sabato 2 agosto 2008

giochino letterario in un giorno di mezza estate

Dato che fa un caldo boia, dato che i giochini ci piacciono, dato che siamo fatti così, dato che sembra ( ho detto sembra) non abbiamo una cavolo da fare, dato che mi piace moltissimo rubare idee ad altri,dato che questo è il mio blog perciò ci faccio quello che mi pare, dato che non so che altro dire ho pensato di proporre ai miei pochi ma cari amici, in questa torrida mezza estate, di scrivere un raccontino di 250 parole ( non chiedetemi perché) che abbia come tema il cocomero, simbolo dell'estate che si presta a numerose interpretazioni...anche erotiche!
Spero abbiate voglia di partecipare, come sempre non si vince un tubo, al limite qualche criticazza e sicuramente la mia stima... Buon divertimento.

p.s. pubblicate il vostro racconto nei commenti... li raggrupperò man mano che arrivano nel post successivo: i racconti del cocomero . grazie

stefano

12 commenti:

Anonimo ha detto...

l'idea è buona e come sai non mi tiro mai indietro di fronte a una sfida.
vediamo se trovo l'aggancio giusto.
fino a quando si può intervenire con il cocomero?

Stefano Mina "un onesto pittore riminese" ha detto...

tutto il tempo che vuoi, ma attenta, il cocomero troppo maturo fa schifo.

Anonimo ha detto...

uuuh
ora ci penso.
magari mi viene qualcosa.
:-)

Stefano Mina "un onesto pittore riminese" ha detto...

voi pensate, che io intanto vado a fare un giretto in treno dalle parti di bologna :-(

Anonimo ha detto...

l'anonimo ero io
enrico gregori

Stefano Mina "un onesto pittore riminese" ha detto...

Bene! Ciao all'anonimo enrico
stefano

Stefano Mina "un onesto pittore riminese" ha detto...

gea e enrico mi hanno inviato due doc. Word...li ho già inseriti nel post "racconti del cocomero"
ciao

Anonimo ha detto...

caro stefano, io non so se sto facendo la cosa giusta a lasciarti il raccontino qui, ma oramai l'ho scritto, quindi facci un po' quello che vuoi...

bell'idea, comunque.

ACCHIAPPINO

Non mi avrebbero mai preso.
Sentivo i loro movimenti.
Affrettati.
Sentivo il loro respiro.
Affannato.
Ma io sapevo di essere più veloce
Più agile.
Un rapido scarto sulla sinistra,
un repentino cambio di direzione
e ho sentito i loro passi allontanarsi nel buio.
Li avevo fregati.
Avevo vinto.
Poi, quel maledetto ramo mi ha sgambettato il piede destro.
Ho perso l’equilibrio.
Forse avrei potuto riprendermi.
Ma con il sinistro ho incocciato un sasso affiorante
E sono volato.
Verso il terreno, a faccia in giù.
C’è stato l’urto
Contro qualcosa di duro,
che la mia faccia ha infranto come un vetro.
C’è stata la sensazione
Di qualcosa di umido, viscido e appiccicoso sul mio viso.
C’è stato il nero.
Devo essere svenuto.
Non l’avessi fatto, sarei ancora vivo.
Come si fa a morire annegati in mezzo ad un campo?
E, per ironia della sorte,
a me il cocomero non è mai piaciuto.

Stefano Mina "un onesto pittore riminese" ha detto...

@southwest
hai fatto benissimo, l'ho già inserito il tuo racconto con il fiato sul collo...certo che sfiga!
ciao e grazie
ste

Anonimo ha detto...

Posso partecipare? Forse sono qualcosa di più di 250 parole, ma non poi di molto.

Cocomeri

Non c’è più cocomero, disse piano, per farsi sentire il meno possibile, manco fosse un vergognoso segreto di stato.
Non c’è più cocomero? Ripetè l’altra, che invece aveva captato tutto con le sue orecchie che neanche fossero stati due radar (e dei radar avevano infatti l’aspetto).
Oddìo, ora non è che i cocomeri siano un bene essenziale, senza i quali non si possa sopravvivere, ma l’estate…. che estate sarebbe senza una buona fetta di cocomero fresco anzi due e perché non anche tre?
E’ che non l’ho comprato, perché in frigo non sarebbe mai entrato, rispose il primo di fronte all’espressione malevola e arcigna della compagna, lo sai anche tu quanto sono ingombranti.
Dimmi piuttosto che non ti andava di caricarti di quel peso, invece di inventare storie come sempre. Sei il solito incapace. Lo spazio poi si trova, basta disporre meglio le cose che ci sono.
O quelle che ci saranno, pensò lui, senza dirlo, perché già pregustava quell’ammasso di carne, tutta attaccata all’osso, che di lì a breve avrebbe dovuto riempire il vecchio, ma ancora ronzante Kelvinator a quattro stelle (congelatore rapido incorporato).
Prese la mannaia e cominciò il suo lavoro.
Dopo avere smembrato il corpo della moglie come uno spezzatino mise direttamente in pentola le orecchie a forma di radar e iniziò a insacchettare il resto nelle apposite bustine di domopack prima di riporlo nei vari piani e scomparti del frigorifero.
Dopo il pasto, breve ma gustoso, un buon caffè; certo che ci sarebbe stata bene anche una fetta di cocomero a quel punto, e scese in strada, in cerca di chiosco, aperto fino a notte fonda come tutti i cocomerari che si rispettino. La ricerca fu lunga e vana. Al ritorno stava già quasi albeggiando e in casa, ad aspettarlo, c’era già la polizia.
Nella notte era tornata inaspettatamente la figlia, che viveva da tempo a Perugia, dove frequentava l’Università. Non trovando nessuno in casa aveva aperto lo sportello del frigo, in cerca di una fetta di cocomero. Tanto per ingannare l’attesa.

Carloesse (Carlo Sirotti-Speranza)

Anonimo ha detto...

Sono nuova, ma ci sono anch'io!

LA REGINA DELL'ESTATE

Sì, sono grassa, grassissima.
E allora?
Piaccio comunque. Molto.
Soprattutto d'estate. L'estate è la mia stagione. Sono la regina dell'estate.
Tutti mi vogliono, anche tu adesso mi vuoi. Lo vedo da come guardi le mie curve voluttuose. Sarà per l'afa che ti sta dando alla testa, sarà per il mio profumo inebriante, sarà per via di questo abitino verde a righe chiare: così apparentemente innocente fuori, così lasciva dentro.... Hai la bocca secca, lo so, bruci per me, non vedi l'ora di arrivare alle mie carni morbide, rosee e polpose.
Ma non è ancora il momento: prima, mi ci vuole un lungo bagno freddo. Spegnerò la tua arsura, stai tranquillo. Non deludo mai, io. Ah, dimenticavo: do il meglio con la vodka. Gelata. Ma, se preferisci, anche il Porto esalta le mie qualità.
Come mi chiamo? Beh, mi chiamano in molti modi diversi, da Nord a Sud, lungo tutto lo stivale... ma a me non importa granché: mi amano tutti, da Sud a Nord. Cento nomi, centomila amanti. Ma ti assicuro che se lo dimenticano immediatamente, il mio nome, non appena affondano la bocca dentro di me, non appena immergono la faccia nel mio umido turgore.
Quale tra miei nomi preferisco io? Quello lungo, ovviamente, con tutte quelle “o” che mi assomigliano tanto, quelle “o” di desiderio finalmente soddisfatto dopo che hanno avuto a che fare con me. È un nome un po' grezzo per una ragazza, dici? Sciocco, basta pronunciarlo alla francese.
Oui, je suis Cocò Merò.

- Lanoisette -

Anonimo ha detto...

Touchè Lanoisette,
finale di gran classe.
Didò