lunedì 23 novembre 2009

parole: le ultime e le prime

una delle ultime cose ascoltate ieri sera
prima di chiudere la trasmissione (report) la nostra cara milena gabanelli ha detto:
"Il potere come lo descrivi?
certo puoi darti tutte le regole che vuoi, ma è facile forzarle se non sono sostenute dalla consapevolezza di come si vuole organizzare la nostra vita civile;
12 anni fa, indro montanelli scriveva: Per cambiare una repubblica, non basta chiamarla seconda senza esporsi al pericolo che ci faccia rimpiangere la prima e non serve buttare fra i panni sporchi una classe politica corrotta se non c'è una lavanderia in grado di fornircene un'altra di bucato...
e la lavanderia dovremmo essere noi!?"

una delle prime cose ascoltate questa mattina accendendo la radio
" non temo berlusconi in se ma il berlusconi in me" (giorgio Gaber)

Non ho potuto fare a meno di collegare queste di parole immaginandole legate da un medesimo filo, come fossero promemoria per ricordarci - caso mai ce ne fossimo dimenticati - quanto le cose dipendono da noi, nel bene e nel male.
Non possiamo più soltanto delegare, proviamo una volta tanto ad assumerci le nostre responsabilità e se davvero non siamo più soddisfatti di "questo modello di società" proviamo a cambiarlo, senza grosse rivoluzioni, per carità ma modificando i nostri atteggiamenti, i nostri comportamenti, facendo scelte accurate, compiendo piccoli ma importanti gesti quotidiani, usando le parole in maniera semplice ma netta, non per convincere ad ogni costo gli altri della validità delle nostre opinioni ma per dire chiaramente come la pensiamo,sull'imbarbarimento del nostro paese, sull'ignoranza ( sapete cosa intendo) sempre più ostentata in ogni luogo, sull'immigrazione, sul razzismo (che c'è, altroché!), sulla democrazia (oramai diventata parola svuotata del suo contenuto), sulla libertà, sul popolo, seminando qua e là idee, dubbi e perché no, anche un po' di sana "zizzania"
... proviamo a metterci in gioco, sinceramente e magari anche onestamente, che non guasta
proviamoci...d'altra parte che altro possiamo fare?




stefano



giovedì 19 novembre 2009

soffiamo tutti insieme, magari la nebbia si dirada





In questi giorni mi sento un po'così
faccio fatica a mettere a fuoco le cose
a volte, lo ammetto, questo mi piace
non ho mai amato il troppo definito
ma ora vorrei un po' di chiarezza
qualche certezza in più
soffiamo tutti insieme, magari la nebbia si dirada.

magari un po' di buona musica
ci può aiutare
magari
quissas, quissas, quissas









mi sembra vada già un meglio, no?



giovedì 12 novembre 2009

Berlino

Berlino. Sono particolarmente legato a questa città che comincio a sentire sempre più mia anche perché ci è andato a vivere una persona a me molto vicina.
Così ho pensato di suggerire tre film molto diversi tra loro però tutti e tre ambientati in quella città che è diventata un crocevia multiculturale per eccellenza.
Naturalmente tutti e tre da vedere o da rivedere.

buon cinema a tutti
stefano


uno,due,tre, 1961 billy wilder
Il cielo sopra berlino, 1987 wim wenders
Le vite degli altri, 2006 Florian Henckel










venerdì 6 novembre 2009

mercoledì 4 novembre 2009

la disputa


Alé, ci risiamo!
Un'altra volta a dibattere sul "crocifisso sì, crocifisso no.
ma quante volte in un'esistenza ci toccherà affrontare questo tema così scottante che ci porta a discutere per giorni e giorni, ognuno con le sue tesi, con i suoi dubbi, con le proprie convinzioni senza venirne mai a capo.
Ora non è che io abbia la verità in tasca anzi rispetto a prima ho pure cambiato idea, non in maniera netta è chiaro ma se un tempo ritenevo più saggio aggiungere che togliere ora francamente questa soluzione mi sembra davvero improbabile e non fattibile; ma ve le immaginate le aule di un tribunale e quelle scolastiche con dietro alle scrivanie degli altarini multicolori, dei piccoli bazar con esposti immagini, statuette sacre raffiguranti ogni tipo di religione... ma non scherziamo per favore!
Ora qualcuno griderà: " ci vogliono togliere anche la nostra fede, le nostre tradizioni... tutta colpa dell'invasore, del barbaro, del tartaro"
Ma non è così, perché le prime volte che ci si è confrontava sull'argomento, gli "stranieri" nel nostro paese non erano un numero così significativo come in questo momento storico, era solo una disputa tra credenti e non credenti.
Ora invece è molto più importante visto che condividiamo l'Europa con tantissime altre persone dal diverso credo religioso dalle diverse culture perciò dobbiamo affrontare la questione con buonsenso e con il tatto necessario per individuare la soluzione che sicuramente per molti sarà non giusta ma che vada comunque nella direzione della convivenza.
Per quanto mi riguarda, non avrei nessuna difficoltà a studiare, a muovermi in ambienti con simboli di fede differenti dal mio ma siccome non siamo tutti uguali e con medesime sensibilità credo che quella proposta dell'Europa sia la scelta migliore.
E poi, siamo sinceri - mi rivolgo soprattutto ai credenti - pensate davvero che la fede di un individuo possa sgretolarsi per mancanza di simboli religiosi nei luoghi pubblici? se così fosse vorrebbe dire che questa fede è molto fragile e con ben misere fondamenta, non credete?
Non si possono trascorrere le giornate dimenticandosi il vangelo dentro il più nascosto dei cassetti per poi diventare improvvisamente il più fanatico dei difensori di un simbolo che quotidianamente tradiamo con il nostro comportamento.
Sia ben chiaro, non voglio con queste parole offendere nessuno (chi è senza peccato ...) ma è che vorrei ci fosse meno ipocrisia e maggior buonsenso attorno a me, in me e dico questo da laico e non da ateo (che non è la stessa cosa) dico questo perché sono stufo di sentire usare il nome di Cristo per combattere queste piccole inutili battaglie che, a mio avviso, non portano da nessuna parte se non ad acuire le differenze.
La Fede, in qualsiasi cosa, in un Dio, in una Causa, in un'Idea la si protegge, la divulga attraverso la pratica, con l'esempio e non con l'ostinata difesa di un simbolo, tra l'altro - ripeto - posto in luoghi pubblici che sono, per l'appunto di tutti e non solamente di alcuni. Non possiamo più far finta che gli altri non esistano anche perché a volte gli altri siamo noi.

p.s. Anni fa quando venne fuori nuovamente l'argomento mi venne il dubbio che nella classe di mio figlio, il crocifisso, non ci fosse...infatti non c'era ma nessuno se ne era accorto e aveva protestato, nessuno!

stefano

martedì 3 novembre 2009

George

Lo so, ultimamente sembro dare ragione al caro amico Francesco che mi considera una specie di “vecchio saggio della montagna”(sul vecchio non ha tutti i torti) che vede solamente il buono nelle persone affrontando la vita con una sorta di ingenuità “ ma purtroppo non è così. In realtà cerco solo di difendermi da tutta l’indifferenza, dal nichilismo oramai dilagante, dal fanatismo sempre più presente nel nostro vivere quotidiano raccontando piccole ma umane storie, edificanti e commoventi nella loro semplicità convinto che siano proprio i piccoli gesti che compiamo ogni giorno ad essere davvero importanti così come il cercare di mettere in pratica tutti i nostri buoni propositi che sappiamo così facilmente esprimere a parole.
E poi in questo momento non ho proprio voglia di parlare di corruttori, di ricattatori, di fascisti, di puttanieri, di servi senza dignità alcuna, di finti giornali e presunti giornalisti, di sanguisughe, di sfruttamento di ogni genere, di ignoranza, di fanatismo, di intolleranza, di omofobia, di condizionamenti, della crisi che non c’è più, dei disoccupati di oggi e di quelli che verranno, dei ragazzi che se ne vanno perché il loro talento non è richiesto, dell’influenza ABC…, del lodo ABC.. Sono stanco di parlare di chi non sa più indignarsi, di chi non sceglie per “stare tranquillo”, di chi esterna qualunque “stronzata” convinto che tutti la pensino come lui, di chi si volta dall'altra parte, di chi comincia le sue frasi con “io non sono razzista, non ho niente contro i gay, contro i negri, contro i mussulmani…” di chi con un preciso lavoro di cesello ha lentamente svuotato di significato parole come costituzione, politica, giustizia, bene comune, pubblico, solidarietà, di chi mette la testa ovunque pur di non vedere, di non sentire, di chi utilizza retoricamente parole come patria, bandiera, chiesa per giustificare ogni nefandezza compiuta in nome delle stesse, delle parole che cambiano solamente per mascherare, dell’ipocrisia… no , sinceramente mi sono rotto le palle di tutto questo, in questo momento voglio solo raccontare piccole storie come quello che ora scriverò, piccole ma non per questo di poco valore, anzi!


Alcuni giorni fa ho incontrato George un ragazzo nigeriano di 28 anni. Lui rientrava da una mattinata di lavoro - come al solito poco fruttuosa - ma non per questo aveva perso il suo abituale buonumore e la voglia di scambiare parole. Abbiamo parlato un bel po', lui dei suoi problemi, io dei miei che naturalmente sono di natura ben diversa. E' da molto che ci conosciamo ma nonostante la reciproca simpatia mai ci eravamo addentrati in chiacchiere così confidenziali. Mi ha raccontato del suo viaggio terribile verso l'Italia, quasi 6 anni fa "l'africa è lontana -sai- un altro mondo", del deserto disseminato di morti percorso il più delle volte a fari spenti per non farsi “beccare”, del passaggio in Libia " quel paese è molto particolare" (spesso utilizza questa espressione per evidenziare in modo gentile l'aspetto negativo di una situazione o di una persona) "sono dei veri fanatici, non puoi neanche guardare negli occhi una donna", della tremenda paura durante l'attraversata in mare, dei 500 euro spesi rispetto ai 10.000 che occorrono per avere tutti i permessi per un viaggio regolare… Niente di nuovo, certo, più o meno siamo tutti a conoscenza di queste cose ma vi assicuro che sentirle raccontare da chi le ha vissute sulla propria pelle mette davvero i brividi. Mentre lo ascoltavo non potevo fare a meno di pensare a quel giovane ragazzo poco più grande di mio figlio, alla sua sofferenza così spesso mascherata dietro a quel sorriso aperto con cui ti accoglie.
“che idea ti sei fatto degli Italiani?” gli ho chiesto a bruciapelo e lui con assoluta tranquillità " alcuni bravi e altri meno, questo è il mondo”... poi ha continuato “Andrea per esempio è una bravissima persona, lui mi ha pagato il biglietto aereo di a/r (850 euro!!!) che mi permetterà di ritornare nel mio paese dopo più di 5 anni” e poi, ma questa volta con nella sua voce un velo di tristezza da spezzare il più duro dei cuori “ Sai vorrei tornare nella mia terra perché lì non sarei più un emigrante, uno straniero, lì sarei a casa…”
Dopo qualche istante di silenzio, per consolarlo gli ho fatto notare che se nessuno lo avesse fatto sentire straniero, anche questa terra sarebbe stata la sua casa ma mentre tiravo fuori queste parole, chiamiamole pure ingenue, mi sono sentito pervadere da un leggero imbarazzo conscio della loro inadeguatezza, come se avessi detto una di quelle frasi “tanto per dire” che il buonsenso dovrebbe sempre impedire di formulare, ma il ragazzo africano con quel suo sorriso capace di sciogliere un ghiacciaio non ne ha approfittato e generosamente si è limitato a rispondermi: “E’ vero Stefano, hai proprio ragione” e si è fatto una risata.
La conversazione è proseguita ed ho risposto alle mille domande che quel curioso nigeriano infilava una dietro l’altra, sulla mia professione "sei stanco di fare questo lavoro o hai voglia di andare in pensione? sui miei figli “è già partito per Berlino tuo figlio, quanti anni ha il secondo?” sulla casa, sulla musica ... A proposito di musica, quando gli ho detto che ero particolarmente interessato a quella tradizionale africana senza esitare e con generoso trasporto mi ha subito promesso che al suo ritorno mi avrebbe portato un cd "anzi un dvd, così oltre ad ascoltare potrai anche vedere le nostre bellissime danze” …
Forse se ne dimenticherà ma non importa, quello che invece conta davvero è che questo giovane ragazzo dopo tanti anni potrà finalmente riabbracciare la sua terra, la sua famiglia " vedrai, faranno fatica a riconoscerti – gli ho detto- “chissà come sei cambiato da quando sei partito?!"
“e già, quando me ne sono andato ero un ragazzino, senza questa barbetta qua e poi mi sono irrobustito parecchio, nonostante i pochi soldi per il cibo, insomma ce l'ho fatta a crescere, a vivere, ad essere come sono, cazzo! Cazzo, l'ho aggiunto io (George non l'avrebbe mai detto) perché mentre mi diceva quelle parole ho sentito tutto l'orgoglio, tutta la forza di chi è stato all’inferno e ne è uscito indenne, di chi pur essendo consapevole che di difficoltà da superare ne ha ancora tante, sa di aver compiuto un' impresa titanica, quella del voler vivere… ad ogni costo
Ho sorriso ed ho abbassato gli occhi

p.s. finché ci saranno in giro persone come Andrea io mi sentirò tranquillo


stefano