sabato 1 agosto 2009

le cose cambiano, gli uomini meno

Sul blog di Remo Bassini sta per giungere a conclusione un concorso a quattromani che quest'anno aveva per tema "l'Italia di oggi".
Certo l'argomento era davvero interessante perché i cambiamenti nel nostro paese, sono stati talmente tanti e così stimolanti da dare modo ad ogni attento osservatore, di cogliere, storie aneddoti, situazioni che avrebbero potuto dare un'idea chiara di come la nostra bella Italia si sia trasformata in questi ultimi anni.
Nel mio caso le cose da sviluppare erano talmente tante che non riuscivo a focalizzarne una per poi costruirvi sopra un racconto e così non ho partecipato "tradendo" così la mia cara amica Morena con cui avevo già piacevolmente collaborato in altre occasioni... ma d'altra parte se non si ha niente da dire, spesso è meglio tacere, no?
Ho fatto questa premessa perché vorrei raccontare un paio di episodi( veri) a mio parere, molto significativi riguardo alla trasformazione del nostro vivere quotidiano, anche se personalmente penso non si tratti di un vero cambiamento, ma solamente della fuoriuscita di "qualcosa" di latente che molti hanno finalmente deciso di liberare ( purtroppo), consci di quanto il momento sia propizio e che in fondo, per "dire quello che uno pensa" non occorra poi tanto coraggio, oggi, visto che si è in buona compagnia.


M. ritornava in Italia dopo un breve periodo trascorso all'estero con L. l'amico di sempre. Il ritorno per lui era sempre particolare perché mentre le partenze lo proiettavano verso qualcosa di stimolante, di rigenerante il ritorno lo riconsegnava a periodi spesso di monotona attesa e di continue e tristi conferme per chi come lui cercava di costruire le basi per un futuro apprezzabile; ogni volta sperava di trovare qualche cambiamento, naturalmente positivo, ma puntualmente veniva disilluso. Appena usciti dall'aeroporto i due si misero a cercare un mezzo per andare alla stazione e dopo alcune valutazione decisero per un taxi: 10 euro in due era un prezzo decente.
Mentre l'autista caricava i bagagli, L. da persona gentile quale era volle dargli una mano. Malauguratamente afferrò una delle valigie contemporaneamente all'energico tassista che in modo brusco se ne uscì: "ma lo capisci o no che se io tiro di qua e tu tiri dall'altra parte non si combina niente!?
A L.- forse colto alla sprovvista - non rimase che accennare uno stentato sorriso e senza dire nulla, salire sull'auto.
Ma fu durante il tragitto che il nostro amabile uomo decise di mostrare il meglio di se.
Come una mitraglia tirò fuori una serie di argomenti che ne delinearono ben presto la personalità. Cominciò ad inveire contro gli anziani "che per fortuna a quell'ora non erano in giro", nonostante lui dimostrasse una sessantina d'anni, "se ne devono stare nei loro circoli, negli orti oppure a fare qualche lavoretto del cazzo, vabbé che con tutti gli extracomunitari che ci sono in giro, che glieli fregano tutti - i lavori - e poi quelli mica pagano le tasse, mica come noi italiani... questi vengono qua e vogliono comandare, mica si adeguano, vogliono farle loro, le regole, e poi non si può più stare tranquilli che ci stuprano pure le donne (e già, quello deve essere innanzitutto un nostro diritto) meno male che c'è berlusconi che con bossi, le sistemano loro le cose... e via infilando uno dietro l'altro, tutti i luoghi comuni, come fossero perle di una saggezza lievemente insaporita da quel "sano razzismo" che più viene esternato più viene sottovalutato e tollerato dalla maggior parte dei nostri amabili concittadini.
Mentre L. cercava inutilmente di interloquire con il simpatico e gentile conducente, M. se ne stava girato di lato cercando di guardare - ma senza riuscirci - attraverso il finestrino dove scorrevano immagini cittadine. Il disagio era forte ma egli confidava sulla brevità del percorso. Purtroppo non abbastanza.
Sentiva la rabbia salire, non solo per quel che quell'idiota diceva ma perché si rendeva conto che mentre un tempo, prima di fare certe affermazioni, uno ci pensava due volte, per il timore del giudizio altrui, ora invece era sempre più diffuso questo esternare qualsiasi nefandezza, probabilmente perché buona parte delle persone lo facevano convinti di trovare assoluta complicità...
Ad un certo punto dopo l'ennesima esternazione non ce la fece più a rimanere impassibile e con voce calma ma inequivocabile disse: "ora basta, la prego di smetterla; sono appena ritornato e lei dopo dieci minuti è già riuscito a farmene pentire. Non ho nessuna voglia di ascoltare ne di rispondere ai suoi sproloqui razzisti di merda, d'accordo?"
"Tra l'altro cosa le ha fatto minimamente pensare che noi potessimo condividere queste sue farneticazioni, c'è forse qualcosa in noi che glielo ha fatto credere oppure è davvero certo che tutti oramai siano come lei, pensino come lei?"
Fortunatamente erano oramai giunti a destinazione; dopo tanto clamore, un silenzio irreale aveva creato una situazione davvero imbarazzante. Scesero rapidamente dall'auto e dopo aver pagato, presero le valigie. M. anticipò il tassista e agguantò la sua e guardandolo diritto in faccia aggiunse in modo più o meno ironico: "comunque la ringrazio per la lezione, d'ora in poi saprò come ci si comporta con una una valigia"
Entrarono in stazione.
In lontananza parve loro di udire alcune parole a loro indirizzate non proprio "carine" che finivano tutte in nisti, onzi, ulo , ma non ci fecero particolarmente caso.


la seconda storia è molto più breve:

Un tardo pomeriggio, dopo una bella nuotata e un poco di riposo in una delle poche zone libere della riviera, ce ne stavamo tornando a casa. Stiamo ancora armeggiando con i lucchetti delle nostre fedelissime bici quando veniamo attratti da una situazione alquanto particolare: un africano di mezza età con il suo bel abito tradizionale di colore azzurro sta correndo, svolazzando come fosse inseguito da qualcuno. Attraversa l'incrocio e sale sul marciapiede dalla parte opposta; improvvisamente si abbassa e si infila sotto il tavolo, tra le gambe di quattro turiste intente a sorseggiare un aperitivo; le donne dopo un primo momento di visibile stupore decidono di stare al gioco e fanno finta di niente, probabilmente perché hanno intuito quello che sta accadendo.
Di lì a poco si avvicina un'auto della polizia ad andatura molto bassa, come se stesse cercando qualcuno. Al tavolo le "straniere" continuano a chiacchierare come niente fosse, con le gambe così ravvicinate da formare uno steccato. Pochi istanti dopo non riscontrando niente di anomalo le forze dell'ordine riprendono la loro corsa.

Alcuni giorni fa su un giornale quotidiano, delle bagnanti esternavano tutto il loro disappunto per aver assistito ad una retata da parte delle forze di polizia nei confronti dei cosiddetti abusivi ; erano rimaste sconvolte dall'atteggiamento particolarmente aggressivo e si domandavano dove fosse finita la tolleranza, l'umanità.

Ora io non voglio assolutamente puntare il dito sulle forze di polizia che sicuramente devono eseguire delle direttive, ma mi chiedo, da cittadino, se siamo davvero convinti che questa caccia alle streghe, questo atteggiamento nei confronti di persone che per sopravvivere sono costretti a vendere le loro "cianfrusaglie" o a chiedere qualche spicciolo, risolverà i nostri problemi... non è ridicolo che in una città come la nostra dove è oramai palese che buona parte della ricchezza - di molti - è stata costruita eludendo e frodando il fisco, ci si accanisca contro dei poveri cristi come fossero l'emblema dell'illegalità.
Per favore siamo seri.


5 commenti:

andrea ha detto...

Ciao Stefano non posso far altro che condividere con te i tuoi pensieri e le tue acute osservazioni.Tu sai bene che una parte di me è.....per così dire,coinvolta ma non per questo d'accordo. Non c'è da stare allegri e dalla politica che governa la città non ci si può certo aspettare nulla.Dopo averci regalato dei bei centri commerciali, un nuovo bel palazzo per congressi e la consueta e regolare notte rosa di mezz'estate, che altro può fare?.........

Stefano Mina "un onesto pittore riminese" ha detto...

ciao andrea, grazie per l'intervento.
purtroppo chi ci governa oramai segue una strada a senso unico, punta al facile consenso rispondendo alle "ipotetiche" esigenze di una parte della città e trascurando sempre più l'altra parte, quella che sembra non esistere, quella che civilmente si lamenta ma viene puntualmente derisa perché considerata " non al passo con i tempi" solo perché non si è ancora arresa a vivere in una città chiassosa, arrogante e un po' cafona; ma d'altra parte questi sono i tempi in cui viviamo, l'importante è che ognuno faccia la propria parte poi si vedrà
ciao

morena ha detto...

nessun tradimento, stefano. si scrive se si ha voglia e se nasce l'idea. d'altronde, l'anno scorso ne abbiamo scritti addirittura due di racconti. altre occasioni non mancheranno.

un abbraccio

cristina bove ha detto...

io sono solo felice di rileggerti. condivido purtroppo ogni punto di contrarietà per quello che sta accadendo, per come stiamo diventando bersaglio del dileggio al parlamento europeo, basta vedere alcuni video del nostro primo ministro per avere solo voglia di andare a nascondersi...
mala tempora...ecc, lo ripeto, e non mi stancherò di ripeterlo.
un abbraccio, Stefano, con tutto il cuore.
cri

Stefano Mina "un onesto pittore riminese" ha detto...

morena, cristina due care amiche a testimoniare che questo bagaglio che si chiama computer e questo strano mondo che è il web non sono del tutto da buttare

un abbraccio
stefano