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lunedì 22 aprile 2013

impermeabili

Uomini di probabili affari si muovono lesti nei loro abiti di taglio pregiato - abiti  che molti indossano a malapena  il giorno del matrimonio - e si aprono a ventaglio mentre li attraverso con la mia bicicletta - sono un vero pirata della strada con il velocipede -, ragazzi africani con le loro pile di libri tra le braccia  cercano con insistente pazienza un difficile acquirente,  alcuni giovincelli indigeni appiccicano i loro nasi alle vetrine dei negozi di calzature sportive fluorescenti ad alta tecnologia mentre altri avanzano sicuri, nonostante  gli occhi bassi  sugli smartphone, intenti a conversare con amici virtuali oppure no ma certamente più distanti rispetto a quelli - apparentemente trascurati - che deambulano al loro fianco compiendo  gesti speculari, signore ma anche signori, perennemente in gara con un tempo difficilmente raggiungibile, trascinano pesantemente  borse della spesa rigonfie di cibarie varie acquistate al locale mercato, alcuni uomini non più giovani, probabili ex vitelloni,  incoerentemente vestiti ma perfettamente in sintonia con quello che un tempo sono stati,  si muovono senza trascurare ogni piccolo gesto, ogni singolo passo e paiono  sorridere a passanti immaginarie… lo stesso fiume umano di sempre attraversa - refrattario - la città come se nulla fosse accaduto come se l'attualità non fosse altro che il frutto dell'immaginazione di qualche bizzarro sceneggiatore e non c'entrasse per nulla con le nostre vite e noi fossimo appena usciti dal cinema. 

giovedì 19 gennaio 2012

qualche riflessione così a casaccio

Ricordo quando Tortora fu arrestato. Il fatto che un uomo considerato "perbene" fosse implicato in criminose vicende era davvero irritante e istintivamente mi fece stare dalla parte dei cosiddetti "forcaioli", almeno con il pensiero (ero giovane ed incazzato) e quando fu provata la sua innocenza mi sentii una merda. La lezione mi è servita. Da allora ho sempre cercato di evitare i processi mediatici anche se è davvero difficile rimanerne fuori totalmente dato la "notizia fresca e succosa" spesso invade le nostre vite in modo così prepotente da lasciare davvero ben poco spazio alla restante informazione. Un paio di giorni fa, stavo armeggiando con dei cavi attorno al televisore e inavvertitamente l'ho sintonizzato su un canale durante una trasmissione che di solito non seguo e non ho potuto esimermi dall'ascoltare parte della discussione che era incentrata proprio sull'accaduto della sera prima, sull'affondamento della nave Concordia e del suo singolare comandante. Nonostante le parole mi arrivassero sporadicamente quello che ho sentito è stato più che sufficiente per farmi provare un non lieve fastidio proprio perché si avvertiva (ancora non si sapeva niente delle intercettazioni, io almeno non ne ero a conoscenza) che il linciaggio mediatico era più che avviato e la corda molti la stavano già insaponando; ricordo di aver quasi sperato che il comandante fosse davvero colpevole visto che la sentenza, di colpevolezza naturalmente, era già stata emessa. Ieri, per la prima volta mentre mi recavo al lavoro, ho sentito una parte delle intercettazioni alla radio e non ho potuto fare a meno di pensare che quelle "battute" erano perfette per una "commedia umana" che come ben sappiamo spesso è pregna di tragicità. Ma sappiamo anche che gli attori di questa commedia non sono solo quelli che recitano sul palco ma anche gli spettatori che assistono alla rappresentazione e che spesso i ruoli sono intercambiabili. Ah, come ci piace interrogarci sulle responsabilità e sul cinismo di chi fa informazione ma come siamo bravi a trascurare le nostre, di responsabilità , quelle di bulimici telespettatori "tifosi" che davanti a quella scatola luminosa che spesso diventa arena, non ci pensano due volte ad abbassare il pollice senza inoltre mai cercare di mettersi neppure per un istante nei panni dell'altro. Forse non c'entra o forse sì ma l'altra mattina (alle cinque) ho fatto una piccola riflessione dopo aver temuto di investire un uomo che mi ha attraversato improvvisamente la strada. Quando si è in qualche modo responsabili della morte di altre persone credo che essere giudicati colpevoli, anche se involontari, o innocenti non sia del tutto determinante perché ci sono sentenze non scritte che restano incise nella nostra mente, nella nostra anima lasciando segni indelebili che nessuna assoluzione può cancellare. Credo che vivere con un tale peso sulla coscienza sia quasi un po' morire.

martedì 20 dicembre 2011

riflessioni morali

da noi vige uno strano concetto di libertà; molti paiono convinti che essere liberi consista nel poter fare ciò che si vuole ma sappiamo bene che quando si vive in società non è così perché ogni nostro gesto può influire sulle scelte degli altri, sulle vite degli altri. Di conseguenza è piuttosto evidente che "libertà" oltre a essere il diritto primario di ogni uomo si porti appresso anche degli obblighi e comporti un'assunzione di responsabilità e una consapevolezza non indifferente che purtroppo - visto come vanno le cose nel nostro paese - abbiamo spesso preferito trascurare perché, siamo sinceri, è molto più facile individuare colpe nei comportamenti altrui che nei propri essendo maestri della auto-assoluzione ma dilettanti dell'autocritica.

giovedì 15 ottobre 2009

due cose

una cosa

Finalmente una buona notizia per i cinefili o semplici appassionati: ha riaperto il cinema settebello; meno male, l'avevo dato per perso!
Spero affianchi nella programmazione la cineteca così da poter offrirci un'ampia scelta di quei film che difficilmente vengono proiettati nelle multisala.

un'altra cosa

Una mia giovane collega (me l'ha data lei l'informazione sulla riapertura del cinema) si lamentava del fatto che buona parte del pubblico della cineteca - che lei frequenta abitualmente- è oramai composta da persone "con la puzza sotto il naso" rappresentanti della borghesia della città (a suo parere non la migliore) con la pessima abitudine di rumoreggiare per gran parte della proiezione... personalmente, almeno riguardo al rispetto durante la visione del film, ho sempre avuto la sensazione opposta, cioè che buona parte dei fruitori fossero lì con lo stesso obiettivo comune, quello di godersi un film in santa pace senza interruzioni, neanche quella fra i due tempi, senza attorno il fastidioso rumore di chi sgranocchia popcorn o patatine e credo ancora che sia così ma forse sul primo punto la ragazza non ha tutti i torti. Tra l'altro è la sua opinione perciò anche se non la si condivide e pur sempre un punto di vista più che legittimo.
Spesso a Rimini (ma forse anche altrove, non so) si tende a far diventare ogni luogo dove si mastica cultura una sorta di circolo, che tende alla lunga, se non proprio ad escludere certamente ad allontanare, ad intimidire chi vorrebbe avvicinarsene.
D'altra parte, sono sempre più convinto che i maggior nemici della cultura, coloro che pur lamentandosi, ne rendono difficile l'accesso, siano gli stessi addetti ai lavori ma ancor di più coloro che attorno a quel mondo, gravitano.
Lo so la mia è una vera fissazione, ma non si possono trascurare le sgradevoli sensazioni che giovani interessati alla vita culturale della città, provano ogni qualvolta si avvicinano a quel mondo "troppo sofisticato ed elitario ", non si può fare spallucce e poi meravigliarsi se poi questi ragazzi non ne vogliono far parte perché ne sentono la profonda distanza.

stefano