giovedì 8 settembre 2016

un piccolo racconto riesumato




Sette



Il numero sette era il suo  numero preferito. Non per un particolare motivo, l'aveva scelto così, inconsciamente, tanti anni fa. Non c'entravano i sette peccati capitali, le sette note musicali o i colori dell'arcobaleno, no, niente di tutto questo. Una sola cosa, fra le tante che aveva scoperto attorno al suo numero portafortuna  o intrigava:  il sette veniva  considerato attraverso uno strano calcolo, un numero "felice". . A parte questo, ripeto, non esisteva niente di misterioso, di esoterico dietro a quella scelta...  Quello che più lo affascinava di quel numero era l'asciuttezza e la semplicità del segno grafico.  Il 6, il 9, l'8  sono numeri svelti  e un po' ruffiani con le loro curve ammiccanti  mentre il 7  no, niente salamelecchi, rigido, spigoloso non cerca di farsi amare a tutti i costi,  perciò chi lo sceglie lo fa accettandolo così com'è punto e basta. 

Anche gli uomini, Giuliano li giudicava con il medesimo metro e fu probabilmente per questo motivo che diventai il suo amico più fidato. Adorava le persone  lievemente antipatiche, più per timidezza che per arroganza, "un po' riservate che parlano poco ma che quando lo fanno devi prendere nota sul taccuino"  mi diceva  "l'essere taciturno rende l'uomo maggiormente affidabile" continuava. Quando raramente gli capitava di incontrarne qualcuno diceva sempre: "ecco un bel sette, mi piace".

Spesso mi raccontava quanto quel numero fosse stato presente in molti momenti della sua vita: a sette anni, la prima bici, durante le partite a pallone aveva sempre ricoperto il ruolo della mezzala con il numero 7 sulla maglietta, alle superiori aveva deciso che la media del sette fosse un risultato più che dignitoso - anche se alcuni insegnanti lo consideravano poco ambizioso -, 7 era il numero dell'autobus che lo portava a scuola, sette le donne della sua vita, l'ultima si chiamava Iris, e così via. Aveva addirittura cambiato il suo nome di battesimo, di otto lettere, da Giuliano  a Giulian" un po' meno provinciale, non trovi? " si giustificava. Anche se non lo ammetteva, quel numero era diventato per lui una vera ossessione e si sa, come  spesso le fissazioni scaramantiche possano condizionare lo svolgere della vita.

Ora  in quel preciso momento si trovava chiuso in un ascensore diretto al settimo piano di un vecchio  edificio totalmente occupato da uffici, civicamente situato al numero 7 di via Tarquinio Prisco (uno dei sette re di Roma). Nonostante fosse domenica, eri lì per lavoro.  A volte gli capitava di riflettere  su quella sua professione così insolita che svolgeva con grande dedizione da poco più di un anno ma con indubbia  predisposizione, visti i risultati piuttosto incoraggianti ottenuti. Certo la meticolosità, la precisione e la freddezza tipica del suo carattere lo avevano sicuramente aiutato.
Giulian era un Killer, un ottimo Killer.
  
Si era recato  in quel vecchio palazzo, nonostante fosse un giorno festivo per portare a termine – parola più che appropriata – questo nuovo e decisivo “incarico”. “Il prossimo sarà l’ultimo e poi basta" mi aveva confidato " ho già messo via un bel po' di quattrini e ho anche prenotato un volo per le Mauritius… Mi aspettano....”.
 "Un posto?!... e Iris?” gli avevo chiesto
“Iris mi ha stancato, sta diventando asfissiante, naturalmente non sospetta nulla, e per questo che la valigia con i contanti è meglio se la tieni tu… e poi non vorrei abusare della fortuna, l' ultima volta c'è mancato tanto così ".
In effetti, aveva accettato quest'ultimo affare con non poca  riluttanza - la precedente"commissione" aveva presentato notevoli difficoltà - ma i soldi in ballo questa volta erano davvero molti e poi lo tranquillizzavano tutti quei 7:  numero civico, settimo piano, settimo incarico, settimo giorno della settimana... quel numero gli aveva sempre portato fortuna e, ne era fortemente convinto, lo avrebbe fatto anche questa volta. Aveva ripassato il piano nei minimi dettagli: il "soggetto" ogni giorno, immancabilmente, compreso la domenica si fermava nel suo studio per pianificare personalmente il lavoro per la giornata successiva e lo stabile a quell'ora era completamente deserto. Tutto nella sua mente era stato calcolato nel minimo dettaglio, come al solito. Certo se non ci fosse stato quell'imprevisto dell'ascensore sarebbe stato perfetto perché niente gli procurava ansia come il salire su un ascensore.  Si sentiva in trappola dentro quella scatola e lo innervosiva essere in balia di quel mezzo meccanico, lungo o corto fosse il tragitto. Solitamente preferiva salire le scale a piedi " per tenermi in forma "  - diceva, ma in realtà non sopportava di restare chiuso  in quel parallelepipedo scricchiolante, gli mancava l'aria ma  soprattutto temeva di precipitare, che i cavi all'improvviso potessero cedere.
Immaginava la discesa verso l'inferno e sentiva tutta l'impotenza dell'uomo. "almeno avessero messo delle sbarre, quassù in alto, così da potersi attaccare nell’attesa dell'impatto".... Queste e altre assurdità vagavano nella sua mente ogni volta che ne prendeva uno. Odiava non avere il controllo totale sulle cose.
Questa volta non aveva avuto scelta: un triplo nastro bianco e rosso sbarrava l'accesso alle scale e un cartello ne indicava l'inaccessibilità a causa di una manutenzione straordinaria.
A malincuore si era visto costretto ad usufruire di quel montacarichi dall'aspetto poco rassicurante.
Con la mano inguantata aveva schiacciato nervosamente il pulsante con su stampigliato il numero sette e l'ascesa era cominciata.
Fu in prossimità del sesto piano che quello che aveva sempre temuto accadde: l'ascensore rallentò fino a fermarsi, si sentì un sibilo assordante  simile al fischio del treno seguito da un rumore di ferraglia e un istante dopo, con un grido lancinante l'ascensore precipitò.
Ci mise 7 secondi a fracassarsi al suolo.
In quella frazione di tempo, Giulian non ebbe il tempo di formulare il ben che minimo pensiero.
Ma anche se generosamente gli fosse stato concesso qualche minuto ancora, difficilmente avrebbe realizzato che quella sua triste fine non era dovuta semplicemente ad uno scherzo del destino, ad un lancio di dadi sbagliato.


difficilmente avrebbe realizzato  che Iris si era accorta da tempo del calo di passione nei suoi confronti
difficilmente avrebbe realizzato che io, l’amico fedele ero diventato il suo amante
difficilmente avrebbe realizzato che subito dopo la sua confidenza di voler sparire con tutti i soldi io ed Iris abbiamo organizzato il nostro piano
difficilmente avrebbe realizzato che eravamo stati noi a ingaggiarlo per quell'incarico  e infine
difficilmente avrebbe realizzato che il cartello posto davanti alle scale si riferiva all'ascensore: era  bastato semplicemente spostarlo… 
Beh, ad essere sinceri, qualche bullone l’ho allentato, così per precauzione, sette per la precisione.

Iris era la tua settima donna, caro Giulian e tu l'hai tradita infrangendo così l'ultimo dei sette sigilli


Stefano Mina




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