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domenica 29 settembre 2013

Il dio delle lumache





Non vi preoccupate, qui di lumache e del loro destino si parlerà davvero, nulla a che vedere con l'eleganza del riccio, del giorno della locusta o dei tre giorni del condor dove il riferimento con l'animale è per lo più un pretesto per scrivere un racconto metaforico. La chiocciola è quel piccolo animaletto viscido che normalmente suscita in noi reazioni contrastanti, di repellenza se si pensa alla sua vischiosità ma anche di profonda simpatia per quella sua timidezza, quel suo ritrarre le corna, per la sua proverbiale lentezza e quel suo portarsi appresso la casa sulle spalle; chi da bambino non ha mai disegnato una lumaca? Ma ora basta con le digressioni e veniamo al dunque.

   Stavo facendo la mia solita camminata lungo il percorso naturalistico che costeggia sinuosamente il fiume Marecchia con passo spedito. Era mattina presto e l'aria fresca e umida pungeva le narici. Dopo trenta minuti buoni non avevo ancora incontrato nessuno quando a un certo punto vedo una lumaca intenta ad attraversare il sentiero. La guardo e mentre allungo il passo per non calpestarla, mi domando se non fosse stato il caso di aiutarla nel suo intento, conscio che di lì a poco, orde di biciclisti, come li chiama mio padre, sarebbero transitati, e allora per lei il rischio da correre sarebbe stato davvero grosso. Ma poi rifletto: chi sono io per decidere della sua sorte, non sono mica il Dio delle lumache e poi chi mi dice che una volta trasportata dall'altra parte, magari quella sbagliata, lei non faccia dietro- front; allora nulla sarebbe valso essermi costituito da uomo del destino e poi oramai sono lontano e non ho alcuna intenzione di ritornare indietro. Dopo qualche minuto ne incontro un'altra. Stesso comportamento. Vera coerenza. Passa il tempo ma nonostante cerchi di essere indifferente, neppure la bellezza della natura riesce completamente a distrarmi. Ogni tanto la mente ritorna a quelle due creature che ho lasciato in balia del loro destino e nonostante cerchi di giustificare la mia scelta, devo ammettere di sentirmi un po' strano. Ancora qualche passo e ne scorgo una enorme ma è solo un guscio vuoto. Meno male! Dopo circa trenta minuti raggiungo il cavalcavia dell'autostrada perciò decido di tornare indietro. E' vero, sono leggermente in ansia e dico a me stesso che se al ritorno trovo ancora le mie due amiche, le sposto nell'erba. Fanculo! . Accelero il passo perché sono quasi le nove e anche se è una domenica mattina di novembre, ho già incontrato i primi ciclisti isolati e il tempo stringe. E' davvero difficile che decine di ruote cingolate lascino un cm di spazio libero sulla strada bianca. Eccoli accidenti! Con i loro costumi attillati, i loro copricapo e le loro mountain bike ultraleggere, con quel battistrada da trattore, fanno davvero impressione. Li immagino davanti allo specchio mentre indossano fieri la loro divisa pronti alla missione. Più che sportivi mi sembrano un esercito di super eroi da fumetti. Sono certo che se mi girassi mentre sfrecciano al mio fianco, li vedrei alzarsi in volo. Devo essere sincero in branco un poco mi irritano. Forse esagero ma spesso colgo, nel loro incedere, una punta di arroganza, quasi una mancanza di rispetto nei confronti dei poveri camminatori che non possono fare altro che scansarsi velocemente al loro sopraggiungere, e dell'ambiente che li circonda. Chi cammina in quella strada ghiaiosa sente solamente il rumore dei propri passi così come chi pedala in solitaria, il lieve scricchiolio della ghiaia sotto ruote. La natura con i suoi suoni non ne viene disturbata più di tanto.
Mi scanso leggermente di lato, uno di loro, probabilmente il capo muta, grida un “bravo” perché con il mio movimento, a suo giudizio corretto, non l'ho costretto a frenare. Bravo un cazzo, stronzo! Penso. Non è certo il caso di mettersi a litigare con trenta Nembo Kid. E poi ho fretta e sono preoccupato per le mie due chiocciole. Riprendo il cammino che ora è quasi corsa. Trovo il guscio vuoto. Intatto. Allora c'è qualche speranza. Non riesco però a essere davvero ottimista. Infatti, di lì a poco scorgo tra i solchi inequivocabili un grumo composto da guscio sassi e materiale organico. Non ce l'ha fatta cristo! Un lieve senso di colpa affiora dentro di me. Egoisticamente penso “sono quasi cieco come una talpa eppure l'ho vista, accidenti” Già, occhio non vede cuore non duole. Invece gli toccherà dolere. Vado avanti con la tenue speranza che almeno l'altra si sia salvata e allungo il passo temendo il peggio. Mentre cammino, attivo il radar e perlustro ogni centimetro di terreno che mi sfila sotto i piedi come un tapis roulant. Dopo dieci minuti, realizzo che oramai devo aver superato il punto dove ho incontrato la prima lumaca e tiro un sospiro di sollievo. Almeno una si è salvata. Rallento un po' e cerco di distrarmi guardando il paesaggio ma non riesco a non pensare al mio atteggiamento di poco prima quando ho cercato di mascherare la mia indifferenza con un bislacco e supponente ragionamento intellettuale mentre sarebbe stato così semplice interrompere per un attimo il mio cammino, prenderle delicatamente fra le dita e riporle dolcemente sull'altro lato della strada mettendole così al sicuro. Piuttosto che prendere una facile decisione, ho preferito perdermi in inutili elucubrazioni, caratteristica del tutto umana, così come quella di cercare a tutti i costi di trovare complessi e reconditi significati anche quando questi non ci sono. Potevo fermarmi ma non l'ho fatto, punto. E' sempre una questione di scelte: per non perdere tempo, ho preferito fosse il caso a decidere al posto mio e l'ho fatto sapendo che stavo puntando loro una pistola pronta per un giro di roulette russa a cui i due ignari molluschi non sapevano di partecipare.

   Ogni azione determina un effetto e non è certo che quelle buone portino con certezza buoni risultati ma se tornassi indietro, non avrei dubbi e senza scomodare alcuna divinità so che la mia decisione sarebbe molto diversa da quella che presi quel giorno perché anche se sono consapevole che le nostre scelte non sempre hanno il potere di modificare sensibilmente il corso delle cose questo non significa che possiamo sottrarci dalle nostre responsabilità semplicemente girando la testa di lato.



sabato 21 giugno 2008

comunicato di servizio!

Purtroppo la manifestazione di questa sera è stata rinviata a causa indisposizione del direttore artistico ( problemi di salute)...
Mi dispiace per le migliaia di persone che erano già in procinto di recarsi presso l'amena località di Onferno pronte a godere dell'evento più importante della stagione
ma non preoccupatevi, probabilmente verrà riproposto a metà Agosto.
Occhi aperti su questo Blog per gli aggiornamenti! Ciao
Stefano

giovedì 19 giugno 2008

Natura, Musica e Teatro!

Sabato 21/06/08 alle 21,00 circa, ad Onferno ( vicino a Gemmano) ci sarà una passeggiata molto suggestiva nella zona adiacente alle grotte...la breve camminata sarà caratterizzata da delle soste in postazioni molto particolari dove i partecipanti potranno assistere ad una performance teatrale e ad un piccolo ma coinvolgente concerto con un trio d'eccezione composto da Alice Miniutti al violino, Danilo Rinaldi alle percussioni e Fabio Mina ai flauti.
Ci vediamo là!
p.s. per raggiungere Onferno da Rimini occorrono circa 60 minuti.
Ci sono anche delle Locande molto carine dove degustare piadina e....
Naturalmente contiamo sul passaparola!
Stefano

mercoledì 2 aprile 2008

la letteratura e il cinema

Io cerco di non fare mai paragoni fra un libro è la sua trasposizione cinematografica, perché trovo che sia giusto che un regista, uno sceneggiatore siano liberi, visto che usano un linguaggio comunicativo differente, di esprimere la loro visione del testo che potrebbe non corrispondere con quella del lettore, ma, spesso - siamo sinceri - l'opera visiva aggiunge poco o niente all'opera letteraria, salvo rare eccezioni come il recente "Non è un paese per vecchi" di McCarthy/Coen o "Fahrenheit 451" di
Bradbury/Truffaut, "Iduellanti" di Conrad/Ridley Scott, "Barry Lindon" di Thackeray/Kubrick ecc. ecc. ma qui abbiamo a che fare con grandi registi che raramente deludono...


Io personalmente amo tantissimo sia la letteratura che il cinema e non mi piace perciò metterli in competizione, le emozioni che provo e cerco nella lettura sono diverse, non più intense o maggiori, rispetto a quelle che provo e cerco durante la visione di un film, sono solamente differenti...Quello che invece mi incuriosisce è lo scambio, l'interazione che può avvenire tra le due forme espressive, chi spinge maggiormente l'una ad interessarsi dell'altra: è più facile che un lettore vada a vedere un film tratto dal romanzo che lo ha emozionato o che uno spettatore incuriosito vada ad acquistare il libro da cui il film è tratto?
La mia opinione, visto che nel nostro paese si legge pochissimo, è che sia molto più facile trovare un lettore seduto in poltrona al cinema che uno spettatore in libreria.
Ma, e ora arrivo al dunque, se è vero che il cinema non aiuta a vendere i libri da cui i film sono tratti, può spingere molti lettori/cinefili ad acquistare testi che vengono citati durante la rappresentazione cinematografica.
Ho fatto questa riflessione grazie a mio figlio Luca che ultimamente ha comperato diversi libri che gli sono stati "suggeriti" - non so quanto consapevolmente - durante la visione di alcuni film che lo avevano particolarmente colpito...non trasposizioni cinematografiche, ripeto ma che all'interno citavano, che ne so, una poesia, un passo tratto da un racconto....
Ed è così che a far parte della nostra libreria sono entrati Walt Whitman " Foglie d'erba" grazie a Peter Weir con il suo "Attimo Fuggente" William Blake, "Visioni" per merito di Jim Jarmusch con " Dead Man", Henry David Thoreau, "Walden, ovvero La vita nei boschi" suggerito da Sean Penn per bocca del protagonista di "Into the wild" ma anche dallo stupendo professore interpretato da Robin Williams sempre nell'"attimo fuggente...
Non trovate che questa sia una cosa stupenda?! Se i messaggi "subliminali" inseriti nei sono di questo genere, ben vengano,non siete d'accordo?
Ora proverò anch'io a condizionarvi inserendo alcune poesie dai testi che ho citato!
Ciao a tutti e buona lettura!

Ahimè! Ah vita!

Ahimè! Ah vita! di queste domande che ricorrono,
degli infiniti cortei di senza fede, di città piene di
sciocchi,
di me stesso che sempre mi rimprovero, (perché chi più
sciocco di me, e chi più senza fede?)
di occhi che invano bramano la luce, di meschini scopi,
della battaglia sempre rinnovata,
dei poveri risultati di tutto, della folla che vedo sordida
camminare a fatica attorno a me,
dei vuoti ed inutili anni degli altri, io con gli altri legato
in tanti nodi,
la domanda, ahimè, la domanda così triste ricorre -
Che cosa c'è di buono in tutto questo, ahimè, ah vita?

Risposta
Che tu sei qui - che esiste la vita e l'individuo,
che il potente spettacolo continua,e tu puoi contribuirvi
con un tuo verso.
Walt Witman "foglie d'erba"


brano tratto da "Walden ovvero vita nei boschi"

"Andai nei boschi perché desideravo vivere con saggezza,
per affrontare solo i fatti essenziali della vita,
e per vedere se non fossi capace di imparare quanto essa
aveva da insegnarmi, e per non scoprire, in punto di morte,
che non ero vissuto. Non volevo vivere quella che non era
una vita, a meno che non fosse assolutamente necessario.
Volevo vivere profondamente, e succhiare tutto il midollo
di essa, vivere da gagliardo, spartano, tanto da distruggere
tutto ciò che non fosse vita ".



Incipit di "camminare"

Vorrei spendere una parola in favore della
Natura, dell'assoluta libertà e dello stato
selvaggio, contrapposti a una libertà e una
cultura puramente civili; vorrei considerare
l'uomo come abitatore della Natura, come sua
parte integrante, e non come membro della
società. Desidero fare un'affermazione estrema,
e per questo sarò enfatico: la civiltà ha già
fin troppi paladini; il pastore, il comitato
scolastico e ciascuno di voi potrà assumersi
questo compito.

Nel corso della mia vita ho incontrato non più
di una o due persone che comprendessero l'arte
del Camminare, ossia di fare passeggiate, che
avessero il genio, per così dire, del
vagabondare....

Henry David Thoreau






Per selvagge valli andavo
gaio il piffero suonando,
su una nube vidi un bimbo
che rideva e che mi disse:

"Suona un'aria su un Agnello!".
La suonai con lieta lena.
"Ora suonala di nuovo!".
La suonai: a udirla pianse.

"Lascia il piffero tuo arguto,
canta i canti tuoi giocondi".
Io cantai quell'aria ancora
e di gioia lui piangeva.

"Pifferaio, siedi e scrivi
in un libro a tutti aperto".
Poi svanì dalla mia vista.
Vuota canna allora presi,

ne foggiai rustica penna,
feci inchiostro d'acqua chiara
e i miei lieti canti scrissi
per la gioia d'ogni bimbo.

dai "Canti dell'innocenza" di William Blake