giovedì 27 luglio 2017

LA CONGIURA DI INNOCENZO

Drinnnnn!
“Accidenti!” disse Innocenzo.
Si allontanò, con un passo che contraddiceva del tutto i suoi 84 anni, dal fornello dove cuocevano briosi degli spaghetti e si diresse verso il telefono che, completamente insensibile alle sue faccende culinarie, non smetteva di trillare. Alzò la cornetta. “Pronto!” disse con quel particolare tono di chi si sente a disagio a parlare con un interlocutore senza volto. L’imbarazzo svanì appena sentì la voce dell’operatore di uno di quei call center che ci avvelenano l’esistenza. Ora, di vitale importanza, era trovare il modo, senza essere troppo scortese, di troncare quel flusso di parole impersonali sul nascere, altrimenti… “Guardi, non m’interessa, sono a posto…no, non la faccio parlare perché le ripeto che non ho alcuna intenzione… senta, non mi costringa a essere maleducato… come mi permetto? Mi scusi, sono impegn… ma che vuol dire che anche lei sta lavoran… mica l’ho chiamata io… senta, a queste cose ci pensa mio figlio arrivederci!” Chiusa la comunicazione avvertì il solito malessere, un misto di rabbia e sconforto.
“Gli spaghetti, cazzo!”. Senza neppure spegnere il fuoco afferrò la pentola e la portò sotto l’acqua fredda ma fu tutto inutile: i “vermicelli” avevano oramai l’aspetto di bulimici lombrichi, quindi, invece che nel piatto, li gettò direttamente nel bidone dell’organico che giaceva ai suoi piedi con la “bocca” spalancata, come in attesa.
“Basta!” Sentì una folle energia crescere in lui. Come in un flashback rivide le recenti situazioni in cui si era sentito impotente, a disagio, e constatò che tutte avevano a che fare con la tecnologia, sempre più invadente, spesso deteriore.
Come quando l’operatore della TCM, invece di ridurgli la tariffa, gli fece recapitare un modem di ultimissima generazione, del tutto incompatibile con il vecchio Mac di suo figlio, rara archeologia informatica. Come quando per risolvere un problema amministrativo al telefono, era quasi impazzito seguendo le indicazioni vocali: 1, 2, 5, 9, # e appena dall’altro capo si manifestava una voce pressoché umana, la linea beffardamente cadeva. Come quando, l’altra mattina, mentre passeggiava in bicicletta, una donna alla guida di un suv, che con una mano teneva il volante e con l’altra digitava “funambolescamente” sul cellulare, gli era passata così vicino da consentirgli di percepirne il profumo; per poco non era caduto. Come quando ieri, al bar, mentre stava acquistando un foulard da un simpatico pakistano per regalarlo alla sua giovane nipote, era stato“ripreso” da un individuo con il telefono puntato come una colt 45, che minacciava di denunciarlo alle autorità.
“Basta!” – Ridisse a voce alta – “Il tempo stringe più di una zuppa di carote, e se si possono ingannare gli anni anagrafici, quelli biologici li freghi meno”.
Si mise al tavolo, prese carta e penna e scrisse un piano d’azione: “Piano di resistenza e ribellione dell’anziano con le balle piene contro la teo-tecnologia”. Forse un po’ troppo lungo, pensò.
Una strana luce filtrò dalla sottile fessura tra le palpebre.
1° punto: Riunire tutti gli amici con il cervello non ancora in pappa (per anni aveva lavorato in biblioteca e di esperti di Noir, Gialli e gradazioni varie ne conosceva diversi)
2°: Contattare Occhiolungo e Martello, poliziotto e detenuto in pensione, amici inseparabili e gran lettori, per individuare sedi ed operatori di call center ma soprattutto quei gran figli di una prostata ingrossata dei loro “motivatori”. “Se avete il cuore troppo tenero questo lavoro non fa per voi perché dovete essere aggressivi” dicevano queste m…
3°: Passare all’azione: brevi sequestri dei soggetti succitati; ideale a tale scopo il casolare di quell’eremita di “Alce Nero” (soprannome dovuto non alle sue presunte origini indiane ma al ruolo di capro espiatorio perennemente incazzato che aveva a lungo sostenuto nell’azienda pubblica in cui aveva lavorato per 40 anni). Da anni viveva a Monte Sgrippone, località segnalata solo sulle cartine del CAI di fine ‘800; certamente avrebbe contribuito alla causa con grande piacere.
4°: Nella stanza di “recupero”, del tutto simile a un monolocale, installare numerosi telefoni pronti a squillare ogni volta che il soggetto si accinge a pranzare, dormire o a espletare le proprie funzioni fisiologiche. Una volta alzata la cornetta, una voce registrata ripete in maniera ossessiva assurde proposte commerciali. Es: “È a posto con il gas? Possiamo installarle gratuitamente una centralina direttamente nel wc; ogni sua flatulenza sarà trasformata in energia completamente ecologica” E così via fino alla ritrovata consapevolezza del paziente.
5°: Trattamento similare per alcuni esemplari di virtual men con il pollice in continuo movimento e il capo chino sopra il rettangolo luminoso; perennemente connessi ma completamente scollegati dalla realtà. Dopo un periodo di disintossicazione, saranno sottoposti a un graduale reinserimento nel mondo reale fino al completo recupero dei sensi: caldo, freddo, paura, ansia, ma anche gioia: Dopo qualche giorno di rieducazione i soggetti riusciranno persino a godersi un tramonto, e una folata di vento sul viso parrà un’esperienza indimenticabile.
Innocenzo depose la biro e rilesse quello che aveva appena scritto: “Solo 5 punti e quasi impossibili da realizzare, pura follia”, pensò scoraggiato.
Non c’era più Costanza a risollevargli il morale e ora neppure la sua fervida immaginazione era sufficiente a scrollargli di dosso quell’inquietudine… Mah, meglio lasci…
Drinnn!
Alzò distrattamente la cornetta del telefono: “Pronto?”
“Salve sono Gaglioffo, di nome non di fatto.” Breve risata dell’individuo. “Mi scusi, le posso chiedere che acqua beve, quella del rubinetto o si serve al supermercato… mi perdoni, quale marca? Scusi l’invadenza ma ci sarebbe un nostro agente che proprio nei prossimi…”
“Certo la cosa mi interessa eccome!” Lo interruppe Innocenzo con ritrovata energia. “Mi dica pure quando, lo aspetterò a braccia aperte”.
Una strana luce filtrò dalla sottile fessura tra le palpebre.