martedì 3 novembre 2009

George

Lo so, ultimamente sembro dare ragione al caro amico Francesco che mi considera una specie di “vecchio saggio della montagna”(sul vecchio non ha tutti i torti) che vede solamente il buono nelle persone affrontando la vita con una sorta di ingenuità “ ma purtroppo non è così. In realtà cerco solo di difendermi da tutta l’indifferenza, dal nichilismo oramai dilagante, dal fanatismo sempre più presente nel nostro vivere quotidiano raccontando piccole ma umane storie, edificanti e commoventi nella loro semplicità convinto che siano proprio i piccoli gesti che compiamo ogni giorno ad essere davvero importanti così come il cercare di mettere in pratica tutti i nostri buoni propositi che sappiamo così facilmente esprimere a parole.
E poi in questo momento non ho proprio voglia di parlare di corruttori, di ricattatori, di fascisti, di puttanieri, di servi senza dignità alcuna, di finti giornali e presunti giornalisti, di sanguisughe, di sfruttamento di ogni genere, di ignoranza, di fanatismo, di intolleranza, di omofobia, di condizionamenti, della crisi che non c’è più, dei disoccupati di oggi e di quelli che verranno, dei ragazzi che se ne vanno perché il loro talento non è richiesto, dell’influenza ABC…, del lodo ABC.. Sono stanco di parlare di chi non sa più indignarsi, di chi non sceglie per “stare tranquillo”, di chi esterna qualunque “stronzata” convinto che tutti la pensino come lui, di chi si volta dall'altra parte, di chi comincia le sue frasi con “io non sono razzista, non ho niente contro i gay, contro i negri, contro i mussulmani…” di chi con un preciso lavoro di cesello ha lentamente svuotato di significato parole come costituzione, politica, giustizia, bene comune, pubblico, solidarietà, di chi mette la testa ovunque pur di non vedere, di non sentire, di chi utilizza retoricamente parole come patria, bandiera, chiesa per giustificare ogni nefandezza compiuta in nome delle stesse, delle parole che cambiano solamente per mascherare, dell’ipocrisia… no , sinceramente mi sono rotto le palle di tutto questo, in questo momento voglio solo raccontare piccole storie come quello che ora scriverò, piccole ma non per questo di poco valore, anzi!


Alcuni giorni fa ho incontrato George un ragazzo nigeriano di 28 anni. Lui rientrava da una mattinata di lavoro - come al solito poco fruttuosa - ma non per questo aveva perso il suo abituale buonumore e la voglia di scambiare parole. Abbiamo parlato un bel po', lui dei suoi problemi, io dei miei che naturalmente sono di natura ben diversa. E' da molto che ci conosciamo ma nonostante la reciproca simpatia mai ci eravamo addentrati in chiacchiere così confidenziali. Mi ha raccontato del suo viaggio terribile verso l'Italia, quasi 6 anni fa "l'africa è lontana -sai- un altro mondo", del deserto disseminato di morti percorso il più delle volte a fari spenti per non farsi “beccare”, del passaggio in Libia " quel paese è molto particolare" (spesso utilizza questa espressione per evidenziare in modo gentile l'aspetto negativo di una situazione o di una persona) "sono dei veri fanatici, non puoi neanche guardare negli occhi una donna", della tremenda paura durante l'attraversata in mare, dei 500 euro spesi rispetto ai 10.000 che occorrono per avere tutti i permessi per un viaggio regolare… Niente di nuovo, certo, più o meno siamo tutti a conoscenza di queste cose ma vi assicuro che sentirle raccontare da chi le ha vissute sulla propria pelle mette davvero i brividi. Mentre lo ascoltavo non potevo fare a meno di pensare a quel giovane ragazzo poco più grande di mio figlio, alla sua sofferenza così spesso mascherata dietro a quel sorriso aperto con cui ti accoglie.
“che idea ti sei fatto degli Italiani?” gli ho chiesto a bruciapelo e lui con assoluta tranquillità " alcuni bravi e altri meno, questo è il mondo”... poi ha continuato “Andrea per esempio è una bravissima persona, lui mi ha pagato il biglietto aereo di a/r (850 euro!!!) che mi permetterà di ritornare nel mio paese dopo più di 5 anni” e poi, ma questa volta con nella sua voce un velo di tristezza da spezzare il più duro dei cuori “ Sai vorrei tornare nella mia terra perché lì non sarei più un emigrante, uno straniero, lì sarei a casa…”
Dopo qualche istante di silenzio, per consolarlo gli ho fatto notare che se nessuno lo avesse fatto sentire straniero, anche questa terra sarebbe stata la sua casa ma mentre tiravo fuori queste parole, chiamiamole pure ingenue, mi sono sentito pervadere da un leggero imbarazzo conscio della loro inadeguatezza, come se avessi detto una di quelle frasi “tanto per dire” che il buonsenso dovrebbe sempre impedire di formulare, ma il ragazzo africano con quel suo sorriso capace di sciogliere un ghiacciaio non ne ha approfittato e generosamente si è limitato a rispondermi: “E’ vero Stefano, hai proprio ragione” e si è fatto una risata.
La conversazione è proseguita ed ho risposto alle mille domande che quel curioso nigeriano infilava una dietro l’altra, sulla mia professione "sei stanco di fare questo lavoro o hai voglia di andare in pensione? sui miei figli “è già partito per Berlino tuo figlio, quanti anni ha il secondo?” sulla casa, sulla musica ... A proposito di musica, quando gli ho detto che ero particolarmente interessato a quella tradizionale africana senza esitare e con generoso trasporto mi ha subito promesso che al suo ritorno mi avrebbe portato un cd "anzi un dvd, così oltre ad ascoltare potrai anche vedere le nostre bellissime danze” …
Forse se ne dimenticherà ma non importa, quello che invece conta davvero è che questo giovane ragazzo dopo tanti anni potrà finalmente riabbracciare la sua terra, la sua famiglia " vedrai, faranno fatica a riconoscerti – gli ho detto- “chissà come sei cambiato da quando sei partito?!"
“e già, quando me ne sono andato ero un ragazzino, senza questa barbetta qua e poi mi sono irrobustito parecchio, nonostante i pochi soldi per il cibo, insomma ce l'ho fatta a crescere, a vivere, ad essere come sono, cazzo! Cazzo, l'ho aggiunto io (George non l'avrebbe mai detto) perché mentre mi diceva quelle parole ho sentito tutto l'orgoglio, tutta la forza di chi è stato all’inferno e ne è uscito indenne, di chi pur essendo consapevole che di difficoltà da superare ne ha ancora tante, sa di aver compiuto un' impresa titanica, quella del voler vivere… ad ogni costo
Ho sorriso ed ho abbassato gli occhi

p.s. finché ci saranno in giro persone come Andrea io mi sentirò tranquillo


stefano

1 commento:

andrea ha detto...

E' quello che ci rende umani, il condividere pensieri, emozioni, racconti con il rispetto che abbiamo per chi davanti ai nostri occhi è stato così sofferente.E' la vita vissuta di cui noi ci "nutriamo" ogni giorno (se non altro per il nosro lavoro.Forse si può fare poco siamo impotenti ma abbassiamo gli occhi e continuiamo il cammino