sabato 29 agosto 2009

La finestra sul cortile/2


l'anno scorso avevo pubblicato un post dal titolo "la finestra sul cortile"... beh, ci sono alcuni aggiornamenti da fare. Dopo un anno di probabile palestra, il nostro uomo si esibisce con maggior frequenza - vista la merce da mostrare - con o senza partner, ma rispetto a prima ha aggiunto - durante le performance in coppia - anche il sonoro, che ad essere sinceri, mancava.
Veniamo informati così, caso mai fossimo distratti, dell'inizio delle riprese e devo ammettere che ora lo spettacolo è davvero soddisfacente.
Avevo sentito diversi modi di gemere (sì, lo ammetto la mia è una vera passione) dal ih,ih,ih, simil criceto al aaaaagh leggermente sussurrato, all'ansimare cavernoso dell'orso in letargo ma mai avevo sentito il lamento del lupo abbandonato: davvero straziante... Ho pensato più volte di correre in suo soccorso ma finora ho sempre desistito. Di solito lo spettacolo va in scena dalla mezzanotte alle due, di solito.
Questa mattina, alle 4,45 circa mi alzo per andare al lavoro, scendo le scale e vado in bagno. Accendo la luce e mentre cerco, non senza difficoltà, di riconoscere la maschera che mi fissa nello specchio, sento un lamento terrificante "che cazzo...?"
un brivido mi scorre lunga la spina dorsale madida di sudore "qualcuno sta male, che sia quel poveretto dell'angolo che pare sia depresso..." tendo l'orecchio e mi pare di sentire una sorta di singulto sommesso, poi silenzio.
Finisco di vestirmi e scendo le scale meditabondo (il termine forse è oramai desueto ma mi pare sia calzante per la circostanza) ma appena giungo nel cortile la matassa improvvisamente si dipana: tre finestre al secondo piano, di fronte alla mia palazzina, sono illuminate a giorno, nel buio di un'alba che - ora - tarda ad arrivare, e posso senza alcuna difficoltà scorgere il nostro "piedi a papera" che gironzola tranquillo da una stanza all'altra come mamma lo ha fatto (devo dire che lo ha fatto davvero strano) con una disinvoltura davvero invidiabile... sembra impossibile che fino a poco prima soffrisse così tanto.
Vado al lavorare sollevato

venerdì 21 agosto 2009

con gli occhi bassi

dall'altra stanza mi arriva l'annuncio dell'ennesima tragedia annunciata
non voglio ascoltare, non mi interessano i dettagli
non voglio ascoltare, ma non è indifferenza, anzi
è solo la paura di essermi assuefatto a questo genere di notizia...
altri 70 morti, di quelli senza un volto, senza occhi
di quelli di cui non vogliamo sapere niente
delle loro vite, dei loro sogni delle loro miserie...
altrimenti come faremmo a sopportare tutto questo
come faremmo a dimenticare in fretta
e a tornare - più o meno tranquilli - alle nostre piccole beghe quotidiane
se incontrassimo i loro sguardi carichi di speranza
se sentissimo palpitare i loro cuori con lo stesso ritmo dei nostri
se fossimo sfiorati dalle loro mani tese
oggi, altri 70 morti, poco più di qualche titolo di giornale
ma domani?
chissà se verrà un giorno in cui ci vergogneremo
del nostro silenzio, della nostra perduta indignazione
chissà se quel giorno qualcuno ci chiederà:
ma come potevate non sapere e soprattutto, come potevate tacere?
non credo, allora, che basterà dedicare una piazza, una via per alleggerire il nostro senso di colpa, il mio senso di colpa?

Questa mia impotenza mi fa paura

stefano



sabato 1 agosto 2009

le cose cambiano, gli uomini meno

Sul blog di Remo Bassini sta per giungere a conclusione un concorso a quattromani che quest'anno aveva per tema "l'Italia di oggi".
Certo l'argomento era davvero interessante perché i cambiamenti nel nostro paese, sono stati talmente tanti e così stimolanti da dare modo ad ogni attento osservatore, di cogliere, storie aneddoti, situazioni che avrebbero potuto dare un'idea chiara di come la nostra bella Italia si sia trasformata in questi ultimi anni.
Nel mio caso le cose da sviluppare erano talmente tante che non riuscivo a focalizzarne una per poi costruirvi sopra un racconto e così non ho partecipato "tradendo" così la mia cara amica Morena con cui avevo già piacevolmente collaborato in altre occasioni... ma d'altra parte se non si ha niente da dire, spesso è meglio tacere, no?
Ho fatto questa premessa perché vorrei raccontare un paio di episodi( veri) a mio parere, molto significativi riguardo alla trasformazione del nostro vivere quotidiano, anche se personalmente penso non si tratti di un vero cambiamento, ma solamente della fuoriuscita di "qualcosa" di latente che molti hanno finalmente deciso di liberare ( purtroppo), consci di quanto il momento sia propizio e che in fondo, per "dire quello che uno pensa" non occorra poi tanto coraggio, oggi, visto che si è in buona compagnia.


M. ritornava in Italia dopo un breve periodo trascorso all'estero con L. l'amico di sempre. Il ritorno per lui era sempre particolare perché mentre le partenze lo proiettavano verso qualcosa di stimolante, di rigenerante il ritorno lo riconsegnava a periodi spesso di monotona attesa e di continue e tristi conferme per chi come lui cercava di costruire le basi per un futuro apprezzabile; ogni volta sperava di trovare qualche cambiamento, naturalmente positivo, ma puntualmente veniva disilluso. Appena usciti dall'aeroporto i due si misero a cercare un mezzo per andare alla stazione e dopo alcune valutazione decisero per un taxi: 10 euro in due era un prezzo decente.
Mentre l'autista caricava i bagagli, L. da persona gentile quale era volle dargli una mano. Malauguratamente afferrò una delle valigie contemporaneamente all'energico tassista che in modo brusco se ne uscì: "ma lo capisci o no che se io tiro di qua e tu tiri dall'altra parte non si combina niente!?
A L.- forse colto alla sprovvista - non rimase che accennare uno stentato sorriso e senza dire nulla, salire sull'auto.
Ma fu durante il tragitto che il nostro amabile uomo decise di mostrare il meglio di se.
Come una mitraglia tirò fuori una serie di argomenti che ne delinearono ben presto la personalità. Cominciò ad inveire contro gli anziani "che per fortuna a quell'ora non erano in giro", nonostante lui dimostrasse una sessantina d'anni, "se ne devono stare nei loro circoli, negli orti oppure a fare qualche lavoretto del cazzo, vabbé che con tutti gli extracomunitari che ci sono in giro, che glieli fregano tutti - i lavori - e poi quelli mica pagano le tasse, mica come noi italiani... questi vengono qua e vogliono comandare, mica si adeguano, vogliono farle loro, le regole, e poi non si può più stare tranquilli che ci stuprano pure le donne (e già, quello deve essere innanzitutto un nostro diritto) meno male che c'è berlusconi che con bossi, le sistemano loro le cose... e via infilando uno dietro l'altro, tutti i luoghi comuni, come fossero perle di una saggezza lievemente insaporita da quel "sano razzismo" che più viene esternato più viene sottovalutato e tollerato dalla maggior parte dei nostri amabili concittadini.
Mentre L. cercava inutilmente di interloquire con il simpatico e gentile conducente, M. se ne stava girato di lato cercando di guardare - ma senza riuscirci - attraverso il finestrino dove scorrevano immagini cittadine. Il disagio era forte ma egli confidava sulla brevità del percorso. Purtroppo non abbastanza.
Sentiva la rabbia salire, non solo per quel che quell'idiota diceva ma perché si rendeva conto che mentre un tempo, prima di fare certe affermazioni, uno ci pensava due volte, per il timore del giudizio altrui, ora invece era sempre più diffuso questo esternare qualsiasi nefandezza, probabilmente perché buona parte delle persone lo facevano convinti di trovare assoluta complicità...
Ad un certo punto dopo l'ennesima esternazione non ce la fece più a rimanere impassibile e con voce calma ma inequivocabile disse: "ora basta, la prego di smetterla; sono appena ritornato e lei dopo dieci minuti è già riuscito a farmene pentire. Non ho nessuna voglia di ascoltare ne di rispondere ai suoi sproloqui razzisti di merda, d'accordo?"
"Tra l'altro cosa le ha fatto minimamente pensare che noi potessimo condividere queste sue farneticazioni, c'è forse qualcosa in noi che glielo ha fatto credere oppure è davvero certo che tutti oramai siano come lei, pensino come lei?"
Fortunatamente erano oramai giunti a destinazione; dopo tanto clamore, un silenzio irreale aveva creato una situazione davvero imbarazzante. Scesero rapidamente dall'auto e dopo aver pagato, presero le valigie. M. anticipò il tassista e agguantò la sua e guardandolo diritto in faccia aggiunse in modo più o meno ironico: "comunque la ringrazio per la lezione, d'ora in poi saprò come ci si comporta con una una valigia"
Entrarono in stazione.
In lontananza parve loro di udire alcune parole a loro indirizzate non proprio "carine" che finivano tutte in nisti, onzi, ulo , ma non ci fecero particolarmente caso.


la seconda storia è molto più breve:

Un tardo pomeriggio, dopo una bella nuotata e un poco di riposo in una delle poche zone libere della riviera, ce ne stavamo tornando a casa. Stiamo ancora armeggiando con i lucchetti delle nostre fedelissime bici quando veniamo attratti da una situazione alquanto particolare: un africano di mezza età con il suo bel abito tradizionale di colore azzurro sta correndo, svolazzando come fosse inseguito da qualcuno. Attraversa l'incrocio e sale sul marciapiede dalla parte opposta; improvvisamente si abbassa e si infila sotto il tavolo, tra le gambe di quattro turiste intente a sorseggiare un aperitivo; le donne dopo un primo momento di visibile stupore decidono di stare al gioco e fanno finta di niente, probabilmente perché hanno intuito quello che sta accadendo.
Di lì a poco si avvicina un'auto della polizia ad andatura molto bassa, come se stesse cercando qualcuno. Al tavolo le "straniere" continuano a chiacchierare come niente fosse, con le gambe così ravvicinate da formare uno steccato. Pochi istanti dopo non riscontrando niente di anomalo le forze dell'ordine riprendono la loro corsa.

Alcuni giorni fa su un giornale quotidiano, delle bagnanti esternavano tutto il loro disappunto per aver assistito ad una retata da parte delle forze di polizia nei confronti dei cosiddetti abusivi ; erano rimaste sconvolte dall'atteggiamento particolarmente aggressivo e si domandavano dove fosse finita la tolleranza, l'umanità.

Ora io non voglio assolutamente puntare il dito sulle forze di polizia che sicuramente devono eseguire delle direttive, ma mi chiedo, da cittadino, se siamo davvero convinti che questa caccia alle streghe, questo atteggiamento nei confronti di persone che per sopravvivere sono costretti a vendere le loro "cianfrusaglie" o a chiedere qualche spicciolo, risolverà i nostri problemi... non è ridicolo che in una città come la nostra dove è oramai palese che buona parte della ricchezza - di molti - è stata costruita eludendo e frodando il fisco, ci si accanisca contro dei poveri cristi come fossero l'emblema dell'illegalità.
Per favore siamo seri.