martedì 19 marzo 2013

d'altra parte chi si accontenta gode

Ieri sera ho rivisto il bellissimo film di Ken Loach, My name is Joe. Questa volta, dato che era un DVD l'abbiamo potuto guardare in lingua originale, con i sottotitoli naturalmente, e dopo pochi minuti, al di là dei dialoghi come sempre ben scritti, la cosa che mi è saltata  subito agli occhi è stata la grande capacità recitativa di tutti gli attori anche di quelli di contorno, l'amalgama che contribuiva alla riuscita della pellicola e di conseguenza non ho potuto non fare un parallelo con  il nostro cinema attuale  che pare affetto di pressappochismo. Purtroppo, e non capisco perché visto che nessun critico ne parla, gran parte dei nostri cineasti anche quelli migliori si accontentano della recitazione degli interpreti principali (a volte discutibile pure la loro)  senza preoccuparsi  troppo dei figuranti  e facendo spesso  a meno dei cosiddetti caratteristi, per non parlare poi della fotografia e delle musiche, come se per fare un buon film fosse sufficiente una storia e un protagonista di richiamo, meglio se catodicamente  noto, dimenticando che per la buona riuscita di ogni lavoro sono spesso le sfumature, i particolari a fare la differenza.  Che paese è il nostro dove chi canta stona senza avere almeno una voce indimenticabile, alla Bob Dylan per intendersi  e chi recita ha la stessa fluidità del latte scaduto, quello grumoso sempre per intenderci?

p.s immagino che la questione dei soldi non sia del tutto irrilevante ma credo che ci sia anche dell'altro ( pochissime e care scuole di cinema ad.es.)  perché in Italia di soldi non ce ne sono mai stati tanti ma difficile negare che il cinema di un tempo fosse mediamente superiore riguardo alla qualità a quello attuale. Prendete i primi film di Avati, di Olmi e confrontateli con i più recenti... capirete cosa intendo






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