C'erano degli strani esseri che da anni passavano sempre
dalla stessa porta nonostante attorno ce
ne fossero tante altre di ogni forma e dimensione. Forse c'era stato un
tempo in cui avevano utilizzato anche gli altri ingressi ma nessuno se ne
ricordava più e nessuno se ne era mai posto il problema.
Da un tempo indefinito si infilavano in
quella specie di cunicolo angusto come se non ci fossero alternative e
sinceramente la cosa non li turbava più di tanto; parevano seguire un ordine
prestabilito, immutabile,
un po’ come quello che costringe i salmoni alla risalita che li condurrà alla
morte o che spinge i lemming al
suicidio di massa. E pensare che non era per nulla agevole varcare quella
soglia. Con il passare del tempo questi individui si erano modificati
strutturalmente ed erano diventati sempre più obesi ed impacciati mentre la
porta, al contrario, diventava sempre più stretta, soprattutto a causa della formazione nel perimetro
interno di alcune escrescenze, astratte protuberanze in continuo movimento:
un’inquietante cornice dall’aspetto per nulla rassicurante. Se si aggiunge poi
che la splendida luce che un tempo indorava l'ingresso era del tutto scomparsa, quella assurda ostinazione era
davvero inspiegabile, del tutto innaturale, anche per chi da anni aveva smesso
di evolversi seguendo i dettami indicati dalla natura.
Da tempo avevano smesso di sognare, di pensare, di farsi
domande; i gesti erano semplici e sempre gli stessi, monotoni ma rassicuranti come tutte
le cose abitudinarie. Non erano felici ma neppure tristi, nessuna emozione
turbava la loro vita piatta, scialba. Vivevano senza alcun sussulto, liberi, ma
senza sapere che farsene della loro libertà perché da troppo tempo avevano smesso di scegliere autonomamente preferendo farsi guidare da altri che generosamente si erano accollati questo onere in loro vece. Così passavano gran parte del loro tempo a consumare e ad ingoiare ogni cosa con una ipnotica e insaziabile ingordigia...
1 commento:
scritto un paio di anni fa
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