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giovedì 7 febbraio 2008

"scorderia " ma non solo

Ieri sera al caffè letterario "Assenzio" c'è stata la proiezione di un libro fotografico "La Corderia di Viserba, centocinquanta anni di storia e di lavoro". Il libro ci porta , attraverso le immagini di Gabriele Bernardi e curato da Stefano Tonti, all'interno di quello che è probabilmente il più importante sito di archeologia industriale del Riminese. Durante la visione ci si trova proiettati in una realtà sconosciuta - forse immaginata - ma davvero affascinante: la natura selvaggia si è impossessata - diventando bosco - degli spazi, di quello che resta dei macchinari dell'antica Corderia avviluppandosi attorno agli edifici in rovina con la sua forza prepotente forse anche con l'intento di voler un po' proteggere quel luogo carico di memoria e di storia abbandonato per 60 anni.
Si resta davvero meravigliati , alla visione di alcune pitture che come affreschi decorano ancora alcune pareti come testimonianze di un recente passato quando quel luogo era stato utilizzato come campo di prigionia...
Dopo aver visto quelle suggestive immagini -alcune per me davvero inedite - ho provato una profonda amarezza nello scoprire o meglio nel vedere confermare quello che fino a ieri erano soltanto timori:a breve - si parla di fine estate -
quell'area sarà destinata ad essere quasi completamente abbattuta per lasciare spazio a nuovi edifici residenziali e commerciali.

La serata è poi proseguita con la visione del progetto e relativa discussione.
Diverse sono state le opinioni su quello che si potrebbe realizzare in quello spazio: c'è chi vorrebbe intervenire in maniera leggera e creare un percorso nella natura, chi vorrebbe fossero salvaguardate e restaurate le strutture per adibirle in spazi museali, chi invece lascerebbe - visione alquanto romantica - tutto così come è ... Certo opinioni diverse... ma tutti si sono trovati d'accordo nel giudicare quello che probabilmente è oramai quasi inevitabile, una cosa assurda e ignobile che risponde alle solite logiche speculative.
Purtroppo l'area è quasi interamente privata e il proprietario possiede tutti i permessi necessari - da quelli della sovrintendenza a quelli dei beni culturali e a a quelli comunali - per procedere nella sua opera distruttrice senza nessun impedimento nel pieno rispetto della legge.
E' davvero incredibile il senso di frustrazione e di impotenza che si prova ogni volta davanti a qualcosa di ineluttabile.

La serata è proseguita ma a un certo punto qualcosa ha cominciato a stridere, almeno secondo me.
Nel dibattito per lo più piuttosto interessante alcune cose non mi sono piaciute.
Ho trovato un atteggiamento da parte di alcuni piuttosto snob e lontano dalla realtà e ho capito perché spesso c'è distanza tra il pensiero comune e "l'intellighenzia culturale"che pur essendo mossa da fini alquanto nobili riguardo alle "cose" spesso ha un atteggiamento davvero superficiale nei confronti delle persone.

C'è stato un momento in cui io, che ero lì per lo stesso intento, obiettivo, degli altri partecipanti ho sentito un lieve disagio ed è stato quando alcuni - per motivare giustamente il proprio disappunto per le scelte urbanistiche degli ultimi anni nella nostra città - si sono lanciati ad invettive che rasentavano l'insulto anche verso chi come me ha scelto - si fa per dire - di abitare in un quartiere di recente costruzione ( Peep Viserba) situato nelle vicinanze della corderia criticando aspramente - forse anche giustamente - quella tipologia di abitazioni e indicandole come l'icona dell'impoverimento, del degrado socio -culturale della nostra città domandandosi chi fossero quegli stolti che avevano deciso di andarci a vivere.
Ora, chiaramente io sono di parte ma mi chiedo, anzi vi chiedo: pensate davvero che la degenerazione culturale della nostra città sia cominciata con il Peep di viserba?
Dove sono gli insediamenti, le case degli ultimi 20, 30, 40 anni degni di essere presi ad esempio come modelli architettonici?
Badate non voglio certo difendere chi ha progettato quelle abitazioni ma onestamente pensate davvero che abbiano contribuito a deturpare così tanto il paesaggio abitativo circostante. Basta fare un giro a piedi per tutta la città per rendersi conto che le ultime "belle case" sono probabilmente quelle degli anni 20 - sia a viserba come a rimini- Basta passeggiare sulla battigia e spalle al mare guardare oltre la spiaggia per provare un senso di profonda amarezza... ma ora sembra che l'unico scempio - una sorta di capro espiatorio edile - sia il peep che non sarà certo una meraviglia ma non credo nemmeno debba essere additato come il monumento alla cementificazione della nostra città visto che è forse uno degli agglomerati urbani con più verde, con più spazio tra un'abitazione e l'altra...Da non trascurare poi che chi ha scelto quella soluzione lo ha fatto soprattutto per motivi strettamente economici! Certo si poteva e si doveva fare meglio, ma questo non giustifica chi nell'impeto oratorio per perorare una causa più che giusta offende persone che non hanno certo colpe, rovinando a mio avviso quella che doveva essere una bella serata carica di nobile indignazione...

Concludo dicendo che fra belle case e belle persone state pur certo che sceglierò sempre queste ultime e non è detto che abitino tutte in case coloniche restaurate o vecchi appartamenti cittadini magari con il cortile interno.
Scusate lo sfogo ma ho sempre pensato che chi si muove per giuste cause debba avere un anima altrettanto nobile. Lo so, niente di nuovo: sempre il solito dilemma fra etica ed estetica.


p.s. Se qualcuno avesse qualche idea per salvare la Corderia la tiri fuori....non ci resta più molto tempo! Ciao. Stefano

lunedì 3 dicembre 2007

una vecchia corderia e qualche utopia




C'è stato un tempo in cui mi divertivo a fantasticare girovagando per la città con i miei figli - davanti a una vecchia casa, un vecchio edificio, una vecchia fabbrica - dicevo ironicamente: "guardate questo un giorno sarà la nostra casa, lì ci farò il mio atelier, qui ci scapperebbe una bellissima galleria d'arte moderna, un museo, un centro culturale polivalente....."
Nonostante questo fosse per l'appunto un gioco devo ammettere che segretamente speravo che quello che era chiaramente solo il frutto della mia immaginazione in qualche maniera si realizzasse anche se a farlo sarebbe stato qualcun altro. Puntualmente però passavano gli anni e quegli splendidi edifici carichi di memoria, di storia e spesso di ottima e interessante fattura architettonica venivano sostituiti da nuove costruzioni - palazzi spesso di dubbio gusto, parcheggi, attività commerciali - e di quello che essi avevano rappresentato non vi era più traccia se non nella memoria di qualche nostalgico come me.

Ora. la stessa sorte toccherà alla vecchia corderia di Viserba?

...Questa estate mentre cenavo sul terrazzo dell'appartamento di Miriam - sta proprio davanti al muro di cinta della corderia - sbirciavo fra gli alberi per scorgere i resti soffocati dalla fitta vegetazione e da quel privilegiato osservatorio ho cominciato a sognare - non solo a occhi aperti ma anche a voce alta - di come sarebbe stato bello recuperare quelle vecchie rovine e trasformarle in uno spazio culturale dedicato all'arte, alla memoria - certo non intervenendo in maniera troppo drastica ma anzi cercando di interagire il più possibile con ogni parte residua - natura selvaggia compresa - ma come sempre accade con i sogni, la realtà piomba inevitabilmente a spezzare ogni incanto: " è inutile che fantastichi, tanto hanno già deciso di farci abitazioni e attività commerciali " disse brutalmente la mia gentile ospite.
Sveglia Stefano!

...Giorni fa Franco si lamentava del fatto che quasi nessuno degli artisti di Rimini, delle persone particolarmente sensibili a questi problemi, stava muovendo dito riguardo alla Corderia! Silenzio assoluto!
Io gli ho risposto che non era del tutto vero dato che navigando su internet avevo scovato cose molto interessanti sull'argomento...ad esempio un interessantissimo post di Maria Cristina Muccioli oppure quello di Michele Marziani altrettanto bello e puntuale...
" ...e allora? " ha risposto Franco, e noi, noi cosa facciamo?
Certo è vero che la mia, poteva sembrare una risposta un po' "pilatesca" ma non era assolutamente mia intenzione lavarmene le mani, volevo soltanto fargli presente che forse nella nostra città più che della mancanza di voci, il problema maggiore era quello di trovare orecchie e soprattutto animi disposti all'ascolto.
Credo comunque che abbia fondamentalmente ragione.
Chi ne ha la possibilità e gli strumenti deve far sentire la sua voce.
Io non so se ne sono all'altezza ma ho comunque deciso di dare il mio modesto contributo attraverso questo piccolo scritto unendomi così a tutti coloro che pretendono rispetto sia per gli uomini che per gli spazi della nostra città che rappresentano un ponte verso il nostro recentissimo passato, ultimi testimoni di ciò che siamo stati, della nostra storia e soprattutto la possibilità di non perdere definitivamente la memoria.
Qualsiasi intervento urbanistico aggressivo che non ne terrà conto sarà un ulteriore passo verso il degrado culturale che oramai ci attanaglia inesorabilmente.

P.S. Una cosa mi sembra davvero singolare: tra pochi giorni si inaugurerà "la Domus del chirurgo" in piazza Ferrari. Non trovate buffo che da una parte si cerchi - giustamente - di valorizzare un reperto architettonico di duemila anni fa e nello stesso tempo si faccia -in modo disinvolto- scempio di analoghe costruzioni che hanno la sola colpa di essere troppo recenti... stefano

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.. Molto probabilmente al caffè letterario "Assenzio" ci sarà una serata sull'argomento, dal titolo "Scorderia".