
Mio nonno nell'inverno del 1947 si fece fare da una nota sartoria dell'epoca "Repubblica Italiana, abiti costituiti su misura", un cappotto di ottima fattura. Anni di lavoro, di sacrifici e di risparmi lentamente accumulati per un capo di abbigliamento che - così lo avevano rassicurato- sarebbe durato in eterno. Era certo che le parole dei vecchi maestri di cucito fossero un po' esagerate ma era anche convinto che l'affare ne era valso la pena. Quel cappotto avrebbe riscaldato e protetto il suo corpo e quelli delle generazioni future. La lana era di una qualità superiore ed il taglio classico non avrebbe temuto i cambiamenti legati a mode sempre più volubili.
E così è stato per 62 anni.
Oggi l'ho riportato dalla lavanderia pronto a riporlo nell'armadio, come ogni inizio primavera. Prima però lo ricopro attentamente con un involucro di nylon per proteggerlo dalla polvere e dalle tarme.
"ricordati di trattarlo bene, questo non è un semplice cappotto, va rispettato, protetto dalle calamità naturali e dagli uomini, come fosse la sindone... non hai idea di quanto sudore e quanta sofferenza siano serviti per realizzare questo capo, ci saranno persone che per semplice invidia o per spregio ti derideranno per spingerti a disfartene, con la scusa della sua linea oramai superata cercheranno di convincerti a cambiare modello a passare a qualcosa di più leggero, di più pratico... ma tu non ascoltare tutte quelle sirene dal sorriso di iena perché dietro alle loro parole ci sono soltanto menzogne, sanno benissimo che fino a quando tu porterai quel cappotto tu sarai al sicuro, al riparo e non solamente dalle intemperie..."
Ricordo ancora le parole che mio padre proferì quando me lo donò come se stesse per affidarmi la cosa più preziosa al mondo; certamente uguali a quelle pronunciate prima di lui da mio nonno e sicuramente le stesse che domani dirò a mio figlio proseguendo quel rito oramai consueto, atto più a tramandare memoria che un capo di abbigliamento.
Prima di riporre al sicuro quel vecchio ma ancora caldo cappotto lo appendo alla maniglia della finestra per osservarlo nella sua interezza. Sembra ancora intatto, quasi nuovo, la lana non è infeltrita e non dimostra assolutamente i suoi quasi 70 anni... certo potrei cambiare i bottoni, sistemare l'orlo leggermente scucito e magari sostituire la fodera interna, quello sì, ma per il resto mi sembra vada ancora bene, senza dubbio riuscirà a svolgere il suo compito con assoluta efficacia per molti anni ancora.
Mi affaccio alla finestra e vedo degli operai che stanno montando un'insegna a quel nuovo negozio che stanno per aprire proprio di fronte alla mia casa.
Dicono sia una nuova sartoria... strano di questi tempi - penso - gestita da certe persone del nord italia, Tura mi pare si chiamino.
Ecco ora la scritta è in bella mostra, caratteri cubitali rossi su sfondo nero:
leggo: DITTA TURA abiti e cappotti alla moda.