardare in lingua originale, con i sottotitoli naturalmente, e dopo pochi minuti, al di là dei dialoghi come sempre ben scritti, la cosa che mi è saltata subito agli occhi è stata la grande capacità recitativa di tutti gli attori anche di quelli di contorno, l'amalgama che contribuiva alla riuscita della pellicola e di conseguenza non ho potuto non fare un parallelo con il nostro cinema attuale che pare affetto di pressappochismo. Purtroppo, e non capisco perché visto che nessun critico ne parla, gran parte dei nostri cineasti anche quelli migliori si accontentano della recitazione degli interpreti principali (a volte discutibile pure la loro) senza preoccuparsi troppo dei figuranti e facendo spesso a meno dei cosiddetti caratteristi, per non parlare poi della fotografia e delle musiche, come se per fare un buon film fosse sufficiente una storia e un protagonista di richiamo, meglio se catodicamente noto, dimenticando che per la buona riuscita di ogni lavoro sono spesso le sfumature, i particolari a fare la differenza. Che paese è il nostro dove chi canta stona senza avere almeno una voce indimenticabile, alla Bob Dylan per intendersi e chi recita ha la stessa fluidità del latte scaduto, quello grumoso sempre per intenderci?
p.s immagino che la questione dei soldi non sia del tutto irrilevante ma credo che ci sia anche dell'altro ( pochissime e care scuole di cinema ad.es.) perché in Italia di soldi non ce ne sono mai stati tanti ma difficile negare che il cinema di un tempo fosse mediamente superiore riguardo alla qualità a quello attuale. Prendete i primi film di Avati, di Olmi e confrontateli con i più recenti... capirete cosa intendo
una delle cose che mi piace fare é camminare. Da un po' di tempo pratico il Nordic walking. Sì, quello che si fa con quei bastoncini, simili a quelli da trekking o da sci. Quella pratica che molti di voi, diciamo simpaticamente, associano agli anziani… beh se fossi in voi prima di esprimere un qualsiasi giudizio vi inviterei a provare poi ne riparliamo… oggi ad esempio percorsi 11 chilometri in un'ora e quarantacinque minuti; non male, vero? Comunque se volete approfondire date un'occhiata qua: http://www.nordicwalking.it/ . Ma non è della pratica in se di cui volevo parlare; pare che il camminare non sia solo salutare per il fisico ma anche per la psiche. Sento già i maligni borbottare: "pensate come sarebbe se fosse più sedentario"? Naturalmente non perderò il mio tempo a rispondere a simili sciocchezze. Ora non so cosa capiti precisamente alla mente mentre si cammina ma so cosa succede alla mia. Certo se cammino in riva al mare o in mezzo alla natura parte delle mie attenzioni sono rivolte all'ambiente che mi circonda ma dato che spesso la durata delle mie uscite è piuttosto lunga la mente ha il tempo e la possibilità di vagare ovunque. Una forza misteriosa, un colpo di vento magico improvvisamente si desta e solleva al suo passaggio quelle foglie che fino a poco prima giacevano inerti a terra e con un filo invisibile, in volo, le cuce assieme formando una lunghissima collana. Così le parole, che prima parevano come assopite si ridestano e lucidamente formano pensieri, frasi già ben strutturate, persino brevi racconti ma poi una volta giunti alla meta di colpo così come misteriosamente quel vento era arrivato ora scompare e le foglie ritornano ad adagiarsi alla rifusa sul terreno e tutte quelle parole che fino a poco prima parevano così chiare ora cadono sparse sul fondo della psiche come dimenticate... di loro solo un lieve ricordo