mentre ero assente sono arrivate nuove "fughe"... qualcuno se n'è forse accorto?
siamo già a nove, chi sarà il decimo?
questi, finora gli amici narratori: annalisa, didò, gea, lanoisette, southwest, mario, morena fanti, alivento, e naturalmente il sottoscritto...
ciao
stefano
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martedì 16 settembre 2008
domenica 24 agosto 2008
elogio della fuga

"Didò, dove sei finito... mi hai piantato con le pizze in mano e te ne sei andato... guarda che la mozzarella si rapprende, poi fa schifo....?"
Questo commento che ho lasciato a didò più in basso mi ha fatto venire in mente una cosa che mi è successa alcuni anni fa:
Al ritorno di brevi ma bellissime vacanze toscane presso volterra, ci trovammo, la mia famiglia ed io, all'ora del pasto, in una zona boschiva dell'appennino tosco-romagnolo.
Gli stomaci brontolavano, perciò senza indugi al primo cartello che indicava un posto di ristorazione svoltammo nella direzione indicata: un vecchio castello (completamente rimosso dalla memoria) con annesso ristorante.
Accecati dalla fame entrammo in una sala esterna situata sotto una grande tettoia e scelto il tavolo ci sedemmo senza fiatare.
Di lì a poco arrivò un cameriere con il menù e un cesto di pane che fu immediatamente aggredito ( il cestino) dai miei figli... d'accordo anche da me e da mia moglie.
Masticando un boccone cominciai a sfogliare lentamente il menù:
" Che cosa c'è stefano, perché fai quella faccia?"
La voce di Cinzia giungeva lontana e un pezzo di pane mi si era incagliato in un certo punto dell'esofago...
I prezzi erano spaventosamente alti!
Cominciai a cambiare colore, dal bianco cadavere al rosso tedescoiprimigiornidivilleggiaturaarimininelmesediluglio
e con calma - si fa per dire cominciai a ragionare sul da farsi. I minuti passavano inesorabili. Del cameriere ancora nessuna traccia.
Dopo un breve conciliabolo prendemmo l'unica decisione possibile.
Con non chalance ci alzammo e elegantemente ce la squagliammo.
L'uscita della sala era proprio vicino al corridoio interno al ristorante. In lontananza vidi arrivare il cameriere che si avvicinava sempre di più:
...e uno, fuori Luca, e due, Fabio e tre, Cinzia... quando fu il mio turno mi trovai proprio davanti all'uomo con la camicia bianca. Il suo sguardo - sorpreso - incrociò il mio - accigliato -. Con le sopracciglia inarcate sgranai gli occhi e con il dito indicai l'orologio e dissi con la faccia come il cosiddetto culo : " è mezz'ora che aspettiamo"... e quattro! Fanculo.
Sentì, finalmente, il boccone scivolare giù.
Sembrava fossimo scappati da Alcatraz, tanta era la sensazione di libertà!
E voi cari amici avete qualche episodio analogo da confessare... siete mai scappati da qualcosa, da qualcuno e cosa avete provato, vergogna, imbarazzo o piacere?
spedite le vostre storie... dopo, magari le raggruppiamo tutte assieme come tanti racconti.
stefano
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