venerdì 7 novembre 2008

Una,nessuna,centomila


Questo è il racconto con cui ho partecipato al concorso letterario "la signorina a colori" sul sito di VDBD
Ad alcuni è piaciuto ad altri no... gli altri sono stati di più degli alcuni, perciò sono fuori. C'est la vie!




... Quando comincia una storia? In genere dall’inizio. A volte, però, è la fine di una storia che ne fa cominciare un’altra. Così ci sono due categorie di storie, quelle che cominciano dall’inizio e quelle che cominciano dalla fine. Ci sono due categorie di donne, quelle che raccontano la loro storia e quelle che non la raccontano, poi ce n’è una terza, quelle che non la raccontano giusta. La signorina a colori…

Questa era la traccia da cui Franco doveva partire per sviluppare il suo racconto.
Franco aveva 44 anni. Da quasi un anno disoccupato. L’azienda per cui lavorava aveva chiuso i battenti per bancarotta, fraudolenta oppure no, non faceva nessuna differenza. Lui a casa senza stipendio e i suoi datori di lavoro in qualche isola tropicale con il malloppo.
In un primo momento non si era particolarmente preoccupato. Data la sua esperienza ventennale nel campo delle comunicazioni era certo che in poco tempo avrebbe trovato un nuovo impiego ma purtroppo era stato troppo ottimista. I giorni, le settimane infine i mesi passavano ma ancora niente. Per fortuna qualche soldo da parte l’aveva messo e Luisa, sua moglie era riuscita a trovare un lavoro sottopagato come ausiliaria in una scuola privata, naturalmente a tempo determinatissimo.
La situazione si stava facendo insostenibile quando, finalmente, poco prima di cadere in preda allo sconforto, un amico gli aveva suggerito di presentarsi presso un grossa agenzia pubblicitaria che stava riorganizzando il personale. Era stufo di pubblicità, ma non era il caso di fare il difficile, ora.
Si erano presentati in tanti per quei tre posti di lavoro e c’erano da superare alcune prove attitudinali.
La prima, quella di computer grafica era stata piuttosto agevole ma ora doveva affrontare quella di scrittura creativa. Gli avevano fornito anche una foto. Per la precisione, la foto di un dipinto raffigurante una “signorina a colori” di cui avrebbe dovuto parlare, raccontarne la storia, come suggeriva l’incipit.
Guardava l’immagine e leggeva quelle poche righe ma l’unica cosa che sentiva crescere in se, era una profonda antipatia per quella donna che a lui pareva più un’acida “madame” che una dolce “mademoiselle”.
Non era certo il momento per perdersi in simili facezie ma finora da quella traccia non gli arrivava nessuno stimolo.
Rammentò quando, l’anno prima, suo figlio tornato dal liceo dopo una prova d’italiano, si era lamentato del fatto che i titoli dei temi erano del tutto privi d’interesse e lui da buon genitore rompiscatole aveva risposto che il bello stava proprio lì, nel riuscire a scrivere un bel testo su un argomento poco allettante.
Ricordò poi, quando al colloquio con l’insegnante delusa per quella “battuta d’arresto”, timidamente aveva tentato di giustificare il figlio dicendole che forse il tema non era stato particolarmente congeniale al ragazzo… lapidaria era stata la risposta della docente, accompagnata da un ironico e laconico sorriso “ma c’erano altri 4 titoli!”
Ironia della sorte, ora c’era lui in quella situazione. Solo che qui non ci si limitava a prendere un sei -, ma ci si giocava un posto di lavoro!
Trasalì al solo pensiero e decise di conseguenza di concentrarsi.
L’inesorabile cadenzare del tempo era evidenziato dall’enorme orologio appeso alla parete di fronte a lui.
Ancora niente! Anche se in realtà, c’era un abbozzo di idea che tentava di germogliare, a cui però, non voleva dare retta. Netta la sensazione che l’avrebbe portato fuori strada.
Un’immagine, ad intermittenza, affiorava nella sua mente. L’immagine di una bambina con il cappotto rosso che ogni tanto entrava in scena in un film girato interamente in bianco e nero. Data la sua maniacale passione per il cinema, dopo alcune ricerche, aveva scoperto che quella bambina era veramente esistita. Ricordava che il regista si era ispirato a un testo di Roma Ligoka, sopravissuta nel lager di Cracovia durante la seconda guerra mondiale. Memoria di una bambina con il cappotto rosso.
Ma si rendeva conto che quella vicenda era troppo delicata e dolorosa da affrontare così su due piedi. Non voleva rischiare una facile retorica.
Poteva, al limite, spostare l’obiettivo sulla giovane interprete del film che sicuramente ora doveva avere attorno ai 25 anni. Facile immaginare per lei, come per molti altri " cattivi ragazzi" di hollywood, dopo un successo precoce, un fatale destino intriso di droga, sesso, alcool. Ma seguendo quella direzione temeva di essere prevedibile e scontato.
Il compito si stava presentando più arduo del previsto.
Se solo non ci fosse stata quella foto!
Franco non avrebbe avuto nessuna difficoltà a scrivere dell’unica “signorina a colori della sua vita… Luisa.
Avrebbe raccontato la sua forza di donna, di come fosse capace di illuminare con un semplice sorriso anche le giornate più grigie, di come avesse affrontato ogni lavoro anche il più umile con grande dignità,
senza mai lamentarsi della fatica, della paga ridicola, della paura, allo scadere, di non vedersi rinnovare il “contratto”, di come miracolosamente fosse riuscita a trasformare tutto questo in qualcosa di gratificante.
Quante volte gli aveva ripetuto che qualsiasi lavoro uno svolgesse, l’importante era non perdere di vista se stessi.
Lei era la donna a colori di cui narrare, ma purtroppo non era quella del ritratto!
Franco cominciava ad innervosirsi.
Spesso i suoi ragionamenti non seguivano un percorso rettilineo ma prendevano mille vicoli laterali e a volte era difficile ritornare sulla strada maestra.
Ma questo non era certo il momento adatto per simili esercizi cerebrali. Ora bisognava essere concreti.
Perciò con un gesto invisibile ma efficace resettò la mente e appoggiate le dita sulla tastiera cominciò.
La signorina a colori – la chiamavano così per la quantità di cappelli e sciarpe che solitamente sfoggiava - era visibilmente irritata. Da almeno dieci minuti, seduta al tavolo del cafè Cavour, aspettava Filippo, suo giovane e aitante accompagnatore. Donna molto affascinante ma soprattutto ricca e potente. Era sposata con un uomo insignificante ma molto ambizioso che grazie al suo appoggio economico, ricopriva un ruolo di spicco nella scena politica del paese. Naturalmente Filippo non era suo marito, ma solo un amabile “divertissement”...

stefano mina


17 commenti:

lanoisette ha detto...

io alla "signorina a colori" ci sono arrivata dopo e il racconto è ancora lì, chiaro in testa ma da finire sulla carta.
mi sono riproposta di leggere DOPO tutti i racconti, dopo aver finito il mio. spero non sia grave farlo aspettare anche se, lo confesso, sono piuttosto curiosa...

Stefano Mina "un onesto pittore riminese" ha detto...

@lanoisette
fai bene, sono talmente tante oramai le signorine è impossibile non rimanere influenzato.

ti aspetto quando la tua storia sarà finita
ciao

alivento ha detto...

ma come votano questi autori?uff non l'hanno letta bene la tua storia!?

un abbraccio

Anonimo ha detto...

le donne a colori: evviva! quelle forti, che sanno ridere, che non si arrendono. fortunato chi le ha accanto.

Stefano Mina "un onesto pittore riminese" ha detto...

@alivento
senza presunzione: perdoniamoli, forse non sanno quello che fanno :-)))

@cristina
il futuro è donna... lo si capisce dalla presenza femminile( di qualità) che ogni tanto passa a dare un occhiata al mio blog :-)
ciao

stefano

Francesco Di Domenico Didò ha detto...

Cristo Santo Stefano!
Appena ho aperto il tuo blog ho cominciato a sta...eetcii! Miseria, sarò arrivato a 15 starnuti...eeetcii!! C'è qualcosa che noooo...n va',qualche virus...!
Dungue, cioè dunque.
Strabiliante l'intuizione dello stare, dietro, dentro e fuori il racconto, una formula narrativa accattivante.
Se posso citarmi (come Woody Allen), la truttura mi ha ricordato un passaggio del mio racconto "Frida": "Gli occhioni arabi di Pedro luccicavano forte quando sgridò con un acuto Maria Virgen, lei capì e andò a preparare le colazioni per gli altri ospiti (che erano sembrati non esistere in queste diciotto ore, ne a loro della locanda, ne a noi che stiamo raccontando questa storia, ma c’erano)." Tu l'hai letta: ti ricordi?
Non so cosa stia succedendo in questo vostro concorso, ma il tuo racconto meritava quantomeno di andare in finale, anche se ci sono delle sbavature dilettantesche (non dirtelo sarebbe sciocca acquiescenza).
Per la cronaca: al mio concorso in pratica eravamo tutti vincitori, il premio consisteva nella pubblicazione in un'antologia di dieci racconti, per la precisione sono risultato 8°.

Stefano Mina "un onesto pittore riminese" ha detto...

@didò
mi dici:"...anche se ci sono delle sbavature dilettantesche (non dirtelo sarebbe sciocca acquiescenza)."
capisco le buone intenzioni ma allora dimmi quali sono - queste sbavature -, altrimenti mi dici soltanto che me lo dici ma poi in realtà non mi dici un bel niente e la prossima volta ripeto gli stessi errori! Ecco l'ho detto! casseruola che casino!
Intanto mi becco i complimenti e aggiungo che, sì, puoi citarti addosso, citando Woody... ricordo benissimo quei tuoi passaggi in "Frida", (la sensualissima Frida) anche a me piace stare dietro, dentro e fuori... dal racconto;
amo il gioco e amo il movimento, anche nella scrittura, come credo piaccia a te.

ciao francesco e buonanotte che non riesco più a connettere
stefano

Francesco Di Domenico Didò ha detto...

Ueh, dopo lo rileggo con calma, però devo ammettere che ho scritto il commento dopo una teoria di pizze al pomodoro, più una ripiena di maiale e verdure cotte, innaffiata da vino (bottiglia dal culo troppo svuotato, non mi sembrava da trequarti): hai visto mai mi fossi sbagliato?
Didò
ci sentiamo più tardi

Francesco Di Domenico Didò ha detto...

Questa parte è di una modernità stilistica assoluta, il resto te lo dico in privato: i panni sporchi si lavano in famiglia, poi si fa la conta a chi li stende!
"Spesso i suoi ragionamenti non seguivano un percorso rettilineo ma prendevano mille vicoli laterali e a volte era difficile ritornare sulla strada maestra.
Ma questo non era certo il momento adatto per simili esercizi cerebrali. Ora bisognava essere concreti.
Perciò con un gesto invisibile ma efficace resettò la mente e appoggiate le dita sulla tastiera cominciò."
...
Stanno per arrivare in tavola gnocchi al ragù napoletano (sta cuocendo dalle 7 di stamattina), ecco con cosa sostituire la cocaina, diciamolo agli stronzi.
Per secondo un oppiaceo terrificante: salsiccia mezza fritta ripassata in padella coi broccoletti. Contorno: peperoncini verdi fritti con pomodorino di sorrento e basilico che 1/2ora fa ragionavano ancora tra di loro nel mio orticello di guerra (ma i peperoncini pensano? Spero di no, non vorrei averli fritti mentre imbastivano un ragionamento sull'abbronzatura di Obama!).
Dillo a LadyPazz, che, giustamente s'infiamma sulle pellicce, anche i peperoncini hanno un cuore, un cuore verde.

Stefano Mina "un onesto pittore riminese" ha detto...

Francesco,oggi è stata una splendida giornata in quel di rimini; ho trascorso la mattina e parte del pomeriggio - assieme alla famiglia, Cinzia, Luca, Fabio + alice ( morosa di fabio) a raccogliere olive dall'alberello di mio suocero ( 50 chili circa)
La raccolta è stata felicemente interrotta da ottimo pranzo a base di pesce così composto: risotto alla Renato che è mio suocero, ex marinaio, ex bagnino innamorato del mare e dei suoi abitanti, i quali a volte, per premiarlo di cotanto affetto, si offrono volontari per deliziarci i palati, auto-immolandosi rotolando in farine e condimenti a base di pane grattugiato aglio e prezzemolo per poi sfrigolare felici nelle padelle e rosolare, senza nessun lamento, su griglie ardenti.
Il risotto oggi era di una bontà INDESCRIVIBILE" perciò inutile cercare le parole, non le troverei, ti tocca lavorare di fantasia didò, non credo sia per te un problema... La grigliata mista iniziava dalla c di calamaro, canocchia e finiva con la s di seppiolino, nel mezzo tantissime altre lettere tutte rigorosamente freschissime!

I pranzi di nonna sandra e nonno renato sono spesso memorabili ma questo, sono certo, lo ricorderemo a lungo.

ritornando al racconto volevo dirti che quella parte mi è riuscita abbastanza bene perché mi riguarda personalmente... sono noto per la
particolare caratteristica di costruire discorsi che partono rettilinei, ma che a causa delle continue parentesi che apro si diramano in numerose divagazioni difficili da seguire - anche per me-.... Solo i miei figli dopo anni di esperienza sono in grado di farlo, seguendomi nelle mie "gimkaniche" elucubrazioni :-)

Ciao Francesco
questa sera leggero, mi raccomando, al massimo un brodino caldo... brodo vegetale è sottinteso!
stefano

Francesco Di Domenico Didò ha detto...

Eh si, si è tutti un po' bastardi dentro, tu, dopo quello che ti sei sparato, un po' di più, maldido!
Un pranzo a colori eh, signorino?
50 kg? Come diavolo fate a Rimini ad avere tante olive? E per finirle, maledetto beone, di quanti Martini avrai bisogno?
Cura bene quel vecchio marinaio di tuo suocero, fallo proteggere da qualunque Dio trovi in circolazione, un giorno piomberò in Riviera e, non ti prometto che mangerò molto, ma sono uno che gusta tanto, sia il cibo che l'amicizia.
Dio protegga la bella gente, ce n'è bisogno!
...
Ma perche cazzo non mi riconosce questo sistema? il mio nome è lunghissimo, ogni volta per scriverlo mi cadono le braccia, potevo chiamarmi Ugo Fò?

Elys ha detto...

A me è piaciuta la tua storia, ma si sa che i gusti delle persone sono soggettivi!

Stefano Mina "un onesto pittore riminese" ha detto...

@elys
grazie per l'apprezzamento!
stefano

p.s. Per quella nostra cosa ci vorrà un po' di tempo... spero non abbiate fretta
ciao

Elys ha detto...

No, nessuna fretta Stefano! Non preoccuparti!

lanoisette ha detto...

Ho finito la mia, la sto limando qua e là (la troverai sul mio blog tra qualche giorno) e ora sono venuta a leggere la tua. mi è piaciuta molto, soprattutto perchè hai spostato i focus narativo su qualcosa che "non è" la signorina a colori. plauso per l'originalità

Stefano Mina "un onesto pittore riminese" ha detto...

@ lanoisette
Mi stai davvero incuriosendo!

Grazie per l'apprezzamento.
L'intento era quello di raccontare tante possibili signorine e in realtà non raccontarne nessuna. La prima immagine che mi si è presentata davanti agli occhi è stata quella della bambina del film di spielberg e poi di seguito le altre che man mano confrontavo, senza trovare nessuna assonanza, con quella del dipinto ... allora ho deciso di osservarmi dall'esterno mentre cercavo disperatamente di cavare sangue dalle rape e son partito.

ciao
stefano

lanoisette ha detto...

stefano, se passi trovi la mia signorina a colori :)