martedì 27 dicembre 2011

promemoria

vorrei ricordare a chi passa da queste parti che subito qua accanto c'è un link che porta al mio sito dove languono solitari i miei lavori(pittorici. grazie A breve aggiungerò altre immagini

Oggi è il giorno!

VIREO
Fabio Mina - Danilo Rinaldi - Mirco Ballabene martedì 27 dicembre 2011 ore 21 Teatro degli Atti Concerto di presentazione dell’album “Vìreo in collaborazione con Assalti al Cuore Fabio Mina: flauti,duduk, campionamenti Danilo Rinaldi: batteria, percussioni Mirco Ballabene: contrabbasso opening act Francesco Cardelli, Riccardo Cardelli STRATOSPHÈRE PROJECT "C’è una forza che discende dall’eternità e questa forza è verde" - Hildegard von Bingen La forza verde, quella linfa che secondo la filosofa Hildegard ci lega al mondo della natura, è chiamata virìditas. E vìreo è il verbo latino che significa “sento la virìditas in me, divento verde”. Partendo da queste suggestioni, rievocando gli elementi naturali e attingendo a diversi generi e tradizioni musicali, Fabio Mina presenta, in un evento unico a teatro, il suo primo disco, “vìreo”. Un percorso intimo, in cui l'improvvisazione si alterna a brevi parti composte e si snoda in terreni personalissimi, alla ricerca di un equilibro tra l'introspezione più profonda e lo sguardo aperto all'esterno. In questo live-set il respiro, l'ascolto, il suono e il silenzio convivono insieme alle visioni di una natura che si mostra in tutte le sue sfumature, rivelandosi all’improvviso, come in un’epifania. “Vìreo”, album prodotto da Markus Stockhausen per la prestigiosa label Aktivraum, è un itinerario lieve e onirico attraverso l’immaginario evocativo di un compositore sensibile e appassionato, ispirato in modo sottile ma indissolubile dalla natura e dalle sue continue e sensuali mutazioni. Ad aprire il live di Fabio Mina l’inedito progetto “Stratosphère” di Francesco e Riccardo Cardelli, che presenteranno al pubblico del Teatro degli Atti un suggestivo set di musica elettroacustica, improvvisazione, groove minimali e soundscapes. Fabio Mina - Nasce a Rimini nel 1984. Studia flauto fin da bambino. In contemporanea con gli studi classici del Conservatorio intraprende l’esperienza dell’improvvisazione, prima in ambito jazz, ed in seguito in un contesto musicale sempre più vario. In quegli anni di formazione approfondisce la cultura musicale del Nord dell’India, del Giappone e della Persia, scoprendo e sperimentando il suono e le tecniche di un’ampia gamma di flauti provienti da ogni parte del mondo. Nel 2006 si trasferisce a Berlino, città in cui avrà la possibilità di vivere edificanti esperienze con musicisti di strada, danzatori ed artisti. Fortunato sarà l’incontro, nel 2008, con il trombettista e compositore di fama internazionale Markus Stockhausen, con il quale darà via ad un fortunato sodalizio che gli permetterà di suonare in prestigiosi festival in Italia e in Germania. Oltre a Stockhausen Mina collabora con musicisti del calibro di Tara Bouman, Fabrizio Ottaviucci, e, tra gli altri, Cristiano De André. Il suo primo album si chiama “Vìreo”, ed unisce in modo unico atmosfere jazz, paesaggi sonori rarefatti e improvvisazione.

venerdì 23 dicembre 2011

la ruota si è inceppata

ieri mattina alla radio un ascoltatore accusava il sindacato di rigidità, di non pensare alla crescita perché secondo lui aveva a cuore solamente gli interessi dei propri iscritti, molti dei quali anziani e svogliati e non si preoccupava dei giovani, entusiasti e motivati e di conseguenza maggiormente produttivi(costano anche meno potrei aggiungere)che non riescono ad entrare nel mondo del lavoro. Certo un fondo di verità ci sarebbe se vivessimo nel mondo della logica e se l'ordine delle cose fosse rispettato e la ruota girasse nella giusta direzione ma sappiamo bene che non è così. Negli ultimi anni pochissimi vengono sostituiti e chi resta lavora molto di più aumentando così la produttività che a quanto pare non basta mai nonostante i continui tagli, spesso indiscriminati, compiuti da scaltrissimi manager; qualcuno la chiama ottimizzazione, per le imprese forse non certo per chi lavora o chi spera di poterlo fare. Questa non è una guerra generazionale come alcuni vorrebbero far credere perché molti di coloro che sgobbano da parecchio tempo si metterebbero tranquillamente da parte se glielo lasciassero fare ma invece qualcuno ha deciso che debbano rimanere al loro posto per ancora diversi anni, innanzitutto perché ancora troppo giovani per andare in pensione e poi perché bisogna pensare al futuro dei nostri ragazzi, che diamine. Lo so, a prima vista può sembrare una contraddizione ma se ci si riflette sopra si capisce che non è proprio così perché quelle stesse persone sono quelle che oggi stanno seriamente pensando all'abolizione del articolo 18 (per ora sono parole buttate lì, ma si sa le parole son come i semi e se le innaffi con costanza prima o poi qualcosa germoglia) naturalmente con il plauso della confindustria (se non ci fosse malafede perché così tanto interesse?) e sempre in nome dell'apertura del mondo del lavoro ai giovani (in che condizioni si troverebbero a lavorare senza le giuste tutele?).Scusate ma io ci vedo poco chiaro, sarà a causa della mia sempre più scarsa fiducia nelle istituzioni o c'è del “marcio in Danimarca”? Mi auguro vivamente di sbagliarmi ma se questo questo loro progetto andasse a buon fine le conseguenze potrebbero essere tremende perché quei lavoratori “anziani”(brutti, demotivati, malaticci ecc.) considerati tali dai loro datori di lavoro ma al contrario ritenuti troppo giovani dallo stato per andarsene in pensione potrebbero tranquillamente essere licenziati, senza giusta causa naturalmente, così sostituirebbero i figli nel limbo dei disoccupati con rispetto a loro ancora minori prospettive di trovare uno straccio di occupazione impedendogli di fatto di completare l'iter lavorativo e di conseguenza negargli la possibilità di versare quei contributi necessari per percepire una discreta pensione, una volta raggiunto il fatidico e mobile traguardo. Strano che qualcuno non abbia ancora pensato ad un bel suicidio di massa...di lavoratori naturalmente, quello sì che risolverebbe i problemi del nostro paese. p.s. mentre scrivo queste parole su un ipotetico futuro oggi centinaia di persone si trovano già senza lavoro e sono in condizioni disperate. Li vediamo in televisione abbarbicati sui tetti, arrampicati sulle gru, vediamo i loro volti e ascoltiamo la loro rabbia e nonostante la nostra partecipazione emotiva viviamo tutto questo ancora da spettatori come se la cosa fosse comunque distante da noi ma sappiamo tutti che non è così e la cosa ci spaventa perché ci sentiamo impotenti.

martedì 20 dicembre 2011

riflessioni morali

da noi vige uno strano concetto di libertà; molti paiono convinti che essere liberi consista nel poter fare ciò che si vuole ma sappiamo bene che quando si vive in società non è così perché ogni nostro gesto può influire sulle scelte degli altri, sulle vite degli altri. Di conseguenza è piuttosto evidente che "libertà" oltre a essere il diritto primario di ogni uomo si porti appresso anche degli obblighi e comporti un'assunzione di responsabilità e una consapevolezza non indifferente che purtroppo - visto come vanno le cose nel nostro paese - abbiamo spesso preferito trascurare perché, siamo sinceri, è molto più facile individuare colpe nei comportamenti altrui che nei propri essendo maestri della auto-assoluzione ma dilettanti dell'autocritica.

domenica 4 dicembre 2011

visto che...

Potrei fregarmene, e infatti più o meno è quello che cerco di fare ma non sempre ci riesco. Dipingo praticamente da sempre ma la mia cosiddetta strada l'ho trovata dopo diversi anni e molti dipinti. Non è un percorso rettilineo e la fine ancora non si intravvede e spero non si intraveda mai perché il piacere della scoperta, dell'incontro fortuito o inconsciamente cercato è la cosa che più mi interessa in questo mio girovagare artistico, anche se questo mio movimento può essere simile all'incedere del bradipo. Faccio questa premessa perché vorrei si capisse che la mia pittura si nutre solamente della meraviglia dell'incontro, del piacere provato ogni volta che il pennello lascia sulla tela il suo segno di colore carico di mistero. Detto questo torniamo al motivo di questo mio scritto. Quando un pittore espone i suoi lavori si mette appunto in mostra e quello che fino a poco prima apparteneva solamente a lui entra in comunione con altre persone che a secondo della propria sensibilità, del proprio gusto personale, esprimeranno libere il loro giudizio su ciò che stanno guardando... e questo mi pare oltre che giusto pure ovvio. Quello che invece capisco meno è quando qualcuno, non sempre in buona fede, cerca di fare ad ogni costo accostamenti con altri artisti del passato più o meno recente, quasi a voler come dire"niente di nuovo, l'ha già fatto tizio.." senza lasciare minimamente trapelare quale sia in realtà la sua opinione. Solitamente questo atteggiamento è tipico degli addetti ai lavori, dei "colleghi" che hanno spesso grosse difficoltà a dire quello che realmente pensano ma preferiscono con simili affermazioni sminuire il lavoro dell'altro cercando di togliergli la patente di originalità. Ora la questione del "nuovo" nel campo artistico è piuttosto complessa e non mi interessa neppure tanto affrontarla in questo momento ma quello che invece mi irrita è che qualcuno voglia insinuare che dietro a quella che potrebbe essere una fortuita "rassomiglianza" ci sia invece una intenzionale "copiatura". La cosa buffa è che spesso le persone che si comportano in questo modo a loro volta, attraverso i loro dipinti, non lasciano davvero dubbi sulle loro "influenze" e sulla loro onestà intellettuale. Per farla breve un paio di anni fa mi è successa una cosa del genere. Un mio amico chiede ad un collega pittore la sua opinione davanti ad un mio quadro: "sì dai, sembra R.B..." Credetemi, questo R.B (grande artista americano) non lo conoscevo affatto e non aveva mai visto niente del suo lavoro e non mi sono mai ispirato a lui neppure inconsciamente, come sostiene qualcuno perciò quando ho visto recentemente una sua mostra sono rimasto davvero stupito nel vedere che in effetti c'erano davvero in alcuni dipinti diversi punti di contatto fra i suoi e i miei lavori. Non nascondo che in un primo momento la cosa mi ha fatto piacere perché in qualche modo confermava la bontà di quello che stavo facendo ma poi, successivamente, mi sono reso conto che d'ora in avanti avrei sempre dovuto fare i conti i conti con una figura piuttosto ingombrante rischiando di perdere un pizzico di naturalezza, di libertà espressiva... Ma non è neppure questa la ragione che mi ha spinto a scrivere queste poche righe. Il vero motivo è molto semplice e banale ed è questo: visto che d'ora in avanti correrò il rischio di essere considerato come colui che imita R.B. ho deciso di farlo davvero ma tranquilli, non riguardo alla pittura ma in questo modo: l'importazione grafica del mio nuovo sito web è praticamente identico al suo che ho trovato molto semplice ed intuitivo perciò onde evitare maliziose insinuazioni ho deciso di mettere le mani avanti e ammettere serenamente che sì, ho copiato il sito di R.B.

lunedì 14 novembre 2011

Alleluja!




Piccola premessa. Nonostante abbia atteso quello che è accaduto in questi giorni per anni non riesco ancora a gioire a pieno. La spiegazione sta tutta nel non lieve fastidio che ho provato durante i vari dibattiti televisivi di queste ore ascoltando le parole dei vari intellettualoni subito pronti a gettare acqua sul fuoco -forse temendo un improbabile incendio- con parole falsamente ecumeniche.
" Chi ha avuto, ha avuto,ha avuto… chi ha dato, ha dato ha dato, scurdammoce 'o passato…" dice il buon casini: " berlusconi è caduto, ora andiamo avanti pensiamo al futuro…
Non è mica così semplice, sa caro onorevole, perché potremo dire di aver fatto un passo avanti solo quando il cambiamento sarà tangibile e non una semplice ipotesi appena sussurrata, quando i sacrifici saranno equamente distribuiti così come i benefici, quando la politica sarà finalmente al servizio delle persone (se devo sognare meglio puntare in alto, no) solo quando il berlusconismo sarà uscito non solo dai palazzi del potere ma anche fuori da ognuno di noi…
" allora stiamo freschi" mi ha detto oggi un collega ma se non ci siamo ancora riusciti neppure con il fascismo!" Chiusa premessa.

Ma questi intelligentoni quando la finiranno? Dopo quello che è accaduto in questi anni, invece di fare autocritica, eccoli lì pronti ad insegnarci a stare al mondo non rendendosi conto che continuano a posizionare la lente sempre fuori bersaglio. Questi Maîtres à penser nostrani sempre pronti a bacchettare a destra e a manca (soprattutto a manca) a dire quello che è giusto e quello che è sbagliato, invocando spesso a sproposito il buonsenso e le buone maniere. Questi signori della carta stampata, questi politici evergreen buoni per ogni stagione con le loro manine ben curate, con quei volti ben rasati che probabilmente non hanno la più pallida idea di quello che vuole dire sudarsi, nel vero senso della parola, il pane quotidiano e se ce l'hanno, non gioca certo a loro favore, perché non c'è nulla di peggio che la memoria corta per chi vuol dare lezioni di vita. Ma non si accorgono questi individui che stanno mancando di rispetto a chi in questi anni ha subito ogni ingiuria possibile da parte di una classe dirigente che si è preoccupata soprattutto ad accrescere i propri privilegi, mostrando davvero scarso interesse verso chi nel frattempo perdeva, lavoro, diritti e di conseguenza la possibilità di vivere una vita degna. Ora, personalmente non vado allo stadio perciò non frequento le cosiddette curve ma se fossi stato a Roma l'altra sera è probabile che sarei sceso in piazza anch'io per essere testimone di un momento che spero possa essere ricordato come storico, di un momento atteso da molto, troppo tempo. E loro sfacciatamente a dire in televisione (e con che tono l'hanno detto!) che questo non è bello, che non si irride chi ha perso, che in fondo si tratta solo di un avversario politico e non di un nemico, che certe immagini fanno male al paese…."ma mi faccia il piacere!" avrebbe detto Toto
Queste personcine dabbene si sono forse preoccupate in questi anni di tutti coloro che urlavano la loro indignazione, la loro rabbia, la loro frustrazione? Macché anche allora hanno sempre cercato di smorzare i toni perché secondo loro questo anti - berlusconimo era eccessivo, esagerato e controproducente. l'abbiamo visto tutti quanto esagerato fosse e se ne sono dovuti rendere conto pure i nostri maestri di bon ton che soffrono per qualche strillo di troppo, l'hanno dovuto faticosamente ammettere anche se lo hanno fatto solo quando oramai la situazione era oramai insostenibile ed era impossibile negare e giustificare l'evidenza.
La rabbia mi viene soprattutto per quell'atteggiamento di superiorità che mostrano ogni volta che aprono bocca; mai una parola di troppo (quante di meno però) per non correre il rischio di urtare chissà quali sensibilità senza però mostrare alcuna empatia per gli indifesi, non certo preoccupati di ferire i sentimenti di chi spesso è vittima della violenza, quella subdola, meno palese, quella che ti consuma giorno dopo giorno, quella che ti impedisce di sorridere al futuro perché sei costretto a vivere alla giornata, perpetrata, non so quanto involontariamente, proprio da parte di coloro che temono così tanto di offendere. Vorrei tanto pensare che questo loro atteggiamento derivi dalla consapevolezza di quanto sia difficile riconoscere la verità, che siano mossi solamente dalla buona fede, uomini saggi attanagliati dal dubbio (chi non ha dubbi non crescerà mai) ma mi dispiace, proprio non ci riesco perché mentre li ascolto regalare al popolo "perle di saggezza" non sento parole di uomini equilibrati (equilibristi sì), spinti da un vero senso di giustizia ed equità ma solamente parole partigiane. Ebbene sì anche loro hanno i loro referenti, l'importante è sapere che non siamo certo noi... noi siamo quelli sciatti ed incivili che urlavano l'altra sera a Roma, poveri ingenui pieni di chissà quali aspettative. Ben poca cosa lo sappiamo ma probabilmente non è così visto che ci vorrebbero togliere persino il diritto allo sfogo, il diritto di alzare la voce verso chi in questi anni ha rappresentato il potere in tutte le sue forme, non certo verso un uomo qualunque; quello sì sarebbe ignobile.
Perciò cari signori, vi prego, almeno per una volta anche se questo vi arrecherà un lieve fastidio, fate finta di niente e provate cortesemente a tacere per un po' a meno che non pretendiate che noi, dopo anni di faticoso addestramento per apprendere l'arte della sopportazione, non impariamo da veri masochisti quali siamo l'efficacissima arte dell'implosione... così magari risolviamo il problema delle pensioni.

p.s L'Alleluia di Hendel durante la manifestazione è stata un vero colpo di genio e solo chi è totalmente privo di senso dell'umorismo non riuscirà ad ammetterlo.


mercoledì 26 ottobre 2011

incontropiede


un ragazzo se ne stava stravaccato con i piedi(due) appoggiati sui braccioli del sedile.
"ehi, ma non vedi che stai insozzando tutto con quelle scarpacce ( minimo 150 euro) ? lì ci vanno le mani non i piedi ( certe cose bisogna spiegarle bene altrimenti sono difficili da capire) "
lui infatti mi guarda stupito e cercando di ricomporsi un minimo
" ma mi hanno detto che lì, si possono mettere"
dice con sicurezza e con la faccia come un politico
" il sangue comincia ad accelerare e sento un lieve calore salirmi al viso ma anni di training saran pure serviti a qualcosa, no? allora mi limito ad invitarlo cordialmente (giuro) a recarsi in bagno e a pulire il tutto con qualche salvietta (sul tono della voce non saprei dire)
In conclusione: pensate davvero che io possa davvero continuare a mantenere un saldo equilibrio ancora per molto, mi ci vedete ultra sessantenne, viste le richieste del cavaliere resistente ( noi un poco meno ) nonostante lo yoga, mantenere il solito aplomb anglosassone davanti a cotanta insulsa stupidità?

sabato 22 ottobre 2011

morte mediatica

Gheddafi è stato ucciso. Dopo i fatti di Roma che sono stati oggetto di interminabili disamine televisive da parte di grandi esperti del nulla ora abbiamo un nuovo argomento incentrato sul tema della violenza che ci intratterrà per alcuni giorni. Accidenti, ci sono periodi in cui non succede nulla ed ora... Scusate l'apparente cinismo, dico apparente perché lungi da me mancare di rispetto a chicchessia ma è che non sopporto più l'ipocrisia e la falsità che ci circonda. Ora sappiamo tutti cosa succede dopo fatti del genere. Ognuno esporrà con convinzione le proprie opinioni, in base alla propria sensibilità ed intelligenza ed è probabile che la ragione la si potrà trovare in tesi tra loro contrastanti. E questo cosa porterà? A nulla. Non sarebbe meglio, una volta tanto fare un po' di silenzio? Invece no! Ah come ci piace il dibattito quando poi si osservano le cose da lontano e se poi non si è coinvolti in prima persona ancora meglio. E' così facile emettere verdetti seduti comodamente davanti ad uno schermo televisivo. Ma santo cielo, come si fa a dare giudizi così trancianti, con estrema sicurezza in situazioni simili, a sapere quello che è giusto e sbagliato se non ci si è mai trovati immersi dentro. Lo sappiamo tutti che quello che ai nostri "civilizzati" occhi pare orrendo, spesso disumano è una caratteristica tipica dell'uomo; la vendetta, la gratuità del gesto violento,la brama di sangue fanno parte di noi e questo ci spaventa a morte. Certo anch'io penso che spesso chi compie certe azioni sia mosso da ben altro che da un sentimento di giustizia ma se così non fosse, se invece fossimo tutti cani di paglia pronti a prendere fuoco?

p.s. badate bene, io non giustifico e ho sempre pensato che l'uomo debba tendere nella direzione della pace e dell'amore se vuole compiere un passo in avanti e dare un senso alla propria vita ma sono stufo di sentire parlare di violenza solo quando ci si trova di fronte ad immagini raccapriccianti, a morti che assumono connotati differenti perché spudoratamente mostrate, facendole cosi' diventare "diverse"... basta il tema è complesso e sono sicuro che ci sarà ( purtroppo) sicuramente un'altra occasione per parlare di un argomento così torbido come quello della violenza

mercoledì 12 ottobre 2011

attori italiani cercansi


l'altra sera ho riguardato con gran piacere il film di James Foley "Americani". Il Cast è davvero impressionante: Al Pacino, Alec Baldwin, Jack Lemmon, Alan Arkin, Ed harris, Kavin Spacey e Jonathan Price... una prova d'attore/i davvero incredibile (soprattutto in lingua originale). Quando ti trovi davanti a certe pellicole, la capacità interpretativa di certi artisti ti lascia davvero senza fiato e non puoi che meravigliarti scorgendo quanta distanza ci sia da un attore (vero) ad un altro...prendiamo ad esempio il nostro cinema e tentiamo di scorgere attori del livello di quelli sopraccitati, dove stano i nostri Al Pacino, i nostri J. Turturro? Ho citato due italo americani non per caso ma solo per evidenziare che la bravura recitativa non è legata all'etnia d'appartenenza ... allora da cosa dipende? dal metodo, dall'applicazione, dallo studio, dalla volontà, dal fuoco sacro?
In Italia abbiamo attori discreti, per lo più caratteristi chiamati a recitare quasi sempre lo stesso ruolo, purtroppo, ed è davvero difficile vederli interpretare ruoli drammatici e brillanti con la stessa credibilità (credo comunque che la colpa sia in larga parte dei film, dei soggetti, dei registi, delle produzioni) e se si escludono una manciata di attori ( Castellitto, Servillo, Bentivoglio, Orlando ecc. ecc. la situazione è parecchio sconsolante.
D'altra parte un paese che dà così poca importanza alla cultura in tutte le sue forme, che ha cancellato da tempo parole come qualità, impegno, passione perché dovrebbe avere un cinema diverso?

p.s. prima di chiudere, vorrei però dire che anche se la situazione è difficile nel nostro paese abbiamo diversi giovani registi davvero bravi anche se purtroppo si devono per lo più accontentare di vincere o farsi notare nei vari festival perché gran parte del pubblico li ignora così come è probabile che neppure i secessionisti del nord ne conoscano l'esistenza visto che sono praticamente tutti del sud del paese: Martone, Garrone, Crialese, Sorrentino, Winspeare, ecc.
buona visione a tutti e un consiglio: guardate i film in lingua originale e con i sottotitoli è tua un'altra storia
stefano

lunedì 3 ottobre 2011

senza titolo

Proviamoci di nuovo. Con la favola ha funzionato e anche se ci ho messo una vita sono riuscito a finire il racconto, perciò ho deciso di tirar fuori questo piccolo racconto incompiuto con protagonista il commissario Magrettì, un personaggio da me utilizzato per un vecchio concorso letterario"LO STRANO CASO DI RUE DES OISEAUX".
Ne pubblicherò una parte con la speranza di portarlo a termine.


Nella penombra del suo ufficio, Il commissario Magretti se ne stava seduto alla scrivania con la testa tra le mani. Gli occhi chiusi. Immobile, pareva dormisse. Invece era ben sveglio, troppo sveglio purtroppo. Avrebbe di gran lungo preferito che tutto quel vorticare di pensieri, quella parata di immagini che scorrevano davanti ai suoi occhi fossero solo sogni e non l'orrida rappresentazione del quotidiano, del suo quotidiano. Ripensava all’ultimo caso che non si poteva ancora considerare chiuso anche se di lì a poco, ne era certo, dalla porta sarebbe arrivata la conferma che i suoi sospetti non erano infondati anche se questa volta, senza alcuna prova, si era mosso seguendo unicamente il suo intuito. Era accaduto tutto in una frazione di secondo ma la differenza tra un buon investigatore e uno normale stava proprio nella capacità di cogliere anche il minimo segno, quello che pochi riescono a percepire. Era davvero stanco. Non aveva chiuso occhio per tutta la notte. Difficile riuscire a dormire sulla vecchia e scomoda poltrona dell’ufficio. Si era tolto le scarpe ed aveva allungato le gambe su una sedia ma la tensione non gli dava tregua e non riusciva a distendere i nervi e ad azzerare i pensieri. Nonostante l’esperienza e gli sforzi nel cercare di non farsi coinvolgere troppo dal lavoro, non ci riusciva mai del tutto. Aveva creduto che con il passare del tempo si sarebbe abituato a certe situazione ma purtroppo o per fortuna così non era stato. Purtroppo, perché il fardello che a volte si portava appresso era davvero troppo pesante. Per fortuna, perché questo significava che ancora possedeva quella sensibilità, quella compassione necessaria per svolgere al meglio il suo gravoso compito di investigatore. Compito alquanto delicato visto che spesso era costretto ad insinuarsi nelle pieghe dell’umanità e sapeva bene che per trattare con materiale umano occorrevano sia rispetto che tatto. Cercava innanzitutto di capire prima ancora di emettere giudizi immedesimandosi nella vittima ma soprattutto cercando di intuire le ragioni di chi aveva commesso il reato anche se a volte il “movente”era inesistente. “Non sempre le cose sono quelle che appaiono, dipende sempre da che parte della pistola stai guardando” era solito dire sorridendo, anche se lui la pistola preferiva lasciarla nel cassetto.
Ogni volta che arrivava alla conclusione di un caso veniva colto da sensazioni contrastanti; la parte razionale era appagata da quello che la sua capacità investigativa era riuscita a portare a compimento ma la parte legata alla sfera emotiva gli dava sempre più un senso di spossatezza unito ad una profonda amarezza. Rendersi conto di quello che l'uomo era in grado di fare nei confronti dei suoi simili era davvero sconfortante e non riusciva mai ad accettarlo fino in fondo. Quante bugie era costretto ad ascoltare ogni volta e spesso gli toccava pure far finta di credere a tutte quelle menzogne, quasi volesse in qualche modo giustificare lo sforzo creativo di chi gliele propinava. Pareva che tutti avessero avuto una buona ragione una giustificazione più che plausibile per commettere qualsiasi crimine, anche il più terribile.
Come se non si rendessero conto del limite che avevano superato, quel limite che ogni società si deve dare per far sì che ognuno possa vivere accanto all'altro. Certo ci sarebbe da discutere a questo proposito dato che mai come ora il paese era diviso tra chi veniva punito per qualsiasi reato, anche quelli ridicoli e chi difficilmente metteva piede in un tribunale grazie alle mille interpretazioni della legge e denaro a sufficienza per permettersi la scaltrezza di subdoli avvocati
Basta con queste elucubrazioni tuonò il commissario qua ci vuole una buona pipata
Tirò fuori dal cassetto la scatola con il tabacco e la pipa dalla tasca della giacca.....
Prima di accendere si alzò e andò al giradischi, non l'aveva mai tradito con i più pratici ma freddi lettori cd. Delicatamente sfilò dalla bella custodia di cartone un disco nero come liquirizia e lo depose sul piatto. Alzò il braccio dell'apparecchio, gli fece fare un leggero movimento all'indietro e quando sentì lo scatto lo posizionò proprio sopra il cerchio nero come la pece con estrema attenzione. Si sentì un leggero sfrigolio poi fu soltanto musica quella che riempi la stanza
Ritornò alla scrivania si sedette e allungò le gambe davanti a se prese la pipa e finalmente l'accese.
Il fumo cominciò a salire mescolandosi al suono caldo della tromba di Miles, al sax di Coltrane Ad ogni boccata i nervi di Magretti si rilassavano dopo alcuni minuti la sua mente ritrovò quella pace che da molto tempo aveva come smarrito..
- commissario!
La porta si aprì all'improvviso facendo entrare l'aria fredda dell'inverno ......
"Non c'è niente da fare" pensò M. senza però scomporsi più di tanto "il caro Chevalier, non imparerà dunque mai a bussare"...
" che c'è Maurice?" oramai aveva rinunciato pure a rimbrottarlo
" scusi commissario, ma che puzza c'è qua dentro" e corse alla finestra e la spalancò
" faccia piano e ascolti"
"ma...”
"shhh!”
Al brigadiere non restò che arrendersi. Andò a sedersi sulla sedia di legno posta all’angolo della stanza e in religioso silenzio aspettò per tutta la durata del brano che intanto si era impossessato di ogni cm cubo dell’ufficio inondandolo di note.



“Allora mi dica André” disse il commissario mentre ripuliva il fornello della pipa “anzi no aspetti” accompagnò le parole con un eloquente gesto della mano e dopo un breve istante di silenzio appoggiandosi nuovamente allo schienale della vecchia poltrona, sospirò rumorosamente, come se avesse un gran bisogno d’aria. In realtà significava che era pronto per la sua solita lucida analisi, una sequela di parole che avrebbe lentamente fatto luce su ogni cosa anche la più recondita; Non che fosse interessato a mostrare le proprie capacità deduttive, non possedeva certo l’ego di alcuni suoi colleghi più celebri, ma aveva bisogno di riepilogare a voce alta i fatti per poter sciogliere ogni nodo dal filo dei pensieri, per non trascurare alcun dettaglio. Il brigadiere che prontamente si era alzato per fare il dovuto rapporto al suo superiore si risedette senza protestare. Non era la prima volta che ascoltava il lucido argomentare del suo capo, come un rito obbligatorio a cui, sinceramente, non avrebbe mai voluto rinunciare, tanta era l’ammirazione per il commissario.

“ Allora ricapitoliamo: giovedì scorso è crollata un abitazione piuttosto vecchia, in rue Bruyere, forse una fuga di gas. In quella casa vivevano i due Fratelli Beaucoeur. Uno dei due, quello più anziano, ci ha avvisati immediatamente dell’accaduto e con le lacrime agli occhi ci ha comunicato che probabilmente sotto le macerie era rimasto sepolto il fratello. Lui si era salvato essendo uscito, soltanto un’ora prima, per scaricare la tensione accumulata durante una discussione avuto con il famigliare e questo lo angosciava terribilmente, anche se doveva la vita proprio a quel litigio. Abbiamo avuto conferma di questo dai vicini che hanno sentito le urla attorno alle venti, venti e trenta. Senza perdere tempo si è proceduto con gli scavi nella speranza di trovare vivo il malcapitato e proprio ieri sotto un cumulo di mattoni e travi di legno, miracolosamente l’abbiamo trovato che ancora respirava. L’uomo era ridotto ad un burattino inanimato. Picasso non avrebbe saputo fare meglio. Era ancora inspiegabilmente vivo, come se una forza sopranaturale lo avesse aiutato a resistere per rivedere la luce del sole, un sole che però si è eclissato un istante dopo, dandogli appena il tempo di pronunciare un nome e sgranare gli occhi che illuminarono, così, per un breve attimo il suo volto trasfigurato dal dolore…”
Il commissario fece una pausa perché ricordava bene che fu proprio in quel momento che ebbe quella strana sensazione, come una rivelazione.
Quella che per tutti era stato l’ultimo pensiero per l’amato fratello, per Magretti era l’indice accusatorio della vittima puntato verso il suo assassino. Solo per quel motivo aveva resistito per tre giorni senza cibo e acqua e con il corpo completamente devastato, Magretti ne era più che certo.





lunedì 26 settembre 2011

presa diretta

ieri sera il programma di jacona mi ha fatto davvero star male perché alla fine ho avuto la sensazione che solo un miracolo potrà aiutarci a cambiare le sorti del nostro paese. Un paese decadente accecato dall'egoismo e dalla stupidità, un paese che nonostante tutte le avvisaglie ancora non capisce che la crisi che ci ha sorpreso non è solamente economica ma ancor peggio sociale, un paese incapace di reagire che pare aspettare che fatalmente qualcosa cambi senza capire che solamente con la consapevolezza di quello che realmente si è o non si è, forse si riuscirà a compire il primo passo nella direzione giusta. Certo ora pare quasi impossibile affrontare un lavoro così immane, ma credo non ci sia nient'altro da fare perché - il fondo - lo abbiamo toccato da un pezzo.
Qualcuno dice che nei momenti peggiori l'uomo (l'italiano) da il meglio di se, allora diamoci sotto, tutti assieme, diamo un senso a delle parole che altrimenti rimarranno come troppo spesso accade, parole vuote.
Smettiamo di considerarci i migliori del mondo, i più creativi e senza vergogna impariamo dai buoni esempi che gli altri ci offrono e copiamoli, accidenti!
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date un'occhiata QUA, se ce l'hanno fatta loro perché non possiamo provarci anche noi

domenica 25 settembre 2011

martedì 20 settembre 2011

ci siamo!

scusate se insisto ma forse non tutti sanno cosa accadrà il 23 settembre...buttate un occhio QUA

venerdì 16 settembre 2011

presentazione Vìreo




Sì lo so che è mio figlio, sì lo so che la copertina è mia, sì lo so che sono di parte, ma a parte queste sciocchezze qualcuno dubita forse delle mia imparzialità? sono certo nessuno....allora perché il 23/09/11 non fate un salto a Colonia presso l'istituto di cultura italiana? assisterete ad un concerto che sono certo non vi lascerà indifferenti: la presentazione di Vìreo (QUI)
In fondo è qua vicino a due passi.



giovedì 11 agosto 2011

risposte

Ciao Vincenzo, lo so è carattere.. a volte vorrei fregarmene di tutto, starmene all'ombra di un albero a dormire, leggere, ma non ci riesco; sono giorni che cerco di estraniarmi dalla politica dai fatti di cronaca ma visto che non vivo in eremo le "buone notizie" arrivano e la mia "pelle assorbente" fa il resto e non posso che incazzarmi e sono d'accordo con Milvia le cose che mi fanno maggiormente rabbia sono l'indifferenza e quella sorta di fatalismo che servono per giustificare il nostro "non fare". Maria, non essere rassegnata, il pensiero è importante, la consapevolezza pure perché ci fanno vivere meglio anche se soffriamo per la nostra apparente impotenza... anch'io se rifletto sulla storia che puntualmente si ripete ho l'amara sensazione che il tempo passato non ci abbia insegnato niente e tendo al pessimismo ma poi guardo negli occhi i miei figli e capisco che la verità sta lì, nella loro fede nella vita, negli uomini, nella loro convinzione che il "buono esista" davvero, anche se non fa notizia, e allora divento un po' più fiducioso.
Certo il livello di degrado culturale in senso civico sociale di questi nostri tempi ha raggiunto un livello davvero basso e resto convinto che sarà davvero dura riuscire a recuperare un minimo di decenza ma che altro possiamo fare se non cercare di dare il nostro modestissimo contributo anche solamente vivendo in modo coerente... certo temo che come dice Milvia non sarà indolore.
La cosa preoccupante è che i governi non sembrano essersi accorti che il "nostro sistema" è fallito, nonostante tutte le avvisaglie di questi ultimi anni e vanno avanti a testa bassa auspicando una restaurazione senza preoccuparsi di trovare altre strade, quelle del cambiamento. Nessuno ha il coraggio di dire, forse per mancanza di coraggio forse per convenienza ( ma fino a quando) che il nostro modo di vivere, il nostro consumare in modo scriteriato è definitivamente finito che dobbiamo re-imparare a vivere con estrema consapevolezza re-imparare a capire cosa davvero ci occorre per vivere in modo più armonico.
Prendiamo ad esempio il referendum sul nucleare; al di là delle convinzioni personali di ognuno tutto il dibattito era incentrato su quali energie fossero le più adatte per rispondere al nostro fabbisogno futuro basandosi unicamente sulle nostre esigenze attuali (del mondo capitalistico,non scordiamocelo)
nessuno che ipotizzasse un modo differente di vivere magari impostato sul risparmio energetico, sul consumo intelligente sulla consapevolezza che le risorse naturali possono esaurirsi... che amarezza!
Allora che altro possiamo fare se non continuare ingenuamente forse, ma chissenefrega, ad esprimere i nostri pensieri, oralmente, sulla carta, sul web su una tela su uno spartito attraverso la poesia, un racconto, un'invettiva, un dipinto, un filmato ma soprattutto attraverso il nostro vivere quotidiano (scusate l'ho oramai scritto mille volte)...e se non servirà (serve, serve) a cambiare le cose almeno darà un senso alle nostre vite, che ci appartengono non dimentichiamocelo...
scusate mi sto dilungando come al solito ma forse non tutti sanno che il mio modo di ragionare non è rettilineo, non va dritto alla meta ma si dirama in tante viuzze laterali, rendendo davvero difficile ritornare sulla strada maestra.
Ciao Fabio, sono d'accordo con te, non è sempre stato così e questo ci rende speranzosi per il futuro ma ora dobbiamo solo capire come fare a ritornare società e smetterla di essere un insieme di individui soli,isolati e forse proprio per questo impauriti.


p.s. pubblicità non del tutto disinteressata
a settembre uscirà ( in Italia, in altri paesi europei è già uscito) il disco Vireo prodotto in germania
Un disco bellissimo che se avrete l'opportunità di ascoltare in silenzio prendendovi un'ora di tempo vi farà vivere una notevole esperienza, ve lo garantisco, una vera carezza per la mente e per l'anima... esagero? assolutamente no!
Ah!, dimenticavo, la copertina del disco è mia.





p.s. piccola storiella edificante

ieri una signora brasiliana molto estroversa con cui a volte mi capita di fare quattro chiacchiere mi ha chiesto se le potevo fare il biglietto perché non aveva avuto il tempo di farlo in stazione ma poi frugando nel portafoglio ne ha trovato uno a fascia chilometrica non ancora usato e mentre me lo porgeva ha detto: sai, ne tengo sempre qualcuno da dare a quei poveri ragazzi africani che non hanno soldi... per me non è un problema, io lavoro

ecco questa è la gente con cui voglio vivere, questi sono i miei fratelli... anche se non sono nati nel mio quartiere

ingenuamente vostro
stefano

lunedì 8 agosto 2011

dead men walking

Oggi fa davvero caldo. Devo essere impazzito per mettermi a scrivere con un garbino simile. Impazzito oppure talmente incazzato da poter superare qualsiasi barriera climatica. Sarò breve. La figlia di un mio amico è stata assunta 4 anni fa come apprendista in un grande magazzino. Il 24 scadeva il termine contrattuale e la ragazza, visto che non vi erano stati problemi alcuni durante il periodo lavorativo, si aspettava - chiaramente- un rinnovo di contratto con assunzione a tempo determinato. Non è stato così. Il 22 le è arrivata la notizia del licenziamento con uno stampato dove le comunicavano l'esito "negativo" dell'esperienza con una motivazione alquanto singolare "altro"
.
Non era sufficiente la beffa, pure l'umiliazione ci voleva.
Pochi giorni dopo l'azienda esponeva un cartello per assumere nuovo personale.

Ora, non sono ingenuo e so che le cose in Italia vanno - purtroppo- così ma questa mia consapevolezza dovrebbe forse attenuare il profondo disprezzo che nutro nei confronti di chi agisce in questa maniera?
beh, non è così. Sono terribilmente incazzato! Con voi che state sempre a sminuire, con tutti i miei cosiddetti fratelli italiani del cazzo che non vedono l'ora di mettermelo in quel posto nonostante io non sia consenziente, con me che sono solo capace di scrivere qualche parola indignata su un blog che quasi nessuno legge...
Come possiamo continuare ad accettare passivamente situazioni di questo genere che sicuramente avranno sfiorato ognuno di noi, limitandoci a prenderne amaramente atto?
Come possiamo accettare che i nostri diritti, soprattutto quelli dei nostri figli, vengano calpestati ogni giorno senza trovare la forza di contrastare questo mortificante stato delle cose?
Siamo vivi ma con l'impotenza dei defunti. Ammettiamolo una buona volta, soprattutto a noi stessi.



lunedì 11 luglio 2011

Grazie davvero!


immagino il rimuginare dei dirigenti della tram mentre si dannavano per trovare un modo per incentivare il loro servizio pubblico, per andare incontro alle esigenze dei cittadini in un momento storico sociale dove problemi come inquinamento, mancanza di parcheggi, aumento del costo del carburante indicano chiaramente la strada da prendere e quale tipo di mobilità scegliere. Ma come fare per rendere davvero appetibile lo spostarsi in bus?
Dopo un lungo travaglio finalmente la soluzione in almeno tre punti cardini:
1° aumentare il costo dei biglietti di almeno il 20% (da viserba a bellaria oltre il 30%)
2° ridurre la validità del biglietto di corsa semplice da 90 a 60 minuti
3° semplificare l'acquisto del biglietto passando dalle due precedenti tipologie (urbano ed extra urbano) alle tariffe a zone multicolori (dopo un intenso corso ai clienti e ai rivenditori tutto sarà davvero più semplice)

La cosa straordinaria è che questi 3 punti sono tutti a vantaggio dell'utente che d'ora in avanti non avrà più scuse e saprà finalmente quale mezzo scegliere per i suoi spostamenti. Grazie davvero!

p.s. personalmente continuo a credere in questo genere di mobilità...nonostante tutti i loro sforzi.
(per chi si ritiene dotato di pazienza e buon acume può dare un'occhiata qua)

venerdì 8 luglio 2011

Finita! (in poco più di 16.000 caratteri)

quasi una favola

"guarda che se non mangi tutta la minestra viene l'uomo nero"
"dormi subito perché altrimenti arriva il bubu"
"se non fai il bravo l'orco gigante ti porta nella sua grotta"
"non ti allontanare troppo altrimenti il lupo cattivo..."
"guarda che se il poliziotto vede che non mi dai la manina, ti chiude in galera"
e quella volta in treno: " guarda arriva il controllore, stai seduto composto altrimenti ti buca l'orecchio con la pinza..!"
Queste ed altre assurde frasi ritornavano alla mente di S.
I suoi genitori le usavano oramai come una specie di intercalare, le infilavano così, senza nemmeno accorgersene, anche quando non ce n'era alcun bisogno, sempre ammesso che queste parole assurde servissero davvero a qualcosa oltre a rendere S. sempre più insicuro e timoroso.
Non lo facevano per cattiveria ma semplicemente perché erano convinti che fosse un modo efficace e sbrigativo per farsi ubbidire; sicuramente il meno faticoso dato che non li costringeva a prendersi l'impegno di star lì a spiegare e a motivare ogni loro richiesta.
S. ne era oramai terrorizzato.
Era giunto al punto di temere di sbagliare ogni cosa si accingesse a fare perciò oramai si limitava solamente ad eseguire quello che gli veniva ordinato come un piccolo e obbediente robot alquanto spaventato.

Passava le giornate quasi sempre chiuso in casa e non aveva neppure più il coraggio di uscire nel cortile davanti alla sua abitazione. Vedeva oramai mostri dappertutto, dietro ogni angolo, ogni albero. Era sufficiente un colpo di vento ad alzare le foglie e subito pensava alla presenza di spiriti, naturalmente cattivi. Non parliamo poi di quando era ora di andare a letto. Ogni sera era davvero un dramma ritrovarsi nella sua piccola camera solo e al buio. Era riuscito dopo pianti e lamenti continui ad ottenere il permesso di addormentarsi con la luce del comodino accesa così da poter controllare l'intera stanza e poi, nel caso dovesse prontamente dare l'allarme, teneva sotto il cuscino un piccolo campanello. Solo la testa sbucava fuori dalle lenzuola, anche in piena estate non aveva il coraggio di tenere i piedini fuori. Gli pareva di essere più vulnerabile, indifeso con le estremità scoperte.
Fece così anche quella notte ma visto che si sentiva particolarmente coraggioso decise di provare a spegnere la luce. Prima però controllò che ogni cosa fosse al suo posto e poi si mise sotto le lenzuola coprendosi tutto, anche la testa (coraggioso va bene ma incosciente del tutto proprio no!). Dopo alcuni minuti, però, sentendosi soffocare la tirò fuori con molta circospezione, piano piano; pareva la testa della tartaruga che se ne esce dal carapace, dal guscio dopo un piccolo spavento… ci mette sempre un po' a tirar fuori la testa, sapete.
Anche i genitori erano andati a letto.
La casa era immersa nel silenzio.
Il buio non era mai stato così denso e nero, nero come il catrame, nero come il nero di seppia, nero come la liquirizia, nero come... insomma non si vedeva praticamente un tubo, niente di niente.
Qualcuno doveva aver incappucciato la luna, che fino a poco prima sbirciava dalla finestra.
Anche quella notte come tutte le notti si sentivano quei rumori che di giorno non si riuscivano a percepire perché venivano sovrastati, coperti da altri più prepotenti, come quelli delle auto, dei clacson delle auto delle frenate delle auto, delle urla di chi guida le auto, dei tamponamenti dell… insomma avete capito, no?
"questi sono rumori notturni, di giorno si riposano" pensò poeticamente S.
Un tempo era spaventato da tutti quei suoni ma ora gli tenevano compagnia fino a quando non prendeva sonno.
Provò ad ascoltarli uno ad uno: Il ticchettio dei tarli mentre banchettano, l'acqua che scorre nelle tubature, gorgogliando (glo, sglu sdruop, teuteu …),i topolini e gli uccelli che zampettano sulle tegole, il tic tac della sveglia nel corridoio, la sedia che qualcuno sposta nella camera
"...!!!???"
"LA SEDIA CHE QUALCUNO SPOSTA NELLA CAMERA!!"

Fece un urlo muto nel senso che non emise alcun suono. A volte capita, sapete, se si vuol urlare troppo forte, il grido ti rimane in gola.
Afferrò l’orlo del lenzuolo e si coprì il volto e se ne stette lì, immobile ad ascoltare il silenzio, irrigidito dalla paura.
Sentiva solamente il battito del suo cuore che gli rimbombava nel petto, tum tum tum.
Forse si era sbagliato - pensò - forse era stata solamente la sua immaginazione, forse...
"scuscia, S. puoi fenire fuori da lì sciotto?"
Altro che immaginazione, quella voce per quanto buffa era più vera che mai!
S. non si mosse e smise anche di respirare
"siu dai, non affere paiura" disse con molta tenerezza la voce
S. ingoiò l’ultima goccia di saliva che gli era rimasta in bocca e si fece coraggio; lentamente abbassò il lenzuolo e balbettando chiese:
“ chi, chi sei? Cosa fai nella mia camera?”
“avanti diglielo” disse una voce più energica che proveniva alla sua destra , vicino alla finestra che stranamente continuava a non fare entrare nessuna luce, neppure quella dei lampioni.
“sciono il Bubu" rispose frettolosamente la voce di prima, quella che pareva provenire dall'angolo dove c'era la scrivania
“ ma quanti, ‘uanti siete? Riuscì a dire S.?
“ siamo in quattro, aspetta che accendo la luce” queste parole gli giunsero da sotto il letto
“no, non accende…”
troppo tardi, si sentì il click dell’interruttore e nella camera fu improvvisamente giorno.
S. chiuse istintivamente gli occhi e li tenne così serrati, che gli fecero male.
“ Dai, apri gli occhi S. non siamo mica cattivi” fece una quarta voce, molto bassa proveniente dall’angolo opposto della camera
La voce era calma e rassicurante, molto più della precedente e nonostante la paura che lo attanagliava -ne aveva tanta, dappertutto- si fece coraggio e dopo aver fatto un bel respiro di colpo guardò e vide. Cioè, non vide proprio subito, sapete gli occhi ci mettono sempre un po’ di tempo ad abituarsi ai nuovi cambiamenti, che si passi dalla luce al buio che dal buio alla luce; infatti, solo dopo alcuni secondi riuscì finalmente a dare un volto a quelle voci.
Nell’angolo della stanza, vicino alla scrivania la sedia era stata spostata e sopra vi era seduto un essere enorme, tondo e così peloso da averla completamente fatta sparire sotto di lui. Era davvero buffo e di un colore mai visto - almeno S. non lo conosceva- , grigio ma anche viola e forse anche un po’ color cacca di piccione. Gli occhioni si intravedevano a malapena ma parevano buoni e sorridenti.
“Ciao, sciono il Bubu - disse gentilmente l'essere sconosciuto- scienza accento sulle u, però”
“ciao” disse timidamente S.
“ e io sono l’uomo nero”
Ecco perché nessun chiarore penetrava nella stanza, l’uomo nero con il suo corpo più nero del nero della caverna, più nero del fondo di un pozzo, più nero di una notte senza stelle, più ne…insomma avete capito, no? copriva interamente il rettangolo della finestra
S. fece solo un cenno con la testa in segno di risposta
L’essere dalla voce bassa e tranquilla era gigantesco, alto fino almeno fino al soffitto.
“Ciao S. io sarei quello che tutti chiamano Orco”
A S. parve un enorme e saggio gnomo dalla folta barba rossa.
Non ne aveva mai visto uno vero con i suoi occhi, ma con quelli dell’immaginazione sì: era sicuro che quello davanti a lui con quel grandissimo cappello a forma di cono con la punta afflosciata in mano fosse proprio un enorme gnomo
“Ciao Orco” rispose S. questa volta con maggior disinvoltura
Mancava il quarto, quello che si era nascosto sotto il letto.
Ci fu un attimo di imbarazzo e di silenzio. S. nonostante fosse oramai rassicurato dall’atteggiamento bonario dei suoi nuovi conoscenti non si sentiva ancora del tutto sicuro e quella presenza sotto di lui lo inquietava non poco..
“ insomma vuoi venir fuori da li sotto?” disse l’uomo nero con voce decisa
“non vedi che il bambino sta sulle spine, è preoccupato”
“vengo , vengo” disse una voce che più cavernosa di così non si era mai sentita prima
“ volevo solo aspettare che mi presentaste, sapete l’effetto che faccio la prima volta che mi si vede; d’altra parte con tutte le balle, mmm...- scusate- bugie che raccontano in giro sul mio conto c’è poco da fare: Certo sono un lupo ma non credo di essere più cattivo di qualsiasi altra specie animale a due o quattro zampe… dipende dal carattere ed io se ho mangiato a dovere sono il più affabile dei buontemponi”.....

...“allora esco, d’accordo, S. mi raccomando non spaventarti e non lasciarti ingannare dalle apparenze” il letto si mosse di almeno un metro e la prima cosa che sbuco fuori da sotto fu una zampa pelosa con delle unghie piuttosto lunghe ...
“ aspetta” quasi gridò S. “ha.. hai già mangiato?”
“ ah! ah! ah!” rise l’essere “ certo ho appena fatto uno spuntino poco prima a base di succo di mirtillo e crocchette di patate e spinaci… ora sono vegetariano, sai, da quando l’uomo ha incasinato, ops scusami per mille pecore, ha rovesciato l’equilibrio naturale di gran parte della terra ho cambiato abitudini alimentari e ti dirò non mi dispiace per niente anche se mi mancano gli appostamenti per cercare di catturare qualche preda e le corse dietro ad una lepre o a qualche furbo topo. Ora ogni tanto faccio qualche sgambata assieme a Checco lo stambecco e a Manolo il capriolo, anche se ultimamente corro soprattutto con Gedeone il muflone, così per mantenermi in forma e non perdere il vizio… ok, eccomi

fu un attimo e davanti agli occhi spalancati di S. si presentò un bellissimo esemplare di lupo dell’appennino che nonostante le premesse, un po' di paura faceva ma fu solo per un breve istante perché il canide (è il nome della sua famiglia) con una mimica davvero improbabile improvvisò un mezzo sorriso così strambo che fece ridere sguaiatamente praticamente tutti, S. compreso, sapete il riso è contagioso.
“shhhhh!” fece l’uomo nero, volete svegliare tutta la casa? Facciamo piano…Certo sarebbe divertente; vi immaginate la faccia dei genitori se ci vedessero tutti e quattro qua dopo averci utilizzati per anni da spaventapasseri senza chiedere il permesso a nessuno. Glielo farei vedere io l’uomo nero…quasi quasi vado di là e…”
“fermati” disse l’orco “ non siamo qui per questo e poi non capirebbero, con loro non c’è più niente da fare, oramai”
“ ha ragione Cicino” disse il lupo, succede raramente ma questa volta, una cosa giusta l’ha detta”
l’orco si girò di scatto, non sopportava che lo chiamassero con quel nome assurdo – vista la sua stazza- ma si limitò a maltrattare il cappello tra le enormi mani e dopo un breve respiro continuò rivolgendosi ora al bambino
“Sai, ragazzo in un primo momento avevamo pensato di vendicarci spaventando a morte – si fa per dire – i tuoi genitori ma poi abbiamo capito che non ne valeva la pena. Non fanno così perché sono cattivi, forse un po’ stupidi quello sì ma la cosa peggiore è che hanno sempre fretta. Una vita trascorsa correndo senza neppure conoscerne il motivo: corrono per andare al lavoro, corrono per andare in palestra, corrono per andare in vacanza e in mezzo a tutto quel polverone che sollevano correndo non si accorgono che ci sono i loro figli, fermi ad aspettare un po’ di attenzione, un po’ di tempo.
Quei figli a cui negano quel poco tempo necessario per spiegare loro il perché delle cose, il perché sì e il perché no , derubandoli di un loro diritto fondamentale acquisito alla nascita, quello della conoscenza, perché come spugne assetate chiedono solo di sapere, di essere guidati per mano, di essere capiti e ascoltati, perché questo e quello che succede in natura... almeno dovrebbe.
Ah, se solo si rendessero conto del reale valore di quel tempo dedicato, del suo essere prezioso, mai sprecato non utilizzerebbero così spesso la scorciatoia delle minacce, del ricatto, che poi serve solo a spaventare e di conseguenza a rendere insicuri… “
Cicino si interruppe come per riprendere fiato dopo uno sforzo; in effetti per uno taciturno e solitario come lui non era facile tirar fuori tutta quella sequela di parole.
“Si sono dimenticati di quanto dispiacesse loro non essere coinvolti nelle cose “dei grandi” anche se non le capivano del tutto…”
Proseguì il lupo
“…ma soprattutto si sono dimenticati che ognuno di loro è stato un bambino - avevano giurato di non farlo mai - con le proprie paure, le proprie particolarità, le proprie domande rimaste troppo spesso senza risposta…”
“Come si fa a non capire che dietro all’atteggiamento, anche quello più strano, si possa nascondere qualcosa di serio; forse un celato grido d’aiuto che non si vuole ascoltare considerandolo il semplice e fastidioso capriccio di un bimbo "viziato" Pensate l'assurdità di questa abusata parola, viziato perché oltre agli oggetti spesso inutili di cui lo circondano lui chiede di essere ascoltato" continuò con enfasi oratoria mostrando le zanne affilate
“se non mangio è perché ho mal di pancia… hai mai pensato che forse quel cibo non mi piace?..”
“Tu babbo mica la mangi la minestra con le verdure a dadini, che a me piace tanto, perché dici che che ti gonfia, qualcuno forse ti costringe ad ingozzarti con la minaccia che se non la mangi vai all’’inferno… se sono troppo vivace non è solamente perché sono un gran birichino, forse voglio solo attirare l’attenzione perché ho la netta sensazione che quello che faccio non interessi a nessuno... come quella volta che ti ho mostrato il disegno che avevo fatto con tanto impegno e che tu hai a malapena sbirciato e liquidato con un distratto “bello bello “ per niente credibile”
Il lupo era davvero buffo mentre interpretava la parte del bambino alterando la sua bassa voce; gli era sempre piaciuto recitare, aveva addirittura fatto qualche comparsata in alcuni film e si lasciava spesso prendere la mano…
“ D’accordo, d’accordo non facciamola troppo lunga… , hai capito, vero S.?”
intervenne l’uomo nero con la sua voce tagliente come la lama di un coltello, come il rasoio del nonno Renato, come un filo d’erba, come la sega di Berto il falegna… chiaro, no?
“ cre…credo di sì” tentennò S. più per lo spavento per l'improvvisa domanda che per l’incertezza.
In effetti tutto in lui cominciava a schiarirsi
Gli pareva di cominciare finalmente a respirare a pieni polmoni come mai aveva fatto prima
Allora i suoi genitori non lo disprezzavano, non consideravano ogni cosa lui facesse una sciocchezza, una cosa di poco conto… erano solamente stanchi ed accecati dal lavoro, avevano oramai smarrito del tutto la capacità di meravigliarsi e purtroppo avevano perso la memoria buttando il bambino che era in loro nel cestino, lentamente giorno dopo giorno così da non accorgersi del cambiamento, e non come si fa ciccando con il mouse di un computer.
S. si stupì di essere in grado di dare vita a certi pensieri ma sentiva dal profondo che qualcosa stava cambiando in lui e provò una gran pena per i propri genitori...loro sì che avevano bisogno di aiuto, altroché.
“ vedi e per questo che non viale la pena andiare di là e viendicarti spaventandoli a morte”
disse il Bubu
“fermo” gridarono all’unisono , Cicino, l’uomo nero e lupo
Troppo tardi!
L’essere grasso e peloso che prima di parlare si era avvicinato al letto, vi si era seduto pesantemente facendo catapultare S. verso il soffitto.
Per fortuna l’orco ne aveva intuito la traiettoria e afferrò il bambino al volo.
S. non si era per nulla spaventato e scoppiò a ridere come se fosse stato morso da una tarantola ridens.
Cicino lo depose dolcemente sul letto, dopo aver fatto cenno al Bubu di alzarsi e gli diede un buffetto sulla guancia
“ E’ ora di dormire, S. si è fatto molto tardi e noi dobbiamo andare” Continuò il gigante
“restate ancora un po’! rispose S. sbadigliando e strofinando gli occhi che parevano desiderosi di chiudersi.
L’uomo nero gli rimboccò le coperte fino al mento
“Certo, ancora un po’ ma ora spegni la luce e vedrai che di mostri non ne vedrai più…”
“Ah! ah, ah, questa è davviero buona” rise il Bubu, per forza se spegne la lu…”
un colpo al fianco da parte di Cicino gli spezzò la frase in gola
“shhh, shhh! Non vedi che dorme, palla di pelo indigesto”
Click!
La stanza ripiombò al buio ma dopo poco nel riquadro della finestra apparve una luminosa falce di luna che rischiarò tutta la camera così da lasciarne intravedere il contenuto. Un bambino stava dormendo nel suo letto con uno strano sorriso stampato sul volto

giovedì 23 giugno 2011

riprendiamoci il tempo


tanti anni fa, in un piccolo negozio che ora non c'è più ricordo d'aver comprato un album, un Long Playing - si chiamavano così allora -di Willie Dixon, uno dei miei primi dischi di blues. Mi avvicino alla cassa per pagare. Un uomo che probabilmente ha notato il mio acquisto si congratula con me per la scelta musicale, davvero buona dice ma poi aggiunge: " a condizione che quel disco lei lo ascolti, in religioso silenzio seduto sul divano davanti allo stereo".
Allora la cosa mi fece sorridere... oggi un po' meno perché nonostante la musica sia praticamente ovunque e faccia da colonna sonora continua alle nostre vite, nei supermercati, nelle stazioni, nei parcheggi sotterranei, ecc. ecc. abbiamo quasi completamente perso l'abitudine all'ascolto, perché, siamo sinceri, per ascoltare ci vuole tempo e noi il nostro tempo ce lo siamo venduto da un pezzo

giovedì 9 giugno 2011

mercoledì 25 maggio 2011

dieci domande a casaccio

1-avere come punto di ritrovo un centro commerciale è progresso?
2-camminare in mezzo alle auto e respirare merda è progresso?
3-guardare il proprio simile con diffidenza e averne timore è progresso?
4-aver perso la curiosità per la bellezza, l'arte, la natura, l'uomo è progresso?
5-sprecare cibo, acqua, energia mentre molti sul pianeta non ne hanno neppure a sufficienza per vivere è progresso?
6-la medicina finalizzata a produrre antidoti per contrastare i veleni che ingeriamo, respiriamo ogni giorno è progresso?
7 pagare un affitto quasi quanto uno stipendio è progresso?
8- lavorare tanto, con sempre meno diritti e soprattutto in pochi è progresso?
9- aver scelto la quantità rispetto alla qualità del vivere è progresso
10-star qua seduto al computer a scrivere cazzate è progresso?

questo è il racconto con cui ho partecipato



DISEREDATI

Manuel schivò il barbone all’angolo di via Marconi e svoltò per via Indipendenza. Non guardò i fighetti davanti al bar e le ragazze in minigonna con gli stivali a mezzacoscia, non guardò nulla e s’infilò nel portone del numero tre. Quell’idiota di Francesco lasciava sempre aperto, doveva dirglielo di usare più cautela.

Sebbene nella sua mente volteggiassero ben altri pensieri, pignolo com'era, questa tipica disattenzione di F. gli procurò un lieve fastidio. "eppure dovrebbe aver capito come si chiude questo cazzo di porta" se non la si accompagnava fino in fondo e non si faceva una lieve pressione quella rimbalzava e si riapriva. Ma F. era così e a certe cose proprio non faceva caso. La sua mente era in continuo movimento ed elaborava progetti con una facilità ed una determinazione davvero sorprendenti; non poteva certo sprecare il suo prezioso tempo preoccupandosi di vecchi e difettosi portoni. Manuel liberò un sorriso. Lo immaginò mentre sbatteva dietro di se il vecchio portale e con grandi falcate si divorava la rampa di scala prima che questi sbattesse contro lo stipite, oramai aureolato da innumerevoli piccole crepe impresse nel muro
"Già, poi chi lo sente il proprietario" disse M. a voce alta
"Ogni volta che viene per l'affitto scansiona tutto l'edificio per scovare qualche magagna, sembra uno della "scientifica”
Mentre questi pensieri sonori fuoriuscivano in libertà giunse davanti all’ingresso del loro piccolo bilocale e dopo aver raddrizzato con un piede lo zerbino entrò. Gettò rumorosamente le chiavi nel cestello per attirare l'attenzione di F. ma lui non sentì. Era in piedi davanti ai fornelli, con le cuffie alle orecchie, intento a preparare uno dei suoi soliti piatti esotici. M. non poté fare a meno di notare la sua invidiabile prestanza fisica dato che, sia che fosse estate o inverno, in casa se ne stava torso nudo. "Altro che regia, l'attore dovresti fare, con quel fisico" lo sfotteva sapendo di farlo irritare. F. detestava persino farsi fotografare. Gli si avvicinò e con aria di finta riprovazione alzò la voce "allora idiota, l'hai lasciata aperta anche stavolta" il tono era così alto che questa volta F. nonostante il volume della musica non poté non sentire; fece scivolare con la mano libera la cuffia senza fili che continuò a gracidare all'altezza del collo e girando la testa rispose sorridendo "ah, sei tu pendejo, cos’hai da sbraitare come un cervo in amore?" Insultarsi amorevolmente era per loro un vero divertimento. "se ci fregano un’altra bici poi come ci muoviamo in questa cavolo di città?” rispose M. Queste parole lo riportarono bruscamente alla realtà e l’accenno di sorriso che aveva fino ad un istante prima scomparve del tutto. F. intuendo il perché di quel cambiamento umorale domandò a sua volta “allora com’è andato l'incontro?” M. si limitò a scrollare le spalle e si girò verso la finestra “ma cosa ti aspettavi” continuò F. “pensavi davvero che le cose potessero andare diversamente? Non credo, visto che hai accettato quel lavoro in quella scuola ad Istanbul ”
“Sì, sì, hai ragione Francesco ma è che questa volta avevo sperato in qualcosa di più delle solite parole vuote di circostanza" e con voce nasale imitando la voce del responsabile delle attività culturali “lei è un bravissimo musicista, la teniamo d'occhio, è il primo della lista, abbiamo per lei dei progetti ma deve avere pazienza, sa i tagli alla cultura, la crisi…” “ma vaffan…” Sul fuoco intanto il sugo sfrigolava. F. si girò e aggiunse un goccio d’acqua tiepida all’intingolo “pazienza” riprese M. “ma se è un anno che ci siamo trasferiti nella capitale dietro false lusinghe e consigli di quella specie di agente che finge di darsi da fare…se cercate delle opportunità dovete venire a Roma, è qua che si muove e nasce tutto…ma vaf… anche all'agente” F. intanto mise un panno sopra la pentola del riso. “Ma sì, meglio così siamo giovani no, ne abbiamo di tempo” continuò M. quasi dovesse convincersene “avrei dovuto darti retta e prenotare quei voli un mese fa quando il prezzo era conveniente, acc…”
“vieni qua un attimo” lo interruppe F. porgendogli il cucchiaio di legno “attento che non si attacchi” e sparì in camera.
Ritornò un istante dopo con il computer “guarda coglione”
Sul portatile erano visibili due prenotazioni aeree per la città sul bosforo…di sola andata…partenza fra due giorni
F. come al solito aveva giocato d’anticipo.
M. spalancò la bocca ma non ne uscì alcun suono.
Cosa avrebbe potuto dire d’altra parte? Ci avevano provato. Erano arrivati dalla provincia certo con qualche aspettativa ma illusioni no, quelle no.
Da tempo avevano capito che il loro paese li aveva abbandonati come cani in autostrada, così come avevano capito che non rientravano nei progetti di una classe dirigente gretta, ignorante e violenta che faceva finta che loro non esistessero, derubandoli così del futuro. E già! la madre patria si era rivelata una genitrice alquanto snaturata. Certo il tempo giocava a loro favore ma fino a quando? Intanto la vita scorreva via veloce, troppo veloce per rischiare di sprecarne anche una sola goccia, amara o dolce che fosse.
Da tempo avevano rimosso gli steccati mentali che portano gli uomini a circoscrivere un luogo rispetto ad un altro; ora si trattava solo di mettere in pratica quello che avevano sempre desiderato: muoversi nel mondo
Qualcuno sicuramente avrebbe definito la loro semplicemente una fuga ma si è mai chiesto quel qualcuno di quanto coraggio serva per fuggire?
“Tutto bene Manuel?” chiese improvvisamente F.
Il tono asciutto sincero della sua voce riportò M. alla realtà e il tempo che per alcuni istanti pareva come sospeso riprese il suo corso
“ in fondo era quello che volevi, no? Continuò appoggiando il computer sul tavolo “essere utile a qualcuno. Beh! Ad Istanbul ci sono decine di giovani studenti che ti aspettano ed io mi arrangerò, il materiale da filmare non credo mancherà”
I due, ora si trovavano uno di fronte all’altro. Si guardavano in silenzio e sorridevano. Una strana euforia li stava pervadendo.
Manuel guardava negli occhi del suo giovane fratello e ne condivideva la lucentezza. Vi si rispecchiava. Erano occhi grandi, profondi, belli come lo sono gli occhi di chi ancora sa sognare, di chi ancora non ha smesso di farlo

“E spegni quel fornello cabròn, non vedi che è pronto?!”








giovedì 5 maggio 2011

più incipit per tutti

sto partecipando, in forma anonima per il momento, ad un gioco letterario indetto dall'amica Morena Fanti... se vi va date un'occhiata

lunedì 21 marzo 2011

c'era una volta una favola senza finale e ancora c'è

c'era una volta una favola senza finale che ancora il finale non ha.
Ma visto che chi ha iniziato a scriverla non si da pace, anche perché tanto ma tanto tempo fa l'aveva promessa a delle care amiche ( Morena, Cristina) abbiamo deciso (lui ed io) di pubblicarla ugualmente, convinti che qualcosa sicuramente accadrà.... speriamo, altrimenti saremo costretti ad inserire questo piccolo testo nella "stanza dei racconti incompiuti"

p.s. il testo potrà subire modifiche durante la stesura (ogni parte aggiunta avrà un colore diverso)


favola

"guarda che se non mangi tutta la minestra viene l'uomo nero"
"dormi subito perché altrimenti arriva il bubu"
"se non fai il bravo l'orco gigante ti porta nella sua grotta"
"non ti allontanare troppo altrimenti il lupo cattivo..."
"guarda che se il poliziotto vede che non mi dai la manina, ti chiude in galera"
e quella volta in treno: " guarda arriva il controllore, stai seduto composto altrimenti ti buca l'orecchio con la pinza..!"
Queste ed altre assurde frasi ritornavano alla mente di S.
I suoi genitori le usavano oramai come una specie di intercalare, le infilavano così, senza nemmeno accorgersene, anche quando non ce n'era alcun bisogno, sempre ammesso che queste parole assurde servissero davvero a qualcosa oltre a rendere S. sempre più insicuro e timoroso.
Non lo facevano per cattiveria ma semplicemente perché erano convinti che fosse un modo efficace e sbrigativo per farsi ubbidire; sicuramente il meno faticoso dato che non li costringeva a prendersi l'impegno di star lì a spiegare e a motivare ogni loro richiesta.
S. ne era oramai terrorizzato.
Era giunto al punto di temere di sbagliare ogni cosa si accingesse a fare perciò oramai si limitava solamente ad eseguire quello che gli veniva ordinato come un piccolo e obbediente robot alquanto spaventato.

Passava le giornate quasi sempre chiuso in casa e non aveva neppure più il coraggio di uscire nel cortile davanti alla sua abitazione. Vedeva oramai mostri dappertutto, dietro ogni angolo, ogni albero. Era sufficiente un colpo di vento ad alzare le foglie e subito pensava alla presenza di spiriti, naturalmente cattivi. Non parliamo poi di quando era ora di andare a letto. Ogni sera era davvero un dramma ritrovarsi nella sua piccola camera solo e al buio. Era riuscito dopo pianti e lamenti continui ad ottenere il permesso di addormentarsi con la luce del comodino accesa così da poter controllare l'intera stanza e poi, nel caso dovesse prontamente dare l'allarme, teneva sotto il cuscino un piccolo campanello. Solo la testa sbucava fuori dalle lenzuola, anche in piena estate non aveva il coraggio di tenere i piedini fuori. Gli pareva di essere più vulnerabile, indifeso con le estremità scoperte.
Fece così anche quella notte ma visto che si sentiva particolarmente coraggioso decise di provare a spegnere la luce. Prima però controllò che ogni cosa fosse al suo posto e poi si mise sotto le lenzuola coprendosi tutto, anche la testa (coraggioso va bene ma incosciente del tutto proprio no!). Dopo alcuni minuti, però, sentendosi soffocare la tirò fuori con molta circospezione, piano piano; pareva la testa della tartaruga che se ne esce dal carapace, dal guscio dopo un piccolo spavento… ci mette sempre un po' a tirar fuori la testa, sapete.
Anche i genitori erano andati a letto.
La casa era immersa nel silenzio.
Il buio non era mai stato così denso e nero, nero come il catrame, nero come il nero di seppia, nero come la liquirizia, nero come... insomma non si vedeva praticamente un tubo, niente di niente.
Qualcuno doveva aver incappucciato la luna, che fino a poco prima sbirciava dalla finestra.
Anche quella notte come tutte le notti si sentivano quei rumori che di giorno non si riuscivano a percepire perché venivano sovrastati, coperti da altri più prepotenti, come quelli delle auto, dei clacson delle auto delle frenate delle auto, delle urla di chi guida le auto, dei tamponamenti dell… insomma avete capito, no?
"questi sono rumori notturni, di giorno si riposano" pensò poeticamente S.
Un tempo era spaventato da tutti quei suoni ma ora gli tenevano compagnia fino a quando non prendeva sonno.
Provò ad ascoltarli uno ad uno: Il ticchettio dei tarli mentre banchettano, l'acqua che scorre nelle tubature, gorgogliando (glo, sglu sdruop, teuteu …),i topolini e gli uccelli che zampettano sulle tegole, il tic tac della sveglia nel corridoio, la sedia che qualcuno sposta nella camera
"...!!!???"

"LA SEDIA CHE QUALCUNO SPOSTA NELLA CAMERA!!"


Fece un urlo muto nel senso che non emise alcun suono. A volte capita, sapete, se si vuol urlare troppo forte, il grido ti rimane in gola.
Afferrò l’orlo del lenzuolo e si coprì il volto e se ne stette lì, immobile ad ascoltare il silenzio, irrigidito dalla paura.
Sentiva solamente il battito del suo cuore che gli rimbombava nel petto, tum tum tum.
Forse si era sbagliato - pensò - forse era stata solamente la sua immaginazione, forse...
"scuscia, S. puoi fenire fuori da lì sciotto?"
Altro che immaginazione, quella voce per quanto buffa era più vera che mai!
S. non si mosse e smise anche di respirare
"siu dai, non affere paiura" disse con molta tenerezza la voce
S. ingoiò l’ultima goccia di saliva che gli era rimasta in bocca e si fece coraggio; lentamente abbassò il lenzuolo e balbettando chiese:
“ chi, chi sei? Cosa fai nella mia camera?”
“avanti diglielo” disse una voce più energica che proveniva alla sua destra , vicino alla finestra che stranamente continuava a non fare entrare nessuna luce, neppure quella dei lampioni.
“sciono il Bubu" rispose frettolosamente la voce di prima, quella che pareva provenire dall'angolo dove c'era la scrivania
“ ma quanti, ‘uanti siete? Riuscì a dire S.?
“ siamo in quattro, aspetta che accendo la luce” queste parole gli giunsero da sotto il letto
“no, non accende…”
troppo tardi, si sentì il click dell’interruttore e nella camera fu improvvisamente giorno.
S. chiuse istintivamente gli occhi e li tenne così serrati, che gli fecero male.
“ Dai, apri gli occhi S. non siamo mica cattivi” fece una quarta voce, molto bassa proveniente dall’angolo opposto della camera
La voce era calma e rassicurante, molto più della precedente e nonostante la paura che lo attanagliava -ne aveva tanta, dappertutto- si fece coraggio e dopo aver fatto un bel respiro di colpo guardò e vide. Cioè, non vide proprio subito, sapete gli occhi ci mettono sempre un po’ di tempo ad abituarsi ai nuovi cambiamenti, che si passi dalla luce al buio che dal buio alla luce; infatti, solo dopo alcuni secondi riuscì finalmente a dare un volto a quelle voci.

Nell’angolo della stanza, vicino alla scrivania la sedia era stata spostata e sopra vi era seduto un essere enorme, tondo e così peloso da averla completamente fatta sparire sotto di lui. Era davvero buffo e di un colore mai visto - almeno S. non lo conosceva- , grigio ma anche viola e forse anche un po’ color cacca di piccione. Gli occhioni si intravedevano a malapena ma parevano buoni e sorridenti.

“Ciao, sciono il Bubu - disse gentilmente l'essere sconosciuto- scienza accento sulle u, però”

“ciao” disse timidamente S.

“ e io sono l’uomo nero”

Ecco perché nessun chiarore penetrava nella stanza, l’uomo nero con il suo corpo più nero del nero della caverna, più nero del fondo di un pozzo, più nero di una notte senza stelle, più ne…insomma avete capito, no? copriva interamente il rettangolo della finestra

S. fece solo un cenno con la testa in segno di risposta

L’essere dalla voce bassa e tranquilla era gigantesco, alto fino almeno fino al soffitto.

“Ciao S. io sarei quello che tutti chiamano Orco”

A S. parve un enorme e saggio gnomo dalla folta barba rossa.

Non ne aveva mai visto uno vero con i suoi occhi, ma con quelli dell’immaginazione sì: era sicuro che quello davanti a lui con quel grandissimo cappello a forma di cono con la punta afflosciata in mano fosse proprio un enorme gnomo

“Ciao Orco” rispose S. questa volta con maggior disinvoltura

Mancava il quarto, quello che si era nascosto sotto il letto.

Ci fu un attimo di imbarazzo e di silenzio. S. nonostante fosse oramai rassicurato dall’atteggiamento bonario dei suoi nuovi conoscenti non si sentiva ancora del tutto sicuro e quella presenza sotto di lui lo inquietava non poco..

“ insomma vuoi venir fuori da li sotto?” disse l’uomo nero con voce decisa

“non vedi che il bambino sta sulle spine, è preoccupato”

“vengo , vengo” disse una voce che più cavernosa di così non si era mai sentita prima

“ volevo solo aspettare che mi presentaste, sapete l’effetto che faccio la prima volta che mi si vede; d’altra parte con tutte le balle, mmm...- scusate- bugie che raccontano in giro sul mio conto c’è poco da fare : Certo sono un lupo ma non credo di essere più cattivo di qualsiasi altra specie animale a due o quattro zampe… dipende dal carattere ed io se ho mangiato a dovere sono il più affabile dei buontemponi”.....


...“allora esco, d’accordo, S. mi raccomando non spaventarti e non lasciarti ingannare dalle apparenze” il letto si mosse di almeno un metro e la prima cosa che sbuco fuori da sotto fu una zampa pelosa con delle unghie piuttosto lunghe ...

“ aspetta” quasi gridò S. “ha.. hai già mangiato?”

“ ah! ah! ah!” rise l’essere “ certo ho appena fatto uno spuntino poco prima a base di succo di mirtillo e crocchette di patate e spinaci… ora sono vegetariano, sai, da quando l’uomo ha incasinato, ops scusami per mille pecore, ha rovesciato l’equilibrio naturale di gran parte della terra ho cambiato abitudini alimentari e ti dirò non mi dispiace per niente anche se mi mancano gli appostamenti per cercare di catturare qualche preda e le corse dietro ad una lepre o a qualche furbo topo. Ora ogni tanto faccio qualche sgambata assieme a Checco lo stambecco e a Manolo il capriolo, anche se ultimamente corro soprattutto con Gedeone il muflone, così per mantenermi in forma e non perdere il vizio… ok, eccomi

fu un attimo e davanti agli occhi spalancati di S. si presentò un bellissimo esemplare di lupo dell’appennino che nonostante le premesse, inquietava un poco ma fu solo per un breve istante perché il canide (è il nome della sua famiglia) con una mimica davvero improbabile improvvisò un mezzo sorriso così strambo che fece ridere sguaiatamente praticamente tutti, S. compreso, sapete il riso è contagioso.

“shhhhh!” fece l’uomo nero, volete svegliare tutta la casa? Facciamo piano…Certo sarebbe divertente; vi immaginate la faccia dei genitori se ci vedessero tutti e quattro qua dopo averci utilizzati per anni da spaventapasseri senza chiedere il permesso a nessuno. Glielo farei vedere io l’uomo nero…quasi quasi vado di là e…”

“fermati” disse l’orco “ non siamo qui per questo e poi non capirebbero, con loro non c’è più niente da fare, oramai”

“ ha ragione Cicino” disse il lupo, succede raramente ma questa volta, una cosa giusta l’ha detta”

l’orco si girò di scatto, non sopportava che lo chiamassero con quel nome assurdo – vista la sua stazza- ma si limitò a maltrattare il cappello tra le enormi mani e dopo un breve respiro continuò rivolgendosi ora al bambino




domenica 20 marzo 2011

Vorrei

vorrei essere pietra di fiume
dura, impermeabile
levigata dallo scorrere rapido dell'acqua
smussata da ogni asperità

sabato 22 gennaio 2011

un regalo di Vincenzo

Sensazioni

Nella gelida sera
un velo rugginoso
sbiadisce all'orizzonte
il purpureo cielo
... Cammino pensoso sul porto
fra le voci e i rumori
di questo nuovo anno
così, speranzosamente, giovane
già, irrimediabilmente, vecchio
... stanco barcone all'ormeggio!

Vicenzo Giorgetti 2011