sabato 4 gennaio 2014

un regalo inatteso

Capotreno. Questo da tanti anni è il mio mestiere.
Come spesso mi è capitato di raccontare, il mio è un lavoro  fatto di incontri; certo  alcuni, potendo scegliere, li  avrei evitati volentieri, ma poi per mia fortuna  ce ne sono gli altri  che non solo pareggiano i conti ma sono un vero balsamo per il vivere, un massaggio d’anima che ripara i torti e ti riconcilia con il mondo, con i tuoi simili. Piccole cose,  piccoli ma immensi istanti magici che danno una bella spinta al tuo incedere.
E quando capitano allora riesci a sopportare  gli orari irregolari, la clientela spesso insofferente, a volte a ragione a volte a torto, ma comunque difficile da gestire, la crisi diventata sempre più tangibile anche in quel microcosmo che è l’ambiente ferroviario, l’arroganza e l’ignoranza, ingredienti micidiali  che purtroppo caratterizzano sempre più questi nostri anni…

E così, una grigia mattina di gennaio alle 7  di ritorno da un servizio iniziato il giorno prima alle 11 e 50, infreddolito dall’umidità del mattino e dal sonno perché ho dormito poco e male, in quella pur confortevole stanza d’albergo, dove l’implacabile sveglia ha trillato alle 4 e 50, arriva “L’incontro” quello che non mi aspettavo: 
entro nell’ultima carrozza del treno, il riscaldamento è insufficiente ( nessuno osi far battute) perciò la carrozza è quasi deserta; quasi perché in piedi c’è una persona sulla settantina con in mano un foglio.
“signore, se vuole nella vettura accanto è più caldo e ci sono posti liberi” gli suggerisco
“ guardi non si preoccupi, sto bene e poi sa canto in un coro e devo esercitarmi, è qui non do fastidio a nessuno” mi risponde sorridendo e con uno spiccato accento bolognese
“ come vuole, certo qua non dovrebbe disturbarla nessuno…. ma cosa canta?” chiedo incuriosito
“ guardi” e mi mostra il foglio “ è una canzone irlandese dell’ottavo secolo, musica sacra, “scretta mélla e tréssent an fa” (scusate il mio pessimo dialetto) mille e trecento anni fa” si chiama: Be thou my vision, thou sta per you, così come queste altre” e mi mostra altre parole sottolineate di rosso “sono in irlandese antico”
Annuisco catturato dalla sua simpatia. 
Poi, all’improvviso mi guarda e dice sorridendo:
“ Stia lì e ascolti, gliene canto una strofa…se poi se ne va potrò sempre dire a me stesso che non lo ha fatto perché stonavo ma perché doveva tornare a lavorare” e senza altro indugio si posiziona, gambe leggermente divaricate e braccio teso davanti con in mano il foglio, e comincia ad intonare la canzone.
La voce è bella e intonata il ritmo c’è la mano che batte sulla coscia ne scandisce il tempo. Ad un certo punto quando la melodia pare mutare si interrompe e si scusa lievemente impacciato
“ guarda che roba, quando sono in gruppo nessun problema, invece davanti a lei mi ha fregato l’emozione”
Lo rassicuro
“guardi che ha cantato molto bene… tra l’altro la canzone mi pare di conoscerla, molto bella”
Mi allontano un attimo perché devo chiudere le porte  e controllare un paio di biglietti ma poi ritorno dal mio simpatico viaggiatore che si sta esercitando a bassa voce
“ ecco ora sono pronto, vorrei riuscire a farle ascoltare almeno la prima strofa per intero”
dice e dopo aver assunto la postura consona si mette nuovamente a cantare. 
Per non metterlo in imbarazzo guardo fuori dal finestrino e  ascolto
Questa volta tutto procede bene senza nessuna interruzione e nessuna incertezza.
Mi congratulo e mentre lo ringrazio per l’inaspettata esibizione canora lui, quasi a giustificarsi mi dice
“ sa per me questa musica, il verde dell’Irlanda - ci sono stato sa-  mi fa bene all’anima, è terapeutica” 
sento nella sua voce una lieve commozione
“ sa, non sempre le cose vanno nel verso giusto, a volte ci sono momenti difficili da superare allora canto e miracolosamente le tensioni si alleggeriscono….”

Stiamo arrivando in stazione a Rimini mi congedo augurandogli un buon anno e una buona esibizione e mi allontano con una probabile aria da beota sul volto.

E’ vero poi miracolosamente le tensioni si alleggeriscono 





4 commenti:

Anonimo ha detto...

Bellissimo regalo questo che tu, generosamente, condividi con noi.
Quanti tuoi colleghi avrebbero apprezzato il dono di questo cantore? Pochi, credo.
Grazie, Stefano!

Milvia

Stefano Mina "un onesto pittore riminese" ha detto...

qualcuno c'è , per fortuna, ma purtroppo troppo pochi... e non solo tra i colleghi! comunque peggio per loro, non sanno cosa si perdono! Ciao Milvia! Buona epifania!

Faustino ha detto...

Grazie a Milvia che mi ha fatto arrivare fin qua.
Un racconto di quelli che piacciono a me, come la situazione descritta, come il piacere che provo quando sento una persona cantare nel posto dove si trova, come la voglia che avrei da sempre di visitare l'Irlanda, come il fatto che Van Morrison ho cominciato ad amarlo dai tempi in cui cantava con i Them e io andavo ancora a scuola e cominciavo a portare i capelli lunghi.
fausto

Stefano Mina "un onesto pittore riminese" ha detto...

Grazie Faustino, piacere di incontrarti qua e naturalmente felice di poter condividere con altri questi piccoli e semplici momenti di vita e naturalmente anche la buona musica... Ho seguito per tanti anni Van Morrison e ho avuto la fortuna di ascoltarlo in un concerto entusiasmante e indimenticabile . Ciao