lunedì 21 luglio 2008

"SPECCHI"

Un racconto a quattro mani!?
Gea ha detto:"perché non senti Morena, Morena Fanti..."
"Ciao Morena, Sono stefano, Stefano Mina..."
"Ciao Stefano, sono Morena, Morena Fanti..."
"Lo facciamo?"
"Facciamolo!"
L'abbiamo fatto...il racconto

Oggi. Vita, amore, morte, ricordi: oggi insomma

Specchi
un racconto di Morena Fanti e Stefano Mina


2 luglio 1977

caro S.,
la tua lettera mi ha riportata di colpo agli anni della mia infanzia. Era tanto tempo che non ci pensavo, anche se qualche immagine, come un flash, non mi abbandona mai e viaggia sempre con me.
La bambina seduta dietro la finestra chiusa, gli occhi fissi sul cortile dove gli altri bambini giocavano a rincorrersi, questa sarò sempre io. Quei lunghi inverni nebbiosi, con i corti pomeriggi solitari, in attesa di un soffio di bellezza, mai arrivato.
Ripenso ancora adesso alla mia compagna di banco delle elementari: la mia migliore amica. Eravamo sempre insieme, simili in tutto, carattere e pensieri. Poi la sua famiglia si trasferì e io persi l'unica amica che mi somigliava, rimanendo di nuovo sola.
Queste sono le immagini principali del mio primo tempo: solitudine e malinconia. Credi possibile che non abbiano influenzato anche la sceneggiatura del mio secondo tempo?
All'inizio sì, l'hanno fatta da padrone e hanno governato la mia vita, rendendomi insicura e tanto riservata da sembrare perfino spocchiosa. Mi fa ridere questa immagine di una me stessa tanto superiore da non rivolgere la parola agli altri. Era solo timore il mio, però mi ha fatto guadagnare un'aura di persona difficile da trattare, forse persino un po' fredda.
Ma io non sono mai stata così, mai!
E ho scoperto la vera me stessa, con l’inizio del mio secondo tempo. La me stessa che mi piace, quella che voglio ritrovare quando mi guardo allo specchio.
Lo sai, ti dico sempre che io ho avuto tutto dalla vita. Ed è vero. Ho avuto veramente tutto, compreso la dolcezza di esserne consapevole. Dico 'ho avuto' al passato, non perché pensi che ora la mia vita sia finita, al contrario. La mia vita finirà solo se io lo vorrò.
Mi aspetto sempre qualcosa e so che lo avrò, finché avrò occhi per saperlo vedere.
Guardo le mie rose e, chinandomi per aspirarne un tardivo profumo, mi cullo all'idea di lasciare di me qualcosa di intatto.
M.


Rigirò la lettera fra le dita, sfregò i polpastrelli sulla superficie vellutata della carta e ne constatò la qualità, l'annusò perfino, pareva un falsario intento a valutare il risultato del suo ingegnoso lavoro, ma in realtà S., con quei gesti, cercava solamente di riafferrare il filo dei ricordi. Possibile che delle parole, seppur belle, avessero influenzato tanto la sua vita? Possibile che il ragazzino di allora ne avesse compreso il significato? L'aveva letta e riletta tante volte e ormai ne conosceva ogni singolo vocabolo, ogni virgola, persino ogni pausa.
Le mani ora erano ferme. Fece fare ai suoi pensieri un balzo temporale a ritroso di circa trent'anni. Tornò ai suoi undici anni.
Per motivi di lavoro, suo padre era costretto continuamente a spostarsi e naturalmente si portava appresso l'intera famiglia. Per S. allacciare nuovi rapporti d'amicizia diventava sempre più difficile, era sempre più complicato affermare la propria personalità e riuscire a far parte di un gruppo.
La cosa lentamente finì per minare la sua sicurezza. Cominciò così ad avere reali difficoltà di comunicazione e a isolarsi sempre di più.
L'unica persona che mostrava di capirlo era M. ma c'era il problema della distanza dato che abitavano in città diverse. Fu allora che cominciò il loro rapporto epistolare, incoraggiato da lei, nonostante la giovane età del ragazzo. S. ancora non ne era consapevole ma già allora sentiva di identificarsi completamente con quella donna.
Ora, dopo aver riletto per l'ennesima volta la lettera, si domandava quanto fosse riuscito, lui, a trovare se stesso e quanto la sua immagine riflessa nello specchio gli piacesse. Pensò agli anni trascorsi, alle tante gioie, alle ferite inferte e a quelle ricevute, ai rimpianti e ai sogni realizzati, agli amori traditi e a quelli sofferti. A soli quarant'anni si trovava a stilare un primo bilancio della propria vita e comprese che se le note positive erano superiori a quelle negative, il merito era da attribuire a quella lettera ricevuta tanti anni prima. L'energia positiva che usciva da quelle parole risultò da subito contagiosa e al brutto anatroccolo spuntarono presto ali da cigno. Era stato come ricevere la spinta iniziale per potersi finalmente librare in volo.
E ora, trent'anni dopo, un'altra lettera.
Si girò nuovamente verso la scrivania di ciliegio e allungò la mano libera verso il foglio di carta bianca che sbucava dalla busta.
Aveva ricevuto l'inaspettata missiva proprio quella mattina.
Ripose la lettera di M. nella scatola di cartone e provò a rileggere quella che suo nonno materno gli aveva spedito due giorni prima.
Quella lettera scottava fra le dita.
Non riusciva a mantenersi concentrato: mentre leggeva, due immagini, due volti di donna si sovrapponevano, sfocandosi.
Il filo del pensiero s'interruppe. Ricominciò da capo.

17 luglio 2008

Caro nipote,
ti scrivo con il cuore ancora buio. La morte di M. mi ha tolto ogni desiderio e ogni iniziativa, ma questa lettera sento di doverla scrivere per te e per la percezione che tu hai di lei, della mia amata compagna di vita.
E’ stata proprio M. a pregarmi di scriverti per spiegarti alcune cose.
So delle vostre lettere e di quanto ciò che lei ti scriveva sia stato importante per te, per il bambino undicenne di allora. Ma ciò che non sai è quanto quel bambino abbia influito su lei e sulle sue insicurezze.
Tua mamma la detestava e la incolpava della fine del mio matrimonio con la nonna. Tu eri molto piccolo e non puoi ricordare tutto, ma ti assicuro che il matrimonio tra la nonna e me era già finito prima che io conoscessi M.
E’ vero che quando l’ho conosciuta avrei chiuso con il mondo intero se fosse stato necessario, ma tua nonna non mi amava da tempo e M. non ha rubato nulla a nessuno, te lo assicuro. Tua mamma ha sempre pensato il contrario e ha chiuso ogni rapporto con noi, e con me, suo padre!, e ha impedito anche a te, il mio adorato nipote, di frequentarci, fino a quando sei diventato maggiorenne e ti sei riavvicinato a noi, anche se lei non l’ha mai saputo.
M. ti ha voluto molto bene, lei ha sempre avuto questo modo di amare, totale e senza condizioni.
Perciò l’ho amata tanto: lei era intensa e vera in ogni suo gesto ed era una donna che sapeva cosa significa dignità e rispetto di se stessi. Soffriva molto di ciò che tua madre pensava di lei e per un periodo si è sentita davvero come lei la dipingeva: una donna pronta a calpestare chiunque per il suo piacere personale. Le lettere che vi siete scritti e il tuo affetto l’hanno aiutata a ritrovare l’equilibrio che tua madre le ha tolto. Di questo devi essere fiero. Devi essere consapevole di ciò che sei e di ciò che il tuo amore può fare per gli altri. Lei ha voluto che io ti scrivessi; me l’ha fatto promettere l’ultimo giorno quando il male che la stava uccidendo stava per dire l’ultima parola.
E sai cosa mi ha chiesto, dopo avermi fatto promettere che ti avrei scritto e ti avrei detto quanto ti ha amato e come devi essere fiero di guardarti allo specchio finché rimarrai te stesso?
Mi ha fatto alzare dal suo fianco per andare a prendere lo specchio, proprio quello che hai trovato nel pacco dove c’era questa lettera e, dopo averlo avvicinato fino ad appannarlo con quel suo respiro ormai tratteggiato, si è scrutata gli occhi, quei magnifici occhi scuri che mi facevano sentire un uomo meraviglioso e, dopo aver annuito e sorriso all’immagine di sé, mi ha consegnato l’oggetto che le serviva da cassa di risonanza e mi ha pregato di spedirtelo e di parlarti di lei, di ogni cosa di lei.
Ora lo specchio è tuo e, insieme al suo riflesso e al suo respiro, vorrei che tu avessi anche una mia idea, una mia convinzione: so che hai avuto un brutto periodo e la tua vita si è di nuovo sgretolata sotto le tue dita. Amori persi e case lasciate, vite da ricominciare e dolori da digerire hanno fatto di te un uomo con tante domande e a volte poche risposte.
Una certezza, però, voglio dartela io: non impedirti di vivere le emozioni per timore che un giorno possano cessare. Vivile tutte e quando trovi una donna che si possa guardare in questo specchio e che dopo sorrida alla sua immagine, prendila e non lasciarla più andare. Se sei fortunato, avrai una vita come la mia.

morena fanti e stefano mina




13 commenti:

Anonimo ha detto...

"lo facciamo?"
"facciamolo"

ma ci siamo detti proprio questo?...

Grazie Stefano. Scrivere con te, e sottolineo scrivere, è un vero piacere :)

Stefano Mina "un onesto pittore riminese" ha detto...

come si dice, il piacere è tutto mio
e... mi sa tanto che ci toccherà rifarlo:)))
ste

Anonimo ha detto...

e per me è stato un piacere leggervi,
quindi aspetto il prossimo!
Ti conoscevo come "pittore onesto"
ma devo dire che anche con la penna
dipingi benissimo :)
Un saluto, Vincenzo

Stefano Mina "un onesto pittore riminese" ha detto...

Vincenzo, aspettavo la tua visita...grazie per le belle parole.
Ascoltare le tue poesie è stato un vero piacere... sono rimasto letteralmente a bocca aperta.
Scusa se sono scappato di corsa ma mi aspettavano.
Per la fretta ho anche dimenticato di chiederti la mail, se vuoi puoi inviarmela scrivendo al mio indirizzo di posta che troverai nel sito immagini ( in alto a destra del blog) mi piacerebbe leggere altre tue cose... certo, se sei d'accordo
Ciao Vincenzo, un saluto a Novella
stefano

cristina bove ha detto...

bel tandem, complimenti1

Stefano Mina "un onesto pittore riminese" ha detto...

grazie cristina
stefano

Anonimo ha detto...

Heilà Stefano, complimenti per questa bella pagina che hai/avete affidato alle "ali veloci" del tuo blog!
Fabrizio

Stefano Mina "un onesto pittore riminese" ha detto...

grazie fabrizio... fabrizio chi?
stefano

Anonimo ha detto...

Ciao Stè, già ti (e Vi) avevamo fatto i complimenti quando ci hai letto personalmente il brano. L'ho letto di persona sul tuo blog ora e mi ha dato di nuovo belle emozioni! E bravo il nostro modesto pittore .... e non solo ... ormai!!!!! Un bacio* Lucy
P.S. Sono sicura che quello che state preparando sarà ugualmente emozionante. Buon lavoro a tutti e due!!!

Stefano Mina "un onesto pittore riminese" ha detto...

grazie anche da parte di morena.
Lucia,onesto pittore, non modesto!
stefano

Anonimo ha detto...

Fabrizio detto il Loffredo, che ti scrive dalle foreste della Baviera per complimentarsi con te, ormai affermato artista multimediale!

Anonimo ha detto...

Opssss !!!!! Mi è partita la "M" per sbaglio (...o no? :0) )
e comunque anche se la parola giusta fosse stata davvero "modesto", il significato da attribuirgli era che sei una persona che sta con i piedi per terra e alla mano che non si crede già "arrivata". Non come quei "Pomposoni gonfiati" che camminano a un metro da terra perchè scrivono una "pataccata" o dipingono una "str.....a" alla quale danno un significato filosofico e veramente ridicolo pur di dare un significato! .....Sono stata spiecata???
Beso* Lucy

Stefano Mina "un onesto pittore riminese" ha detto...

@ lucy
AHHH! mi pareva, no perché vedi, da quassù a volte ci si confonde...

@ fabrizio loffredo, cavolo che piacere! Qua, non vediamo l'ora di abbracciarti,
ciao stefano