sabato 19 marzo 2016

fast music, fast cinema, fast...

   Tra i tanti, uno dei motivi per cui ascolto sempre volentieri radio3 è che che se stai ascoltando un pezzo musicale che sia classico o leggero, jazz o rock te lo lasciano ascoltare fino alla fine. Mi pare di aver sentito che, in tempi oramai lontani,  certi brani di Fela Kuti venivano raramente trasmessi in radio a causa della loro durata che spesso si aggirava sui 20 minuti; in quel caso, pur con grande dispiacere, si poteva comunque capire il senso di quelle scelte.  Oggi, nelle radio “commerciali” non hanno invece nessuna giustificazione visto che tagliano persino la coda ad una canzone di poco più di 3 minuti e trovo questo atteggiamento una totale mancanza di rispetto sia per il pubblico che per l’autore. Insomma pur non essendo costruito come un brano classico ogni lavoro musicale è composto da un inizio, una parte centrale e una parte finale  che assieme danno un senso compiuto alla composizione. Invece spesso la canzone viene castrata impunemente, impietosamente senza alcun imbarazzo, come se quegli istanti finali fossero superflui (badate bene, non sto parlando di brani mixati) Il risultato è che oramai anche chi ascolta compie questo gesto censorio passando da un brano all’altro in una incomprensibile corsa contro il tempo. Certo la mia è la scoperta dell’acqua calda, visto che oramai il modo di consumare cinema, musica, ecc. ecc.  è questo; l’importante è avere sul proprio computer discografie complete, filmografie che neppure in due vite uno riuscirebbe a visionare... che sia questo il motivo di tanta fretta?
No, non credo. Da  tempo oramai la diffusione, il consumo, il modo di usufruire di questi prodotti, che rimangono comunque prodotti culturali, è equiparato a qualsiasi  altra merce e serve principalmente a vendere spazi pubblicitari che ci spingeranno ad acquistare altra merce che dobbiamo in fretta ingerire e in fretta digerire…perché dunque perdere il nostro preziosissimo tempo ad assaporare il cibo, ad ascoltare ”davvero” musica, a guardare un film dai titoli di testa a quelli di coda  quando c’è già qualcosa d’altro che bolle in pentola. Allora non  resta che cacciarci due dita in gola per fare un poco di spazio; come i nostri antichi predecessori dell’impero romano… che se non ricordo male mi pare sia poi decaduto...

Anni fa c’era un brano di N. Fabi, “ il negozio di antiquariato”, una canzone dignitosa, anche per merito di Stefano di Battista al sassofono, che quando passava in radio ascoltavo con piacere… purtroppo al nostro valente jazzista veniva lasciato lo spazio per l’assolo proprio in chiusura di brano, ben 80 secondi! Un’eresia per i nostri conduttori radiofonici, 1 minuto e 20 di sola musica,  ma dai non scherziamo! e allora ogni volta senza nessuna eccezione…zac!




9 minuti e 13 secondi...la parte finale è interessante