giovedì 11 settembre 2008

i racconti del castello



sul blog VDBD, nel mese di agosto c'è stato un gioco letterario a cui ho partecipato, dal titolo "al castello di Dunnottar"...se vi interessa c'è la possibilità di leggere tutti i racconti sul sito di morena fanti oppure di scaricare il pdf o acquistare il libro.
il mio è qua sotto:



Dalla piccola stazione di Stonehaven, tra la nebbia e i richiami dei gabbiani, percorremmo tre miglia a piedi, lungo un viottolo sterrato, stretto e scivoloso. Tra rocce, grotte e rupi scoscese che precipitano a picco sul mare del Nord, arrivammo finalmente al Castello di Dunnottar.

L’escursione si era rivelata davvero difficoltosa. Pensare che Cinthia e io, di camminate ne avevamo fatte, in questi anni. Forse l’umidità, la nebbia, che per fortuna ora si stava diradando e le rocce così frastagliate avevano contribuito a renderla maggiormente ardua.
Giunti in cima però la fatica lasciava posto allo stupore per la bellezza che ci circondava.
In lontananza, oltre il vecchio castello che ora si ergeva davanti a noi con tutto il suo carico di storia e di mistero, la suggestiva visione di un mare d’ardesia si fondeva con il grigio del cielo.
“ E’ stata durissima, ma ne è valsa la pena, non trovi cara?”
“ Beh! se non fosse per questa umidità che toglie il respiro, direi proprio di sì … non riesco però a capire come sia venuta a Marta l’idea di portarci fin quassù, proprio lei che detesta camminare, e poi quanto ha insistito !?…

Il motivo di questa nostra gita l’avevo intuito da tempo e lo trovavo, sì bizzarro ma tipico di Marta.
Marta era “il mio principale”, un vero mastino e ultimamente si era presa una cotta adolescenziale per me. Naturalmente fingevo di non rendermene conto per evitare di essere scortese e di cacciarmi in una situazione alquanto sgradevole. Tutti ne erano a conoscenza in azienda, tutti tranne Cinthia, fortunatamente. Non è il tipo, Cinthia da accettare certe cose.
In un primo momento, anch’io mi ero stupito per quella strana proposta di vacanza, in quel posto sperduto nel nord della Scozia. Ma dopo essermi documentato, cosa che facevo sempre prima di partire per un viaggio, tutto fu chiaro. Avevo scoperto che una delle leggende popolari attorno al castello di Dunnottar era incentrata sul suo potere magico. Niente vampiri o lupi mannari, no niente di tutto questo. Davanti al castello vi era uno spiazzo naturale una sorta di terrazza a strapiombo sul mare. In fondo allo spiazzo vi era un’appendice rocciosa, come una piccola piattaforma. Chi, in una notte di luna piena, vi fosse salito poteva esaudire un proprio desiderio.
Per questo semplice e assurdo motivo Marta aveva scelto quella meta, nonostante odiasse la montagna e la fatica fisica.
Pensava di riuscire a conquistare il mio cuore servendosi della magia, dato che non vi era riuscita con le normali astuzie della seduzione, le quali spesso consistevano in esplicite minacce di licenziamento. Ma con me si era comportata in maniera diversa. Forse era davvero innamorata.


Aspettammo Marta e raggiungemmo gli altri due membri della spedizione che ci aspettavano 50 metri più in alto.
Questi erano Ugo e la guida locale che egli aveva contattato, giorni prima, affinché ci conducesse al castello. I due parlottavano fra loro come vecchi amici.

Ugo era per così dire il compagno di Marta. Lavorava anche lui in ditta da alcuni anni ma nessuno sapeva con precisione quali fossero le sue mansioni. Provavo per lui un misto di rabbia e tenerezza. Più che l’amante del capo, a me pareva un fedele cagnolino, così servile e sottomesso. Sopportava ogni genere di angheria, di umiliazione, e tutto per stare accanto ad una donna che, era evidente, provava per lui soltanto attrazione fisica.


Giungemmo finalmente davanti al portone d’ingresso del maniero. Era quasi buio. Tutto lasciava presagire una notte luminosa. In lontananza una splendida luna fece la sua apparizione nel cielo color bitume. Tonda come ogni luna piena che si rispetti.
“Appena in tempo” disse Marta con quel poco di energia che le era rimasta.
“Ora possiamo accamparci nel rifugio. Ugo che aspetti, vuoi aprire quella porta?” Sbuffò acida.
Ugo sorrise e strisciò all’interno della baita dove avremmo trascorso la notte. In quell’istante, più che un verme a me parve un serpente.
Passarono circa due ore. Dopo che ci fummo ristorati e riposati, Marta mi si avvicinò e sussurrò: “ Vieni caro, ti voglio mostrare una cosa”.
Lasciammo il resto della compagnia attorno al fuoco a ascoltare le simpatiche storielle che Ugo, abile narratore, stava raccontando. Io che odiavo le barzellette fui ben lieto di uscire fuori dalla capanna.
Marta mi invitò nuovamente a seguirla.
Naturalmente immaginavo quale fosse la meta.
Infatti di lì a poco ci trovammo a ridosso dello strapiombo e Il mio capo salì sulla fatidica sporgenza. Finsi un credibile “ ma che fai cara, sei impazzita, rischi di cadere…” Sotto a 300 metri circa, nel silenzio della notte si udivano le onde infrangersi dolorosamente contro la base del monte.
Lei improvvisamente alzò le braccia verso il cielo. Guardò me e poi la luna e infine gridò:
“Ora tu sarai mio, per sempre”
Fu un lampo. Un attimo prima, la sua bianca figura si stagliava nell’oscurità come la polena di una nave e un istante dopo, il tempo di un battito di ciglia, Marta sparì nel nulla, come inghiottita. Solo un grido. Un suono lancinante che rapidamente sfiorì nelle tenebre fino a scomparire del tutto. Ero come paralizzato quando il resto della combriccola sopraggiunse al mio fianco. Avevano sentito quell’urlo terribile e si erano istintivamente precipitati fuori. Cinthia e la guida si sporsero dalla terrazza quel tanto per capire cosa fosse successo. La roccia sporgente aveva ceduto. Dopo settecento anni.
Ugo mi teneva un braccio sulla spalla. Con uno strano e diabolico sorriso sulle labbra disse, guardando nel buio:
“Anch’io avevo un desiderio da esprimere Marta, il mio è stato esaudito. E il tuo?”


stefano mina






20 commenti:

Anonimo ha detto...

oh, ste..
bentornato!!!
ci sei mancato, davvero.
:-)
(carino il tuo castello..)

Anonimo ha detto...

sì, carino il tuo castello. ma quanto è odiosa Marta? :-)

era ora che tornassi. e la mia storia l'hai messa?. vado a vedere

Stefano Mina "un onesto pittore riminese" ha detto...

@ gea
ciao gea, grazie... sei molto gentile

@morena
è stata la prima cosa che ho fatto.. cara ladruncola "per caso"!
stefano

lanoisette ha detto...

grande Ugo! :)

assomiglia un po' a quello di annalisa. chissà perchè i castelli scozzesi ispirano vendette d'amore...

alivento ha detto...

ci tengo a dire che nelle mie preferenze ho messo questo racconto al primo posto

per questo suggestivo passaggio narrativo dai tempi, a mio avviso, perfetti:

"Lei improvvisamente alzò le braccia verso il cielo. Guardò me e poi la luna e infine gridò:
“Ora tu sarai mio, per sempre”
Fu un lampo. Un attimo prima, la sua bianca figura si stagliava nell’oscurità come la polena di una nave e un istante dopo, il tempo di un battito di ciglia, Marta sparì nel nulla, come inghiottita. Solo un grido. Un suono lancinante che rapidamente sfiorì nelle tenebre fino a scomparire del tutto"

poi perchè marta, clone negativo di meschine condotte maschili, è vittima del suo stesso disegno ingiusto e perverso, quindi come ogni storia che si rispetti, il cattivo viene punito la vittima si salva

ed infine perchè ha ispirato il mio, nel senso che ho pensato: perchè storie d'amore a senso unico e per di più subite imposte? immaginiamone una biunivoca e struggente ed ho scritto la mia "magnolia di neve" :)

Stefano Mina "un onesto pittore riminese" ha detto...

@ lanoisette
tutta colpa della nebbia... se ci fosse stato il sole, avremmo fatto uno splendido picnic... poi magari sarebbe spuntata una vipera a pungere il culone rifatto di Marta, naturalmente... bonne nuit
stefano

@ alivento
benvenuta!
già gongolavo per i giudizi che avevi espresso in fase di votazione e ora sei addirittura venuta a trovarmi... sei davvero gentile!
sono felice se in qualche modo ti ho ispirata ( troppo generosa) per quel tuo bellissimo e dolcissimo racconto - era tra i miei preferiti, lo sai! -... scusa l'invadenza, ma visto che sei qua ne approfitto...non avresti per caso una tua " fuga" da aggiugere a quelle degli amici nel post qua sotto?... mi farebbe davvero piacere!
ciao e buonanotte
stefano

Anonimo ha detto...

Mah, cattivo non ti sapevo...
comunque,potevi "assaggiarla" prima? Dai, tutto il tempo a spaccare col mobbing, Stefanù: mi sa tanto di privazione cattolica.
A parte lo sfottò, si sente il pittore nella narrazione (...cielo color bitume...suggestiva visione di un mare d’ardesia si fondeva con il grigio del cielo...)
raccontare i colori è difficile per i poeti, a meno che un poeta non sia pittore...
Bravo scarrafone e, come diceva Pozzetto: 7 più!
Didò

Stefano Mina "un onesto pittore riminese" ha detto...

@ didò
fino a quando resterai "l'anonimo didò"?

Facciamo crepare qualche p.di merda almeno nella finzione del racconto...nella realtà sono immortali cazzo!
Comunque Marta non era per niente appetibile... 50% silicone e 50% stronzagine... ho ancora bisogno di sentire un minimo di coinvolgimento " emotivo" per la copula...
grazie per il 7 +... averne presi, allora!

stefano

alivento ha detto...

stefano, mi piacerebbe molto partecipare, ma, come sai ed ho scritto nei commenti su VDBD, il racconto non è il mio genere e se ho partecipato alla sfida è stato solo grazie al fatto ch'ero in ferie.
tuttavia se il pensiero sarà abbastanza libero può darsi che trovi una via di fuga

buona domenica

Stefano Mina "un onesto pittore riminese" ha detto...

@ alivento
l'importante è che ogni tanto tu "fugga" dai tuoi impegni per fare un salto nella stanza
buonanotte
stefano

Francesco Di Domenico Didò ha detto...

Come si chiamerà Alivento?
Quale misterioso lavoro nasconde?
Non sarà la fascinosa direttrice dell' Ncis di Norfolk?
Nutro odio/amore verso i nick, a volte mi aiutano a sognare/inventare,altre volte m'impallano l'ipofisi (ma poi che cacchio è l'ipofisi?).
...
Stè,
passavo di quà e buttato giù un cazzeggio, l'alibi dell'umorista è nascondersi dietro un sorriso quando viene afferrato da storie dolci e tristi come quella di Morena.
L'ho detto qui da te, di la da Massimo mi veniva il groppo in gola o la vigliaccheria del poeta.
Didò

Stefano Mina "un onesto pittore riminese" ha detto...

@ didò
anche per me è stato difficile...volevo inviarle una mail privata ma poi ho scritto poche righe da massimo per testimoniare a morena la mia presenza...

alivento... mi fa respirare e non mi dispiace, anche se anche io preferisco i nomi ai nick

ciao franz, passa quando vuoi... sei sempre ben gradito te lo assicuro
ste

alivento ha detto...

Oh ma qui si parla di me senza il mio permesso! :)

Ho scritto un microracconto sulla fuga. niente di eccezionale, solo per partecipare. come te lo invio Stefano?

PS. Sig. Di Domenico non si scervelli niente è più affascinante del mistero (o di un bel nick), la realtà che vi sta dietro spesso è di una banalità deprimente.

Stefano Mina "un onesto pittore riminese" ha detto...

@ alivento
sono davvero contento che tu spedisca un racconto solo per "partecipare"... d'altronde qui non si vince niente, si sta solo in compagnia, in buona compagnia!
il racconto me lo puoi spedire via mail ( l'indirizzo è nella pagina contatti del mio sito http://stefanomina.we.bs)
oppure postarlo come commento.

sulla questione del mistero forse hai ragione... quante volte ho pensato " pensa se dostoewski fosse andato al "costanzo show" chissà che delusione...oppure no?!
...anche se - ne abbiamo già parlato con francesco - mi piacerebbe prima o poi incontrare alcuni amici ( non tutti) del blog e "rischiare" la delusione ...

ciao e grazie ancora, appena mandi la storia la inserisco
ciao
stefano

Francesco Di Domenico Didò ha detto...

Cara @Alivento (sembra più il nome di una compagnia aerea),
pensavo fossi la mia portiera, solo lei si consente di chiamarmi "Signor DiDomenico..."(poi si stufa e trancia in sig. Didò, e non sono convinto che mi consideri un vero signore...da qui l'elisione che si comcedono i miei amici: Didò..
Anche il tuo "Lei" mi sembra ostico.
Stai tentando di tenermi alla larga?
Guarda che noi vecchi gaudenti siamo capaci di soffocare le donne con centinaia d'invii di rose rosse e margheritone rosa, quelle che fanno dire "Woah"!
Ti scovo, e il corriere UPS non avrà scampo: mascoli siamo!
(spero non debba sottolineare che scherzo...)
Didò

alivento ha detto...

La fuga

Fuggiva senza inseguitori. Fuggiva ed in quel correre vorticoso fendeva l’aria fredda a finire della notte, i vapori della terra, le fronde degli arbusti, i respiri della nebbia. Il sudore scendeva in rivoli gelidi lungo le tempie le guance, la bocca, il collo proteso, la schiena in avanti. Le mani a pugno scalciavano colpi nel vento. Un ritmo di corsa, un soffio d’affanno. La fronte contratta in quella ruga traversa a spezzare la pelle ancora soda compatta. Sulla schiena uno zaino malandato, liso al cordolo di contorno e quasi vuoto. Dentro una borraccia, mezzo toast rosicchiato, un pacchetto di fazzolettini. Non aveva soldi con sé, né libretto d’assegni, né carta di credito. Non una chiave.
I piedi battevano un tempo veloce, le scarpe di marca consunte donavano ancora al polpaccio una spinta d’elastico molle. Pensava al momento dell’acquisto, era grato alla commessa del “Pentatlon”, brutta come uno scorfano, ma così gentile, che l’aveva brillantemente consigliato. Non aveva badato a spese allora, ma ora di questo acquisto era pienamente soddisfatto. Gli tornavano utili scarpe così. Robuste, leggere per correre in fretta, per chi non poteva fermarsi, per raggiungere il cielo in quel punto lontano.
Aveva bisogno di correre. Era un fatto vitale. Seminare ogni angoscia. I pensieri alle spalle non gli davano tregua. La moglie depressa, il capo villano. Uno stronzo perfetto da augurargli ogni male. Lo isolava dal gruppo dirigenziale, lo rapinava di idee, succhiava il suo impegno senza riconoscerli merito e soprattutto l’aumento. Aveva bisogno di quei soldi. Progetti grandiosi. Una barca: almeno otto metri, un appartamento più grande, cambiare l’arredo e un’ amante da sogno.
Gli piaceva sognare, scaricare nel sogno ogni tensione, la corsa batteva il tempo dell’immaginazione. Non c’erano inseguitori, solo la vita, nel suo solito scorrere, mordeva il suo cuore.
Alle sette, tra appena mezz’ora, avrebbe dovuto essere pronto: giacca, cravatta e davanti un’altra dura giornata da direttore.

alivento ha detto...

Stefano, come leggi è un microracconto l'ho postato qui sopra.
A presto

Signor ;) Didò, ammetto che uso il lei, il gentile, il signor, quando divento guardinga, nel caso però le rose e le margheritone mi hanno conquistata/convinta.
Che il mio nick sembrasse il nome di una compagnia aerea non me l'aveva mai detto nessuno. :D

allora ciao didò

Stefano Mina "un onesto pittore riminese" ha detto...

@alivento
grazie!

...è difficile cambiare vita, lavoro,( oggi è già un miracolo avrerne uno) per tutti, figuriamoci se fai il direttore! la vita, purtroppo, corre veloce ma forse i sogni -a volte- riescono a stare davanti!

@didò
hai visto, è bastata "minacciarla" di inviarle dei fiori - secondo me è allergica - e voilà...
non ti facevo tombeur de femmes!

ciao e buonanotte
stefano

alivento ha detto...

ma come resistere ai fiori, Stefano, prima sai non m'interessavano granchè, ma ora la loro bellezza, poterli guardare anche posti in un vaso, impietosamente recisi, a consolare non so quale malinconico pensiero di uno sfiorire della vita mentre intorno, assieme a noi, muoiono o vivono solo cose belle...

non so dirlo meglio, magari chissà in una poesia, in un racconto...

Stefano Mina "un onesto pittore riminese" ha detto...

@ alivento
non mi sembra proprio detto male.... anche qui a casa amiamo i fiori, mia moglie possiede il cosiddetto "police verde" che consiste soprattutto nell'avere cura e attenzione nei confronti delle piante...mia madre passa praticamente tutta la giornata assieme ai suoi fiori... non a caso si chiama flora e ha trasmesso il piacere per le piante ai miei figli... c'è stato un tempo in cui anche quelli recisi non mancavano mai in casa ma ora con quello che costano!!! meno male che ci sono le calle della nonna... ciao
stefano