E' uscito di recente un bel libro di David Grossman " Con gli occhi del nemico " - ne ho già inseriti alcuni frammenti nel post del 3 ottobre scorso - che si occupa dell'altro, di colui che non conosciamo, dello straniero. Lo scrittore ci invita a metterci nei panni dell'altro, a pensare con la sua testa, a guardare con i suoi occhi: "Quando abbiamo conosciuto l'altro dall'interno, da quel momento non possiamo più essere indifferenti a lui: Ci risulterà difficile rinnegarlo del tutto. Fare come se fosse una "non persona".....
Un altro scrittore israeliano -Amoz oz ( leggere "Contro il fanatismo") - fa lo stesso invito attraverso un articolo pubblicato sul corriere della sera dal titolo "Il romanzo è il ponte tra le civiltà": " Sono convinto che la curiosità può essere una virtù morale. Sono convinto che immaginare l'altro può essere un antidoto al fanatismo. Immaginare l'altro farà di voi non solo uomini migliori nel lavoro o nell'amore, ma vi trasformerà in esseri umani migliori."
Come non condividere queste parole e non capire che solo la tolleranza, l'apertura verso l'altro, la curiosità di conoscere chi è diverso da noi siano le uniche strade percorribili verso una pacifica convivenza -anche se questo a volte richiede grande fatica- e non il chiudersi ottusamente in noi rischiando la cecità o peggio ancora il razzismo con la convinzione che l'altro sia il nemico pronto a defraudarci della nostra libertà, del nostro lavoro, delle nostre case, che l'altro sia peggiore e così diverso da noi e non un povero cristo che cerca di vivere la sua vita - non così dissimile dalla nostra. In fondo L'altro non è forse la nostra immagine riflessa.
Per tentare di capire il mondo bisogna incamminarsi verso la conoscenza e per intraprendere questo percorso bisogna essere soprattutto curiosi, fortemente curiosi.
E' la curiosità che fa muovere le cose, che abbatte i recinti dell'indifferenza che ci spinge a cercare di capire, di conoscere - un altro essere umano, un'altra religione, un altra cultura, un'opera d'arte...Il curioso non si accontenta delle apparenze -vuole vederci chiaro- , cerca di non avere pregiudizi - vuole toccare con mano, vuole riempirsi di quella pietanza miracolosa che è la vita con tutte le sue sfumature e non accontentarsi di cibi precotti, di alimenti preconfezionati da altri adeguandosi così al solo bianco e nero. Il vero curioso cerca di adoperare tutti i sensi che la natura gli ha messo a disposizione, non solo l'intelletto come spesso si è portati a credere ( il desiderio di condivisione del curioso molte volte dà adito a fraintendimenti ) anzi spesso il suo agire è tutt'altro che razionale. Il curioso non ha la verità in tasca ma dubbi, un infinità di dubbi ma è proprio questo stato di incertezza, questa consapevolezza di fallibilità che lo porta a muoversi prudentemente per cercare di comprendere le mille sfaccettature del mondo e a non pensare con arroganza di essere il migliore di tutti.
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