martedì 10 dicembre 2013

incipit " i sonnambuli"


C'erano degli strani esseri che da anni passavano sempre dalla stessa porta nonostante attorno ce  ne fossero tante altre di ogni forma e dimensione. Forse c'era stato un tempo in cui avevano utilizzato anche gli altri ingressi ma nessuno se ne ricordava più e nessuno se ne era mai posto il problema.
Da un tempo indefinito si infilavano in quella specie di cunicolo angusto come se non ci fossero alternative e sinceramente la cosa non li turbava più di tanto; parevano seguire un ordine prestabilito, immutabile, un po’ come quello che costringe i salmoni alla risalita che li condurrà alla morte o che  spinge i lemming al suicidio di massa. E pensare che non era per nulla agevole varcare quella soglia. Con il passare del tempo questi individui si erano modificati strutturalmente ed erano diventati sempre più obesi ed impacciati mentre la porta, al contrario, diventava sempre più stretta, soprattutto  a causa della formazione nel perimetro interno di alcune escrescenze, astratte protuberanze in continuo movimento: un’inquietante cornice dall’aspetto per nulla rassicurante. Se si aggiunge poi che la splendida luce che un tempo indorava l'ingresso era del tutto scomparsa, quella assurda ostinazione era davvero inspiegabile, del tutto innaturale, anche per chi da anni aveva smesso di evolversi seguendo i dettami indicati dalla natura.
Da tempo avevano smesso di sognare, di pensare, di farsi domande; i gesti erano semplici e sempre gli stessi, monotoni ma rassicuranti come tutte le cose abitudinarie. Non erano felici ma neppure tristi, nessuna emozione turbava la loro vita piatta, scialba. Vivevano senza alcun sussulto, liberi, ma senza sapere che farsene della loro libertà perché da troppo tempo avevano smesso di scegliere autonomamente preferendo farsi guidare da altri che generosamente si erano accollati questo onere in loro vece. Così passavano gran parte del loro tempo  a consumare e ad ingoiare ogni cosa con una ipnotica e insaziabile ingordigia...

domenica 17 novembre 2013

Ieri sera ho visto un bel documentario su Charles Bukowski; a un certo punto del film c'è una sua lettura di un frammento di questa poesia che non può lasciare indifferenti soprattutto se si tiene conto che è stata scritta una quarantina di anni fa.
DINOSAURIA,WE
Nati cosi' in mezzo a tutto questo
tra facce di gesso che ghignano
e la signora morte che se la ride
mentre gli ascensori si rompono
mentre gli orizzonti politici si dissolvono
mentre il ragazzo della spesa del supermercato ha una laurea
mentre i pesci sporchi di petrolio sputano la loro preda oleosa
e il sole e' mascherato
siamo nati cosi'
in mezzo a tutto questo
tra queste guerre attentamente matte
tra la vista di finestre di fabbrica rotte di vuoto
in mezzo a bar dove le persone non non si parlano piu'
nelle risse che finiscono tra sparatorie e coltellate
siamo nati cosi'
in mezzo a tutto questo
tra ospedali cosi' costosi che conviene lasciarsi morire
tra avvocati talmente esosi che e' meglio dichiararsi colpevoli
in un Paese dove le galere sono piene e i manicomi chiusi
in un posto dove le masse trasformano i cretini in eroi di successo
nati in mezzo a tutto questo
ci muoviamo e viviamo in tutto cio'
a causa di tutto questo moriamo
castrati
corrotti
diseredati
per tutto questo
ingannati da questo
usati da questo
pisciati addosso da questo
resi pazzi e malati da questo
resi violenti
resi inumani
da questo
il cuore e' annerito
le dita cercano la gola
la pistola
il coltello
la bomba
le dita vanno in cerca di un dio insensibile le dita cercano la bottiglia
le pillole
qualcosa da sniffare
 Siamo nati in questo essere letale triste
siamo nati in un governo in debito di 60 anni
che presto non potra' nemmeno pagare gli interessi su quel debito
e le banche bruceranno
il denaro sara' inutile
ammazzarsi per strada in pieno giorno non sara' più un crimine
resteranno solo pistole e folle di sbandati
la terra sara' inutile
il cibo diventera' un rendimento decrescente
l’energia nucleare finira' in mano alle masse
il pianeta sara' scosso da un’esplosione dopo l’altra
uomini robot radioatitvi si inseguiranno l’un l’altro
il ricco e lo scelto staranno a guardare da piattaforme spaziali
l’inferno di Dante sara' fatto per somigliare a un parco giochi per bambini
il sole sara' invisibile e sara' la notte eterna
gli alberi moriranno
e tutta la vegetazione morira'
uomini radioattivi si nutriranno della carne di uomini radioattivi
il mare sara' avvelenato
laghi e fiumi spariranno
la pioggia sara' il nuovo oro
la puzza delle carcasse di uomini e animali si propaghera' nel vento oscuro
gli ultimi pochi superstiti saranno oppressi da malattie nuove ed orrende
e le piattaforme spaziali saranno distrutte dalla collisione
il progressivo esaurimento di provviste
l’effetto naturale della decadenza generale
e il piu' bel silenzio mai ascoltato
nascera' da tutto questo
il sole nascosto
attendera' il capitolo successivo"
Charles Bukowski

domenica 6 ottobre 2013

la critica cinematografica ha ancora un senso?

Spesso si tende ad uniformare i gusti dei critici cinematografici diffidando delle loro opinioni spesso giudicate troppo selettive perché non tengono conto del gusto del pubblico. Purtroppo temo che da tempo non sia più così. Personalmente da un cosiddetto esperto mi aspetto comunque una valutazione, una recensione che non sia banale, un punto di vista diverso, non importa se condivisibile o meno ma che almeno non dia l'impressione di cercare un facile consenso, quello della maggioranza. Da qualche anno mi pare che -anche- la critica sia poco incline a seguire questa strada e piuttosto che offrire un punto di vista " altro"  che possa essere da stimolo preferisca compiacere la pubblica opinione giustificandola in ogni sua scelta, anche la peggiore. Ecco allora lo sdoganamento di alcuni film che, pur offrendo dal punto di vista sociologico numerosi spunti, dal punto di vista strettamente cinematografico sia per le qualità tecniche che per quelle attoriali rimangono prodotti mediocri se non pessimi.
 C'e' stato un tempo che i critici sembravano tendere ad essere antipatici e saccenti a tutti i costi ora invece pare l'esatto contrario; forse gli errori commessi nel passato, la poca lungimiranza nel giudicare attori come Totò, registi come Billy Wilder, come Hitchcock pesano ancora. Ma assecondando continuamente gli spettatori, soprattutto quelli di bocca buona, per vendere giornali, per rendersi più "simpatici" si rischia davvero di rendere inutile la funzione del critico che dovrebbe fare da tramite tra il lavoro cinematografico e lo spettatore dandogli una lettura magari meno emotiva ma forse più sfaccettata, per solleticare la curiosità di chi ama ancora il cinema. Più si assaggia, più si impara ad affinare il gusto; la conoscenza deve/dovrebbe essere nutrita non certo contenuta. 
Ad avallare questa mia tesi, poche righe rubate all'articolo di Mauro Gervasini, direttore di film TV in apertura del nuovo numero della nota rivista cinematografica: pare che un critico del Corriere della sera  abbia definito "fortunati " gli spettatori della retrospettiva  milanese  sui film di Venezia che non avrebbero visto Jiaoyou (cani randagi)  di Tsai Ming-Liang perché  non inserito nel programma. Al di là dell'opinione personale del signore in questione credo sia poco rispettoso nei confronti di chi il film l'ha fatto e del pubblico della rassegna che se ne avesse avuta l'opportunità magari una  propria opinione in merito se la sarebbe fatta.  Ora io il film non l'ho ancora visto ma immagino che, visto il commento commosso dello stesso regista durante la premiazione volto a ringraziare la giuria per la pazienza e la generosità dimostrata nell'aver scelto un film così  lento e non certo facile, sia davvero un film, purtroppo, per pochi (almeno nel nostro paese); non per scelta premeditata del regista che immagino ambirebbe  oltre a ricevere premi anche ad allargare il proprio pubblico, regista che per quel poco che so di lui non difetta certo di umiltà e di onestà intellettuale (vedere qualche sua intervista) ma  semplicemente perché gran parte del pubblico italico, un po' per pigrizia ma anche per poca dimestichezza con un certo tipo di cinema che viene distribuito poco e male (spesso per niente) e soprattutto poco pubblicizzato, contrariamente a quanto accade con certi blockbuster  americani, anche quando questi sono poca cosa o con alcuni prodotti nostrani non sempre degni di nota.  (ricordo ancora l'uscita tardiva del film The Road tratto dall'omonimo libro di Cormac McCarthy perché ritenuto troppo triste per gli italiani)




domenica 29 settembre 2013

Il dio delle lumache





Non vi preoccupate, qui di lumache e del loro destino si parlerà davvero, nulla a che vedere con l'eleganza del riccio, del giorno della locusta o dei tre giorni del condor dove il riferimento con l'animale è per lo più un pretesto per scrivere un racconto metaforico. La chiocciola è quel piccolo animaletto viscido che normalmente suscita in noi reazioni contrastanti, di repellenza se si pensa alla sua vischiosità ma anche di profonda simpatia per quella sua timidezza, quel suo ritrarre le corna, per la sua proverbiale lentezza e quel suo portarsi appresso la casa sulle spalle; chi da bambino non ha mai disegnato una lumaca? Ma ora basta con le digressioni e veniamo al dunque.

   Stavo facendo la mia solita camminata lungo il percorso naturalistico che costeggia sinuosamente il fiume Marecchia con passo spedito. Era mattina presto e l'aria fresca e umida pungeva le narici. Dopo trenta minuti buoni non avevo ancora incontrato nessuno quando a un certo punto vedo una lumaca intenta ad attraversare il sentiero. La guardo e mentre allungo il passo per non calpestarla, mi domando se non fosse stato il caso di aiutarla nel suo intento, conscio che di lì a poco, orde di biciclisti, come li chiama mio padre, sarebbero transitati, e allora per lei il rischio da correre sarebbe stato davvero grosso. Ma poi rifletto: chi sono io per decidere della sua sorte, non sono mica il Dio delle lumache e poi chi mi dice che una volta trasportata dall'altra parte, magari quella sbagliata, lei non faccia dietro- front; allora nulla sarebbe valso essermi costituito da uomo del destino e poi oramai sono lontano e non ho alcuna intenzione di ritornare indietro. Dopo qualche minuto ne incontro un'altra. Stesso comportamento. Vera coerenza. Passa il tempo ma nonostante cerchi di essere indifferente, neppure la bellezza della natura riesce completamente a distrarmi. Ogni tanto la mente ritorna a quelle due creature che ho lasciato in balia del loro destino e nonostante cerchi di giustificare la mia scelta, devo ammettere di sentirmi un po' strano. Ancora qualche passo e ne scorgo una enorme ma è solo un guscio vuoto. Meno male! Dopo circa trenta minuti raggiungo il cavalcavia dell'autostrada perciò decido di tornare indietro. E' vero, sono leggermente in ansia e dico a me stesso che se al ritorno trovo ancora le mie due amiche, le sposto nell'erba. Fanculo! . Accelero il passo perché sono quasi le nove e anche se è una domenica mattina di novembre, ho già incontrato i primi ciclisti isolati e il tempo stringe. E' davvero difficile che decine di ruote cingolate lascino un cm di spazio libero sulla strada bianca. Eccoli accidenti! Con i loro costumi attillati, i loro copricapo e le loro mountain bike ultraleggere, con quel battistrada da trattore, fanno davvero impressione. Li immagino davanti allo specchio mentre indossano fieri la loro divisa pronti alla missione. Più che sportivi mi sembrano un esercito di super eroi da fumetti. Sono certo che se mi girassi mentre sfrecciano al mio fianco, li vedrei alzarsi in volo. Devo essere sincero in branco un poco mi irritano. Forse esagero ma spesso colgo, nel loro incedere, una punta di arroganza, quasi una mancanza di rispetto nei confronti dei poveri camminatori che non possono fare altro che scansarsi velocemente al loro sopraggiungere, e dell'ambiente che li circonda. Chi cammina in quella strada ghiaiosa sente solamente il rumore dei propri passi così come chi pedala in solitaria, il lieve scricchiolio della ghiaia sotto ruote. La natura con i suoi suoni non ne viene disturbata più di tanto.
Mi scanso leggermente di lato, uno di loro, probabilmente il capo muta, grida un “bravo” perché con il mio movimento, a suo giudizio corretto, non l'ho costretto a frenare. Bravo un cazzo, stronzo! Penso. Non è certo il caso di mettersi a litigare con trenta Nembo Kid. E poi ho fretta e sono preoccupato per le mie due chiocciole. Riprendo il cammino che ora è quasi corsa. Trovo il guscio vuoto. Intatto. Allora c'è qualche speranza. Non riesco però a essere davvero ottimista. Infatti, di lì a poco scorgo tra i solchi inequivocabili un grumo composto da guscio sassi e materiale organico. Non ce l'ha fatta cristo! Un lieve senso di colpa affiora dentro di me. Egoisticamente penso “sono quasi cieco come una talpa eppure l'ho vista, accidenti” Già, occhio non vede cuore non duole. Invece gli toccherà dolere. Vado avanti con la tenue speranza che almeno l'altra si sia salvata e allungo il passo temendo il peggio. Mentre cammino, attivo il radar e perlustro ogni centimetro di terreno che mi sfila sotto i piedi come un tapis roulant. Dopo dieci minuti, realizzo che oramai devo aver superato il punto dove ho incontrato la prima lumaca e tiro un sospiro di sollievo. Almeno una si è salvata. Rallento un po' e cerco di distrarmi guardando il paesaggio ma non riesco a non pensare al mio atteggiamento di poco prima quando ho cercato di mascherare la mia indifferenza con un bislacco e supponente ragionamento intellettuale mentre sarebbe stato così semplice interrompere per un attimo il mio cammino, prenderle delicatamente fra le dita e riporle dolcemente sull'altro lato della strada mettendole così al sicuro. Piuttosto che prendere una facile decisione, ho preferito perdermi in inutili elucubrazioni, caratteristica del tutto umana, così come quella di cercare a tutti i costi di trovare complessi e reconditi significati anche quando questi non ci sono. Potevo fermarmi ma non l'ho fatto, punto. E' sempre una questione di scelte: per non perdere tempo, ho preferito fosse il caso a decidere al posto mio e l'ho fatto sapendo che stavo puntando loro una pistola pronta per un giro di roulette russa a cui i due ignari molluschi non sapevano di partecipare.

   Ogni azione determina un effetto e non è certo che quelle buone portino con certezza buoni risultati ma se tornassi indietro, non avrei dubbi e senza scomodare alcuna divinità so che la mia decisione sarebbe molto diversa da quella che presi quel giorno perché anche se sono consapevole che le nostre scelte non sempre hanno il potere di modificare sensibilmente il corso delle cose questo non significa che possiamo sottrarci dalle nostre responsabilità semplicemente girando la testa di lato.



martedì 17 settembre 2013

La ribollita

5 anni fa scrivevo questa invettiva...5 anni sono tanti ma nulla è cambiato, ahimè



Ma questo cosa c'entra?... C'entra, c'entra!

Dimmi, tu che sempre ti lamenti, quanti anni hai?
Ma questo cosa c'entra?
C'entra c'entra.
Cosa hai fatto in questi anni?
Cosa hai detto in questi anni?

Ho fatto quello che dovevo fare
Ho detto quello che dovevo dire
Ma questo cosa c'entra?
C'entra, c'entra
Hai denunciato, hai gridato
hai fatto resistenza, ti sei indignato
e l'esempio -ai tuoi figli- l'hai dato?

Io, io ho sempre fatto il mio dovere
Ma questo cosa c'entra?
C'entra c'entra
Ma dimmi -ora- cosa provi?
Sei soddisfatto, sei felice
sei deluso, amareggiato, umiliato, imbarazzato?

Beh,che domande! Sono soprattutto incazzato
Ci hanno presi per il culo, ci han derubato
Si sono fottuti il paese, niente han voluto lasciare
neppure la speranza di un sogno ancora da sognare
Ma chi?
Ma dai, loro no, sempre loro....
Ma loro chi?
Loro, loro, sai benissimo di chi parlo:

I politici corrotti
I giornalisti poco corretti
Gli insegnanti immotivati
Gli studenti non globali e quelli omologati
La chiesa senza più vocazione
La Chiesa con la scusa della vocazione
Gli avvocati in parlamento
Gli avvocati mai controvento
I vecchi e i nuovi imprenditori
Quelli di se stessi e quelli ministri dei tesori
Gli operai senza più pezze nei calzoni
Mai più servi , finalmente senza padroni
Niente più lotte di classe ne conflitti
Anche se i doveri rimangono ma scompaiono i diritti
I sindacalisti con lo sguardo paterno
Prima sulle barricate poi al governo
I commercialisti, gli psicologi, i farmacisti
I calciatori,le veline e i tronisti
I cacciatori e i falsi ambientalisti
gli economi e gli economisti
I critici e i criticati
Da frustrazioni accomunati
I notai, i banchieri
I commercianti e i ragionieri
Con cambio di moneta e politiche compiacenti
Dimezzati i salari, raddoppiati i proventi
Gli artisti senza più arte
Gli attori senza una parte
I cantanti stonati
I jazzisti accademizzati
I manager, dirigenti senza profitti
ma con buonuscite da sceicchi
Falsi in bilancio, fiscali evasioni
Crack finanziari, svendite di azioni
E il popolo che sonnecchia beato
Non parla, non vede e non sente
A volte s'indigna con chi, ingrato
Alza la voce anche se inutilmente
Grandi fratelli e isole di presunti famosi
Mariedefilippi, Vespe e figuranti rancorosi
Si agitano dentro uno schermo luminoso
Abbagliando uomini-lucciole con il suo fascino velenoso
E' il trionfo del nulla non c'è più speranza
Abbasso la cultura e viva l'ignoranza
Ma inevitabilmente il risveglio è impietoso
dietro la facciata un vuoto spaventoso
Sguardi attoniti, pensieri inariditi
Assenza di risposte per mancanza di quesiti
Ma poi, ecco la soluzione per non naufragare:
Un capro espiatorio a cui colpe addossare
Inventarsi un nemico magari il più sfigato
Ma sì è proprio lui...L'ultimo arrivato

Ecco con chi sono arrabbiato
mio impietoso interlocutore
Scusa lo sfogo un po' allucinato
ma l'invettiva richiede - sempre - grande fervore
A chi nella foga, avrò di certo dimenticato
dico: "non si preoccupi si ritenga pure insultato"
Chiedo comunque scusa a chi si fosse offeso
perché nel mio elenco non sia stato compreso.

Insomma non salvi proprio nessuno?
No!
Nemmeno tu?
Io?!
Ma questo cosa c'entra?
C'entra, c'entra.

stefano

sabato 14 settembre 2013

Ah!, l'america

Bob Roberts di Tim Robbins ( 1992)


Good night and Good Luck di George Clooney(2005)

I tre giorni del Condo di Sidney Pollack (1975)

mercoledì 4 settembre 2013

martedì 3 settembre 2013

Ci sono giorni in cui si vede tutto nero: oggi è uno di questi

Non so voi, ma a volte mi sento davvero impotente e nonostante io creda fermamente nell'importanza delle scelte individuali, nella forza delle idee, di fronte a certe cose mi sento così piccolo e senza voce che le gambe e il pensiero si fanno molli. La crisi diventa sempre più evidente e la situazione internazionale  sempre più pesante e difficile da gestire ma ho la sensazione che anche chi se ne rende conto e ogni tanto cerca di mostrare la propria indignazione buttando lì qualche strillo in verità  non creda fino in fondo al proprio funesto presagio e spera sempre che sia tutto una esagerazione, che alla fine il buon senso prevarrà  e che la cecità finta o stupidamente reale dei nostri governanti abbia fine. Ma se alziamo gli occhi da terra e ci guardiamo attorno ci accorgiamo che non è così, che le cose temute stanno realmente accadendo e se i governi non troveranno al più presto risposte concrete a questa/e crisi e non riusciranno a porvi in qualche modo rimedio, se non andranno oltre a trovate estemporanee che servono solo a rallentare la discesa, se non individueranno altre strade da percorrere e non le indicheranno ai loro cittadini, credo che la caduta sarà rovinosa per molti di noi. Avvoltoi e sciacalli stanno già affilando artigli e zanne. La crisi economica e morale viene -e verrà - sempre più cavalcata dai partiti estremisti che in tutta europa stanno crescendo (vedi la Francia)  perché si sono resi conto che il momento è più che propizio. Ci vuole poco a plagiare le menti stanche di chi non ha più niente da perdere, neppure i sogni. Basta dare loro una speranza di rinascita, anche fasulla, anche se fondata sull'egoismo, indicargli la causa dei propri mali, il nemico da combattere: gli stranieri, l'europa, ecc, ecc. Chi non ha pane e lavoro ma anche chi ancora ce l'ha ma teme di perderlo è plasmabile come il pongo e ha  forte predisposizione alle facili soluzioni. Domani, probabilmente  verranno scritti trattati sui motivi della caduta del modello occidentale ma Ora quello che importa  è la semplificazione, purtroppo anche di pensiero.
Un'altra cosa poi. Diciamoci la verità, nessuno di noi nati dopo gli anni 50/ 60  ha mai pensato davvero che ci potesse essere la possibilità di un nuovo conflitto mondiale - anche se in realtà tutto intorno a noi di guerre ce ne sono sempre state- (troppo civilizzati, troppo emancipati o solamente troppo ipocriti) ma ora che l'argomento sembra diventare sempre più di attualità ci sentiamo ancor più lillipuziani e totalmente spiazzati… io così mi sento nonostante abbia spesso sostenuto che i presupposti c'erano tutti ma come ho scritto poche righe sopra anch'io ho sempre sperato (e ancora lo spero)  fossero  elucubrazioni fin troppo esagerate.

Purtroppo e qui torno al punto di partenza credo che se gli uomini che vogliono davvero un cambiamento un'inversione di rotta - che magari comporterà anche a qualche rinuncia - non troveranno al più presto il modo di fare sentire la propria voce altri decideranno per loro e temo che allora i sacrifici non saranno pochi, costretti come saremo ad affrontare la corrente su una barca senza remi… speriamo almeno di saper nuotare 

giovedì 29 agosto 2013

due trailers al giorno... o quasi/ 2

Si sa, l'appetito vien mangiando perciò ho deciso di continuare con altri due film da "gustare: uno maccheronico e l'altro più speziato . Il primo è Big Night di Stanley Tucci un film che parla la nostra lingua oltre oceano nel disperato tentativo di educare gli "americani" alla buona cucina. Anche il secondo parla sia di sogni da realizzare che della ricerca da parte di uomini e donne del loro posto nel mondo, mondo che nonostante esista anche grazie al loro lavoro non li ha ancora del tutto accettati. La graine et le Mulet (in Italia Cous Cous) è un film di Abdellatif Kechiche  ed è il  terzo lungometraggio del regista tunisino naturalizzato francese.
P.s. la scena della danza del ventre è magistrale... e non solo


Big Night


La Graine et le Mulet( Cous Cous)

mercoledì 28 agosto 2013

due trailers al giorno... o quasi

nessun consiglio -per carità- solo il piacere della condivisione per scambiare qualche battuta - ma anche no- su film, vecchi, nuovi -poco importa- che per mille e diversi motivi mi son piaciuti, al di là dei generi, oltre le mode e le correnti, troppo spesso racchiusi in steccati; lo spettatore rispetto a chi i film li fa ha la fortuna di poter spaziare in lungo e in largo, può permettersi l'infedeltà e anche un pizzico di incoerenza  e assaggiare tutte quelle pietanze che il cinema gli cucina. Certo a volte qualche piatto risulta davvero indigesto ma  come d'altra parte succede in molti casi della vita se non si pizzica qua e là diventa davvero difficile formare un proprio gusto e pur prediligendo a secondo dei momenti i  sapori forti da quelli delicati saggio è chi non trascura ne l'uno ne l'altro consapevole che la vera ricchezza sta nella diversità e nella varietà.
Bene cominciamo e visto che abbiamo preso metaforiche strade culinarie come si fa a trascurare film -i primi che mi vengono alla mente - come  il letterario "Il pranzo di Babette" di Gabriel Axel e l'orientale "Mangiare bere uomo donna" uno dei primi lungometraggi di Ang Lee

Il pranzo di Babette

Mangiare Bere Uomo Donna


venerdì 21 giugno 2013

tra i due litiganti, il terzo gode (noi litighiamo e loro se la ridono... ancora)

Anni fa quando cadde il primo  governo Prodi,  ognuno di noi pronti a cercare il colpevole in base al proprio partito di riferimento. Chi era della sinistra cosiddetta moderata indicava perentoriamente con l'indice accusatore "l'intransigente" Bertinotti, chi invece era più , diciamo, estremista dava tutta la colpa alla arroganza dell'ulivo che se ne era fottuto  degli accordi presi, come se dare la colpa all'altro potesse in qualche modo alleviare la delusione per l'occasione mancata. Davvero una magra consolazione, non credete? Indipendentemente da chi fosse la causa di quel fallimento di una cosa sono sicuro: che tutti gli italiani, quelli  non innamorati del video cavaliere furono i veri  e soli perdenti… Ora dopo diversi anni e diverse elezioni il popolo di centro sinistra e di sinistra sommato a un numero cospicuo di elettori auto dichiaratosi "nuovo" "diverso" "onesto" ha avuto la possibilità di provare davvero a cambiare le cose, bastava provare a parlarsi, trovare un accordo su alcuni punti più o meno comuni, ma anche questa volta così non è andata. Per l'intransigenza di Grillo che mette tutti gli altri sullo stesso piano, destra e sinistra, e  pretende di arrivare alla maggioranza assoluta? Per l' atteggiamento poco trasparente  di Bersani che voleva tendere un tranello al movimento dicendo di voler dialogare ma  in realtà  senza fare alcun passo in quella direzione? Anche questa volta tutti pronti ad indicare con sicurezza e con fede calcistica il colpevole, che naturalmente abita nella parte avversa ( anche se così avversa spesso non è) così infervorati  da non accorgersi che ancora una volta gli sconfitti sono gli stessi: quelli che vorrebbero vivere in un paese meno corrotto, più onesto, più civile e invece si trovano ancora una volta a dovere aspettare  un miracolo che finora nessun aspirante "messia" è stato in grado di fare, forse perché di messianico hanno davvero poco ma soprattutto perché credo  che loro, abbiano altri obiettivi.

giovedì 20 giugno 2013

grazie fratelli!

Questa mattina ero in una delle sale di aspetto dell'USL in attesa che mia moglie rinnovasse un attestato di formazione; mentre aspettavo ho scambiato qualche parola con alcune persone che attendevano il loro turno; tutte lavoranti nel settore alberghiero, chi come barista, chi come cuoca o cameriera….Una cosa accomunava queste lavoratrici (erano praticamente tutte donne) per lo più stagionali. Tutte quante erano sfruttate: 10 o 12 ore di lavoro, senza riposo settimanale, e naturalmente in regola per 4 massimo 6 ore al giorno. La cosa triste ma purtroppo vera è che queste persone, ne conosco alcune, pare debbano essere  grate a chi questo lavoro glielo elargisce consce del fatto che se rifiutassero tale generosità dietro di loro ci sarebbe subito un altro ben felice del loro rifiuto. Ora è evidente che questo è scoprire l'acqua calda e lungi da me emettere  qualsiasi giudizio negativo nei confronti di queste persone (domani potrebbe toccare anche a me), ci mancherebbe altro, ma riguardo a coloro che, consapevoli di aver in mano questa arma di ricatto che è la forte disoccupazione, si approfittano di questa situazione cercando di tranne il più possibile vantaggio, beh! riguardo a costoro, che purtroppo sono anche miei concittadini, provo un profondo disgusto e un inimmaginabile  disprezzo! 

p.s. e non mi si venga a dire che non tutti sono così  perché ogni cittadino riminese intellettualmente onesto sa che gran  parte  degli imprenditori turistici  della mia città si comporta in questa maniera, da molto tempo e se si aggiunge poi l'evasione fiscale il quadro diventa davvero edificante 

sabato 8 giugno 2013

la gioia per un figlio che si sposa
la tristezza per una madre che se ne sta andando
un anima divisa in due
un tiro alla fune  un po' perverso
ma a volte va così
beffarde scelte di tempo


martedì 7 maggio 2013

bernard

"bonjour chef"
mi giro e incontro il bel volto sorridente di Bernard
"ciao Bernard"rispondo io "è da molto che non ci si vede" e gli stringo la mano
Lui  ricambia e come se non si capacitasse della cosa mi dice quasi ridendo
" sei incredibile sai, ti ho detto come mi chiamo una sola volta  alcuni anni fa  e tu mi riconosci subito e ricordi sempre il mio nome"
e continua scuotendo la testa
"non sai quanto piacere mi faccia questo, credimi davvero tanto"
gli do una pacca sulle spalle robuste e sorrido a mia volta
potrei dirgli che non c'è niente di strano in questo ma sarei ipocrita
"Ci credo bernard, lci credo"  mi limito a rispondere quasi commosso 
A volte basta davvero poco per avere molto in cambio


( Bernard è un ragazzo di 42 anni nativo del Camerun che ho conosciuto 3 o 4 anni fa a Castelbolognese. Allora abitava a Forlì e faceva il pendolare fino a Fusignano: due treni con sprint finale di tre km in bici… per iniziare alle 8  gli toccava alzarsi alle 5 per fare circa 35 km. Ora fortunatamente si è trasferito a Ravenna e le cose vanno molto meglio anche perché è riuscito a far venire in Italia sua moglie con i suoi due figli 

lunedì 22 aprile 2013

impermeabili

Uomini di probabili affari si muovono lesti nei loro abiti di taglio pregiato - abiti  che molti indossano a malapena  il giorno del matrimonio - e si aprono a ventaglio mentre li attraverso con la mia bicicletta - sono un vero pirata della strada con il velocipede -, ragazzi africani con le loro pile di libri tra le braccia  cercano con insistente pazienza un difficile acquirente,  alcuni giovincelli indigeni appiccicano i loro nasi alle vetrine dei negozi di calzature sportive fluorescenti ad alta tecnologia mentre altri avanzano sicuri, nonostante  gli occhi bassi  sugli smartphone, intenti a conversare con amici virtuali oppure no ma certamente più distanti rispetto a quelli - apparentemente trascurati - che deambulano al loro fianco compiendo  gesti speculari, signore ma anche signori, perennemente in gara con un tempo difficilmente raggiungibile, trascinano pesantemente  borse della spesa rigonfie di cibarie varie acquistate al locale mercato, alcuni uomini non più giovani, probabili ex vitelloni,  incoerentemente vestiti ma perfettamente in sintonia con quello che un tempo sono stati,  si muovono senza trascurare ogni piccolo gesto, ogni singolo passo e paiono  sorridere a passanti immaginarie… lo stesso fiume umano di sempre attraversa - refrattario - la città come se nulla fosse accaduto come se l'attualità non fosse altro che il frutto dell'immaginazione di qualche bizzarro sceneggiatore e non c'entrasse per nulla con le nostre vite e noi fossimo appena usciti dal cinema. 

martedì 16 aprile 2013

si fa presto a dire snob



vogliate perdonarmi se il concetto l'ho già espresso in passato: a mio parere il declino culturale (e non solo) del nostro paese è cominciato il giorno in cui Paolo Villaggio fece gridare al suo personaggio che la Corazzata Potemkin era cagata pazzesca. Quel giorno il Fantozzi dormiente che giaceva in ognuno di noi si ridestò e improvvisamente ci sentimmo tutti come liberati. L'ignoranza ( quella peggiore) fu sdoganata e prese il potere "democraticamente" assecondata dai grandi imbonitori che non aspettavano altro per poter finalmente vendere i loro sogni di princisbecco a un popolo che tra la fatica dell'apprendere e le lusinghe del paese dei balocchi non tentennò e scelse…. dando retta a Marcello Marchesi

giovedì 21 marzo 2013

ma se Totò, Troisi, Sordi fossero doppiati non gridereste allo scandalo? e allora!

entro in una rivendita di dvd. Dopo aver consultato decine di film ne trovo uno che mi interessa: "uno due tre" di Billy Wilder. Guardo sul retro: lingua italiana, inglese, bene!  sottotitoli: vuoto. Chiedo allora al negoziante, quello più giovane se può fare una verifica, prima dell'acquisto il quale si rivolge a quello più anziano probabilmente il padre che mi guarda interrogativo gli spiego che compero solo dvd che abbiano la lingua originale, con i sottotitoli in italiano naturalmente dato che non conosco tutte le lingue del pianeta - a malapena  la nostrana e il francese - ma la mia spiegazione non lo soddisfa e aggiunge "ma guardi che in italiano c'è!" 
esco sconsolato dal locale non perché  i sottotitoli non c'erano ma perché mi è venuto in mente una battuta del film di  Michel gondry  Be kind rewind "nessuna specifica conoscenza richiesta". punto 

provaci ancora Woody (può capitare a tutti un inciampo)

Lo temevo e anche se ancora non l'avevo visto ero quasi sicuro di non sbagliare, non certo perché influenzato dalle critiche controverse ( d'altra parte con lui è sempre così, o lo si ama o -inspiegabilmente- lo si detesta) ma solamente perché me lo sentivo, punto e basta e purtroppo il mio sesto senso questa volta non ha sbagliato
To Rome with love, il film di Woody Allen ( uno dei registi da me più amato) girato a Roma è stato per me una vera delusione. Qualche battuta degna delle sue c'è stata ma non sufficiente a giustificare un film quasi ingiustificabile. Woody è stato accusato da molti critici e addetti ai lavori di aver data un'immagine stereotipata di Roma, dell'italia ma questo  non mi ha particolarmente infastidito perché almeno una parte del film sembra un'operazione nostalgica così come era accaduto per Midnight in paris( decisamente un'altra cosa) mentre invece mi ha lasciato davvero incredulo la banalità di alcuni dialoghi (cosa davvero insolita per un genio come Woddy) come se l'autore di Manhattan  avesse dovuto svolgere un compitino più per contratto che per piacere, per non parlare poi della sufficienza con cui il film è stato girato e montato (l'ho visto in lingua originale e i dialoghi italiani doppiati a volte erano fuori sincrono) Un film infarcito di comparsate di ex celebrità italiche Ornella Muti, Guliano Gemma, Maria Rosaria Omaggio e di nuove Scamarcio,  Gian MarcoTognazzi, Donatella Finocchiaro a testimonianza che qualche clausola nel contratto ci dovesse essere altrimenti perché non far lavorare vere comparse almeno per i ruoli di contorno. E che dire della pochezza recitativa di alcuni degli interpreti soprattutto italiani; tranne Benigni e Albanese ( che fa Albanese) gli altri sono  stati un vero pianto, sempre sopra le righe, mai naturali,  tanto da fare risaltare persino la breve interpretazione di Scamarcio che mi è parso rispetto agli altri, quasi bravo.  Certo qualche trovata come dicevo c'è stata come a esempio quella dell'allestimento dell'opera lirica i Pagliacci" con il tenore che si esibisce sotto la doccia e anche l'idea del pezzo con Benigni mi è parsa discretamente satirica, anche se forse meritava un'attenzione maggiore ma per il resto ripeto  la pellicola mi è sembrata un' operazione più che altro commerciale  fatta inoltre in  maniera davvero frettolosa, niente a che vedere con i film girati in Spagna,  Vicky Cristina Barcelona, in Francia, Midnight in Paris, o  in Inghilterra, lo splendido Match Point. A costo di sembrare il solito anti- italiano sono giunto alla conclusione che anche un autore come Woddy Allen può fallire se si fa  influenzare dal pressappochismo del nostro cinema che pare davvero contagioso


Un tempo venire in Italia a girare un film poteva essere buona cosa per i cineasti  americani, vedi "vacanze romane" di William Wyler   "che cosa è successo tra mio padre e tua madre" di billy Wilder, ma in questi ultimi anni pare sconsigliabile visti i risultati di pellicole come  "the tourist"  film irritante con J. Deep,  la parte finale( fortunatamente breve) del bel film di Sofia Coppola, Somewhere e naturalmente Rome with to love film di W. Allen. Tutti film dove le intrusioni dei divi nostrani  si potevano a mio giudizio  tranquillamente evitare. Cosa che molti spettatori avrebbero volentieri apprezzato, io sicuramente



p.s Woody rimane comunque uno dei più grandi cineasti di tutti i tempi - questo non si discute - e sono certo che il prossimo sarà un piccolo capolavoro

martedì 19 marzo 2013

d'altra parte chi si accontenta gode

Ieri sera ho rivisto il bellissimo film di Ken Loach, My name is Joe. Questa volta, dato che era un DVD l'abbiamo potuto guardare in lingua originale, con i sottotitoli naturalmente, e dopo pochi minuti, al di là dei dialoghi come sempre ben scritti, la cosa che mi è saltata  subito agli occhi è stata la grande capacità recitativa di tutti gli attori anche di quelli di contorno, l'amalgama che contribuiva alla riuscita della pellicola e di conseguenza non ho potuto non fare un parallelo con  il nostro cinema attuale  che pare affetto di pressappochismo. Purtroppo, e non capisco perché visto che nessun critico ne parla, gran parte dei nostri cineasti anche quelli migliori si accontentano della recitazione degli interpreti principali (a volte discutibile pure la loro)  senza preoccuparsi  troppo dei figuranti  e facendo spesso  a meno dei cosiddetti caratteristi, per non parlare poi della fotografia e delle musiche, come se per fare un buon film fosse sufficiente una storia e un protagonista di richiamo, meglio se catodicamente  noto, dimenticando che per la buona riuscita di ogni lavoro sono spesso le sfumature, i particolari a fare la differenza.  Che paese è il nostro dove chi canta stona senza avere almeno una voce indimenticabile, alla Bob Dylan per intendersi  e chi recita ha la stessa fluidità del latte scaduto, quello grumoso sempre per intenderci?

p.s immagino che la questione dei soldi non sia del tutto irrilevante ma credo che ci sia anche dell'altro ( pochissime e care scuole di cinema ad.es.)  perché in Italia di soldi non ce ne sono mai stati tanti ma difficile negare che il cinema di un tempo fosse mediamente superiore riguardo alla qualità a quello attuale. Prendete i primi film di Avati, di Olmi e confrontateli con i più recenti... capirete cosa intendo






martedì 5 marzo 2013

pensieri in movimento

una delle cose che mi piace fare é camminare. Da un po' di tempo pratico il Nordic walking. Sì, quello che si fa con quei bastoncini, simili a quelli da trekking o da sci. Quella pratica che molti di voi, diciamo simpaticamente,  associano agli anziani… beh se fossi in voi prima di esprimere un qualsiasi giudizio vi inviterei a provare poi ne riparliamo… oggi ad esempio percorsi 11 chilometri in un'ora e quarantacinque minuti; non male, vero? Comunque se volete approfondire date un'occhiata qua: http://www.nordicwalking.it/ . Ma non è della pratica in se di cui volevo parlare; pare che il camminare non sia solo salutare per il fisico ma anche per la psiche. Sento già i maligni borbottare: "pensate come sarebbe se fosse più sedentario"?  Naturalmente non perderò il mio tempo a rispondere a simili sciocchezze. Ora non so cosa capiti precisamente alla mente mentre si cammina ma so cosa succede alla mia. Certo se cammino in riva al mare o in mezzo alla natura parte delle mie attenzioni sono rivolte all'ambiente che mi circonda ma dato che spesso la durata delle mie uscite è piuttosto lunga la mente ha il tempo e la possibilità di vagare ovunque.  Una forza misteriosa, un colpo di vento magico  improvvisamente si desta e solleva al suo passaggio quelle foglie che fino a poco prima giacevano inerti a terra  e  con un filo invisibile, in volo,  le cuce assieme formando una lunghissima collana. Così le parole, che prima parevano come assopite si ridestano e lucidamente formano pensieri, frasi già ben strutturate, persino brevi racconti ma poi una volta giunti alla meta di colpo così come misteriosamente quel vento era arrivato ora scompare e le foglie ritornano ad adagiarsi alla rifusa sul terreno  e  tutte quelle parole che fino a poco prima parevano così chiare ora cadono sparse sul fondo della psiche come dimenticate... di loro solo un lieve ricordo

domenica 27 gennaio 2013

pensieri in libertà una domenica mattina

L'ho dovuto scoprire questa mattina mentre facevo la mia solita camminata leggendolo affisso su un cartello pubblicitario, quelli ancora li leggo. Bene! penso, quando l' inaugurazione? tra parentesi "vernice" mi fa cagare, il 19, IL DICIANNOVE! ma cazzo siamo il 27 e non ne ho saputo niente?! E' davvero incredibile!  Mi arrivano un sacco di cazzate per posta, per e-mail, inviti di tutti i generi ma della mostra di Vittorio niente, silenzio assoluto. Certo la colpa è anche mia visto che i giornali locali li leggo raramente, anche quelli nazionali per la verità, apro un'altra parentesi- d'altra parte basterebbe ripassare a mente quelli di qualche anno fa, gli attori sono gli stessi e pure le inutili battute di quel ignobile copione non sono mutate- chiusa parentesi e poi c'è da aggiungere  che sono davvero sparito dalla circolazione, non solo per una mia pur legittima scelta ma soprattutto per mancanza di tempo; quel tempo che ci appartiene ma che in molti ci vorrebbero rubare, quel tempo troppo prezioso per essere disperso come polvere al vento e allora quel -poco- tempo che ci rimane, dopo che il "dovere" se ne è trattenuto gran parte, pretende di essere ben speso e ti costringe a fare inevitabili scelte e le mie probabilmente non hanno tenuto conto del fatto che per non finire nel luogo degli "scordati" è dannatissimamente  importante ESSERCI. Eh già caro Nanni "mi si nota di più se ci vado e sto in disparte oppure se non ci vado?" Se non ci vai non esisti, questo è la  semplice risposta, non che sia per forza un male ma così è.  Lentamente scompari come lo sferragliare del treno sulle rotaie dopo il suo passaggio, nell'aria solo un vago ricordo, l' alone di una macchia non del tutto cassata nonostante l'abbondante uso del  tricloroetilene, ecco cosa succede se non ci vai. 
Forse qualcuno un giorno chiederà: "ma Stefano dove è finito, è un casino che non lo vedo?"   e forse qualcuno risponderà: " Mi han detto  che è andato in pensione perché vuole tentare di riprendersi quello è suo, c'è invece chi sostiene che sia andato a morire solo in qualche eremo, come un vecchio indiano perché aveva esaurito le parole,  altri sono certi  che abbia vinto la lotteria (davvero strano visto che non ha praticamente mai giocato) e che se ne sia  andato via via via via via, ma sinceramente credo  che tutto questo sia falso  e anche se non lo si vede più in giro non vi preoccupate che a lui va bene così. Se ne sta con la sua famiglia, una partita a carte condita con abbondanti chiacchiere con qualche caro amico, le solite lunghe camminate, ancora dipinge, e sinceramente questo mi lascia perplesso ma contento lui e poi  la sua inesauribile passione per il cinema, tanta musica, qualche buon libro e un po' di scrittura senza pretesa e soprattutto l'immancabile buon caffè con  Cinzia…tutto lì.

ah, dimenticavo! ogni giorno butta uno sguardo verso il mare e respira.

giovedì 3 gennaio 2013

libri da leggere per ascoltare

Per chi come me ama Tom Waits, questo libro appena uscito è un piccolo gioiello. Lo sto leggendo lentamente e dato che le interviste si susseguono in ordine strettamente cronologico e accompagnano le uscite dei suoi dischi sin dagli inizi sto riascoltando i brani con attenzione rinnovata ed è davvero interessante scoprire man mano il perché di certe scelte musicali e da dove e da chi il grande cantautore traeva ispirazione.

"come sei finito a fare pezzi spoken word?"

"il primo pezzo spoken word che mi ha impressionato era in un album chiamato Jack Kerouac/Steve Allen; Kerouac parlava sopra i pezzi suonati da Allen e il risultato era molto, molto efficace. Non avevo mai sentito niente del genere, così ho provato a scrivere un paio di cose in quel modo." 




Jack Kerouac/Steve Allen




martedì 1 gennaio 2013

buon duemilatredici

sembra difficile lo so 
che un cambio numerico, dal dodici al tredici
possa segnare una reale metamorfosi
ma non ci resta che provare 
non ci resta che oltrepassare quella linea invisibile di demarcazione
che separata il noto dall'ignoto
con la consapevolezza 
che le strade già battute non si possono più ripercorrere 
perché se voltiamo lo sguardo oltre le spalle
vedremo che gran parte del  terreno è franato  al nostro passaggio
perciò non ci resta che andare avanti
magari scartando leggermente di lato
verso sentieri ancora da esplorare 
con naturale timore ma anche con grande curiosità
con entusiasmo ma con profondo rispetto 
con umiltà ma con grande determinazione
affrontiamo allora  questo nostro nuovo viaggio
con il bagaglio giusto, magari più leggero
lasciando a terra le mille zavorre che ci appesantiscono il passo

recidiamo finalmente quei fili che ora riusciamo a vedere
lasciamoli penzolare dalle mani  di quei mediocri burattinai 
che come macchine a cui nessuno ancora ha staccato la spina
si ostinano, ridicoli, a movere le loro grasse appendici in aria
a pronunciare  parole mute senza accorgersi che oramai più nessuno li ascolta

signori lo spettacolo è finito, la commedia umana continua
ma questa volta la regia la facciamo noi